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Il rogo del Drago Vaia non cancella la voglia di rinascita

Leggerezza? Dolo? Saperlo ormai cambia poco. Quello che conta è l’immortalità di un monumento simbolo, che ha fatto conoscere e amare a moltissime persone l’altopiano di Lavarone

Un cumulo di cenere. Neppure Vaia era riuscito a tanto, ma l’uomo ogni tanto si dimostra capace di superare, in peggio, la natura. Non importa ora sapere a chi apparteneva la mano incendiaria (gli investigatori al momento escludono eventi naturali) e neppure sapere se sia trattato di un gesto volontario o accidentale. Lo straordinario Drago di Vaia costruito nel 2021 da Marco Martalar con gli scarti del legno il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta del 2018 non esiste più. Incenerito. Cancellato per sempre. Costruito a Magrè di Lavarone, in Trentino, era alto 6 metri e lungo 7 e per realizzarlo erano state usate 3.000 viti e 2.000 scarti di arbusti. Ma al di là dei numeri da record, poco significativi in questo caso, il Drago simboleggiava nella sua imponenza la voglia di rinascita di un territorio, raccontava dell’eterna capacità di   ripartire tipica delle genti di montagna. Eppure, anche da morto lo hanno preso in giro: “un drago sconfitto dalle fiamme che razza di drago è?”, è stato scritto irridendolo, oppure “era solo uno sfondo originale per collezionisti di selfie”. Altri, hanno fatto spallucce, sottolineato la precarietà insita in ogni opera di land art: “tanto prima o poi…”

No, noi non ci stiamo. Quel drago aveva una fortissima valenza simbolica per tutti coloro che avevano vissuto le drammatiche ore della tempesta del 2018 e, seppur in misura diversa, per tutti quelli che l’avevano ammirato anche solo in fotografi. E si era rivelato anche un importante, molto importante, catalizzatore di presenze turistiche. Certamente non tutti coloro che si sono scattati un selfie al suo fianco hanno saputo cogliere l’occasione per andare alla scoperta di un territorio tra i più sorprendenti del Trentino, ricco di vestigia storiche e tesori ambientali, di sentieri ed eccellenze gastronomiche. Ma a moltissimi quel drago ha aperto le porte di un territorio sconosciuto. E gliene sono grati.

Risorgerà dalle sue ceneri? È presto per dirlo. C’è chi ha già aperto una raccolta fondi in vista di una ricostruzione ma naturalmente non è ancora il momento per decisioni concrete in tal senso. Ci piace pensare, per il momento, che i milioni di immagini viste su Instagram l’abbiano già reso immortale. Alla faccia della scelleratezza o delle stupidità di qualcuno.

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