Itinerari

Inaugurato il Grande Sentiero Walser, 220 km tra natura e cultura

Ai piedi del Monte Rosa alla scoperta dell’architettura tradizionale dei Walser e della bellezza delle valli alpine oggi divise tra Piemonte e Valle d’Aosta

Chi frequenta le valli ai piedi del Monte Rosa conosce le solide case di legno che compaiono oltre i 1000 metri di quota a Gressoney-la-Trinité e in Val Vogna, a Carcoforo, a Rima e in Val d’Ayas. Sono le abitazioni e i fienili dei Walser (da Walliser, “provenienti dal Vallese”), i montanari di lingua tedesca che nel Medioevo hanno attraversato le Alpi, e si sono insediati su entrambi i lati dello spartiacque.

Nei secoli altre minoranze, in montagna o in altri ambienti dell’Europa, si sono fuse con il resto della popolazione. I Walser, anche se perfettamente inseriti nella società e nell’economia delle valli, hanno conservato la loro identità e la loro lingua, che cambia da una valle all’altra, ma anche tra territori più vicini.

Se a La Trinité e a Saint-Jean, i due centri più alti della Val di Gressoney, si parla il Titsch simile ai dialetti del Vallese, a Issime, più in basso, ci si esprime in Töitschu, ancora più arcaico dell’altro. Il motivo è la relativa vicinanza del Colle del Teodulo, tra Valtournenche e Zermatt, che i Walser dell’alta Val di Gressoney traversavano nel loro lavoro di mercanti, mantenendo i rapporti con l’odierna Svizzera. A Issime, borgo di contadini in contatto con la bassa Valle d’Aosta e il Biellese, tutto questo non esisteva.

Alla scoperta del “Walserweg”

Qualche giorno fa, tra giugno e luglio, un gruppo di giornalisti, di blogger e di semplici camminatori provenienti da tutte le parti d’Italia ha scoperto la cultura e l’architettura tradizionale dei Walser, e la bellezza delle valli alpine oggi divise tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, sorvegliate dal Monte Rosa e da altre vette imponenti come il Pizzo d’Andolla, il Blinnenhorn, il Monte Tagliaferro e il Corno Bianco.    

Scopo di queste giornate in cammino era conoscere una parte dei 220 chilometri del Sentiero Walser, o Walserweg. Un itinerario promosso da 25 gruppi e associazioni locali, che è nato con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando In luce. Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori.

Collaborano all’iniziativa l’Unione dei Comuni Montani della Valsesia, il Consorzio Valsesia Monterosa, il Politecnico di Torino e l’associazione Sportway AP. La comunicazione è affidata ad Alex Chichi e all’agenzia We Magic. Ad accompagnare il gruppo è stato Riccardo Carnovalini, un mito per gli escursionisti italiani, che ha alle spalle decine di straordinarie traversate a piedi nella Penisola e in Europa.

Il progetto del Walserweg Italia, il tratto italiano del Sentiero dei Walser, punta a collegarsi con l’omonimo itinerario svizzero che attraversa il confine al Passo di San Giacomo, in Val Formazza, e al Colle del Teodulo ai piedi del Cervino”, spiega Alex Chichi.

Finora sono state individuate e segnate due tappe in Ossola, da Riale verso Salecchio superiore e Croveo, in Val Devero. Altre sette possono essere seguite già oggi ai piedi del Monte Rosa, tra Forno, Campello Monti, Rimella, Carcoforo, Rima, Alagna e Gressoney. Tra i due ultimi centri, sui 2480 metri del Colle di Valdobbia, si tocca l’Ospizio Sottile, inaugurato nel 1823. La variante che scavalca il Passo del Turlo collega Alagna con Macugnaga, da cui un altro storico sentiero raggiunge la Saastal svizzera attraverso il Passo di Monte Moro.

I Walser si spostavano a piedi, camminare lungo i loro sentieri è emozionante. Il Sentiero richiede un buon allenamento, i colli sono alti e faticosi, ma permette di incontrare tanta bellezza e tanto silenzio. È un vero viaggio, che merita di essere percorso”, spiega Riccardo Carnovalini, entusiasta.

Nelle Alpi piemontesi, tra l’Ossola e il Monte Rosa, il Sentiero Walser incontra la GTA, la Grande Traversata delle Alpi. Più avanti si incontrano altri itinerari classici come il Giro del Monte Rosa e l’Alta Via numero Uno della Valle d’Aosta, oggi parte del circuito del Tor des Géants, utilizzato anche per correre un celebre e durissimo trail.

Quasi tutte le 15 tappe e semitappe finora individuate e segnate hanno dislivelli in salita intorno ai 1000 metri, e le tre più dure (Rima-Carfocoro, Macugnaga-Alagna e Riva Valdobbia-Gressoney-St.-Jean) superano i 1500. Il progetto del Sentiero Walser, però, include anche itinerari più comodi, alla portata di un pubblico più vasto, come quello, bellissimo che collega i nuclei Walser della Val Vogna, da Ca’ di Janzo a Selveglio, a Rabernardo e alle Piane, per poi tornare toccando le case di Sant’Antonio.

Le comunità walser italiane hanno lavorato insieme per mettere a punto il percorso e per mappare gli oltre 200 punti di interesse (case, cappelle, mulattiere selciate…) lungo i sentieri, dando vita a un vero e proprio archivio culturale disponibile anche online”, spiega Roberta Locca, presidente dell’Associazione Presmell e responsabile dell’Ecomuseo di Rabernardo in Val Vogna.

Il mondo dei Walser si reggeva grazie al lavoro e alla resilienza delle donne”, aggiunge Giovanna Prennushi, economista milanese che si è trasferita a Gressoney per lavorare come accompagnatrice di media montagna. “In autunno, all’arrivo della neve, gli uomini partivano per lavorare in pianura. Tornavano nelle valli in primavera, quando ridiventava possibile coltivare campi e orti, falciare il fieno e accompagnare il bestiame sui pascoli. Per sei mesi la casa, i bambini, la produzione del cibo erano affidate alle donne”.      

I partecipanti all’inaugurazione lo hanno scoperto a Gressoney-St.-Jean, l’ultimo giorno, dove sono stati accolti dai responsabili del Centro Studi e Cultura Walser, che ha pubblicato negli anni un canzoniere, due vocabolari che permettono di passare dall’italiano al Titsch gressonaro e al Töitschu di Issime, e perfino una grammatica Titsch che consente di tenere corsi e lezioni.   

Luciana Favre, una delle animatrici del centro, ha letto ai presenti una sua poesia, prima in Titsch e poi nella traduzione italiana. “Tue sénge din sproach / tue sénge, geng, din sproach / tue chorò òn rauò din sproach”. “Canta la tua lingua /canta, sempre, la tua lingua / assaggia e grida la tua lingua”.

E poi, ancora. “Din sproach / ésch dis bluet / òn din oate / òn dis gfiel / béscht bòret en dir sproach / òn medera en de stoub tuescht goa!” “La tua lingua / è il tuo sangue / e i tuo respiro / e il tuo sentimento / Sei nato nella tua lingua / e con la stessa diventerai polvere!”   

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