Alpinismo

Namastè! Il 2023, sul K2, è stato l’anno degli Sherpa e dei record

Ben 122 alpinisti sulla cima, una vittima, il pakistano Mohammad Hassan. Sul gigante del Pakistan, in condizioni pericolose, i team occidentali hanno rinunciato ma le agenzie nepalesi hanno proseguito. Mingma “David” Sherpa è salito per la sesta volta.

Sessantanove anni fa, in questi giorni, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni erano appena tornati al campo base dopo aver raggiunto per primi gli 8611 metri del K2. Davanti a loro erano il lungo trekking verso Skardu, l’accoglienza trionfale in Italia, le polemiche con Walter Bonatti sulla giornata che aveva preceduto la vetta, e che per l’alpinista lombardo e il portatore pakistano Amir Mahdi era finita con un terribile bivacco ad alta quota. Alle spalle dei due italiani che avevano raggiunto la cima, restava una montagna gigantesca e selvaggia.

Anche quest’anno, da qualche giorno, sul K2 è tornato il silenzio. Ad agosto saranno solo piccoli gruppi di trekker a spingersi dal villaggio di Askole fino all’anfiteatro naturale di Concordia e alla base della seconda vetta della Terra. A giugno e a luglio, però, la montagna è stata particolarmente affollata.

“Verificare i numeri degli alpinisti sul K2, e di quelli che hanno raggiunto la cima, è difficile perché non esiste una fonte centrale che comunica questi dati. Anche molti organizzatori di spedizioni non forniscono le loro cifre” si lamenta Alan Arnette, il blogger statunitense che è, da anni, la fonte di accreditata di informazioni sugli “ottomila”.

A rompere il muro del silenzio, qualche settimana fa, è stato Karrar Haidri, segretario dell’Alpine Club of Pakistan, che in un’intervista all’agenzia France Presse ha parlato di 57 spedizioni impegnate su 23 vette pakistane, e di 370 alpinisti autorizzati a tentare il K2. Da quel che si è riusciti a sapere, 112 di loro sono arrivati sugli 8611 metri della vetta. Un numero impensabile ai tempi di Compagnoni e Lacedelli, ma inferiore ai 200 registrati nel 2022.

A causa del tempo instabile, gran parte dei tentativi si sono svolti in una sola giornata, il 27 luglio, creando lunghi ingorghi nel Collo di Bottiglia, la rampa di ghiaccio che costituisce l’ultima difficoltà della normale che segue lo Sperone Abruzzi.

A causa delle nevicate dei giorni precedenti, quel giorno, l’itinerario di salita è stato battuto da valanghe, e questo ha convinto una parte delle comitive a rinunciare. Quel giorno, una pietra o un blocco di ghiaccio caduto dall’alto ha ucciso il portatore d’alta quota pakistano Mohammad Hassan. Ogni morte in montagna è una tragedia, ma sul K2 un’estate con una sola vittima è una buona notizia.

La giornata del 27 luglio, tra la Spalla e il Collo di Bottiglia del K2, ha visto comportamenti diversi da parte delle agenzie americane ed europee da un lato, e da quelle nepalesi dall’altro. “A causa delle condizioni, abbiamo responsabilmente deciso di rinunciare al tentativo alla cima. Le attuali condizioni sulla montagna non sono compatibili con i nostri standard di sicurezza” ha comunicato qualche ora dopo l’austriaco Lukas Furtenbach, titolare dell’omonima agenzia.

Ha preso la stessa decisione lo statunitense Garrett Madison, responsabile della Madison Mountaineering, che ha richiamato alla base guide e clienti. Ha fatto dietro-front il 27 luglio anche l’americana Lucy Westlake, 19 anni, che puntava a diventare la donna più giovane ad aver mai raggiunto la cima.

Mentre Furtenbach e Madison decidevano per il ritorno, i team delle agenzie nepalesi hanno proseguito, e hanno raggiunto la cima. “La differenza sta nei livelli di rischio considerati accettabili” spiega ancora una volta Alan Arnette.

“Come sul Manaslu nello scorso autunno, le agenzie nepalesi hanno accettato dei rischi più alti di quelli dei loro concorrenti americani, europei, neozelandesi e australiani, e alla fine hanno portato una parte dei clienti sulla cima. In futuro, questa differenza di atteggiamento verrà considerata dai potenziali clienti per scegliere a quale operatore affidarsi” prosegue il blogger americano.

Sullo Sperone Abruzzi e sulla piramide sommitale del K2, le agenzie nepalesi hanno usato il metodo ampiamente collaudato sull’Everest. Prima un team di 10 persone (gli Sherpa Pasang Nurbu, Mingtemba, Ngima Dorchi, Pasang Dukpa, Tenjen, Mingma Dorchi, Ngatshi e Pasang Nuru, e i pakistani Siddhi Ghising e Ahmed Hussain) ha attrezzato la via fino in vetta.

Poi è toccato ai clienti, che hanno iniziato a usare i respiratori intorno ai 6000 metri di quota, e sono stati scortati da un alto numero di Sherpa. Le cinque agenzie nepalesi (8K Expeditions, Seven Summits Treks, Imagine Nepal, Pioneer Adventure, Seven Summits Club e la Elite Expeditions di Nirmal Purja) hanno utilizzato 61 Sherpa per 39 clienti, con un rapporto di 1,6 a 1, lo stesso dell’Everest.

Di fronte all’organizzazione e al numero di guide qualificate arrivate dal Nepal, le agenzie pakistane si sono ritrovate straniere a casa loro. Ma gli alpinisti arrivati da Islamabad, da Skardu, da Hunza e dal resto del Pakistan hanno registrato dei risultati importanti. Sajid Ali Sadpara, che quest’anno ha salito anche il Broad Peak, è arrivato a 8 “ottomila”, tutti senza ossigeno. Samina Baig è diventata la prima donna pakistana sul K2, Naila Kiani ha fatto lo stesso sul Nanga Parbat.

A trionfare, però, sono stati gli alpinisti arrivati dal Nepal. Mingma “David” Sherpa, che nel 2021 aveva partecipato alla prima invernale, ha stabilito un record arrivando per la sesta volta sul K2. Nima Rinji Sherpa, 17 anni, è diventato il più giovane alpinista a salire il K2, in un’estate ha salito tutti e cinque gli “ottomila” del Pakistan, e se raggiungerà anche Cho Oyu e Shishapangma sarà il più giovane a raggiungere tutti e 14 gli “ottomila”.

Lhakpa Sherpa, che vive con le sue figlie negli USA, ha raggiunto il K2 dopo aver salito per 10 volte l’Everest (un record femminile). Straordinario anche Tenjen Lama Sherpa, che ha raggiunto in tre mesi tutti gli “ottomila” guidando la norvegese Kristin Harila. Nonostante le molte critiche alla climbfluencer scandinava (la definizione è di Alessandro Filippini), si tratta di un exploit importante.

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