Alpinismo

“Simply Beautiful”: Márek Holeček e la nuova via al Sura Peak

I due alpinisti cechi, Márek Holeček e Matěj Bernát, conquistano la vetta del Sura Peak attraverso una bella e inviolata parete nella parte Nord Ovest

Márek Holeček ha recentemente raggiunto la vetta del Sura Peak (6764 m), in Himalaya Centrale, insieme a Matěj Bernát. I due alpinisti cechi sono arrivati in vetta aprendo una via di misto che hanno chiamato “Simply Beautiful” (e gradato M6) in stile alpino, sulla parete NW. Holeček ha pubblicato sul suo sito un lungo resoconto della salita: dall’idea di salire questa montagna, alla ricerca del compagno, all’ascesa vera e propria.

Una nuova avventura: il Sura Peak

La storia del Sura Peak inizia con la spedizione di Márek Holeček al Baruntse nel 2021. Dopo molte peripezie, lui e i suoi compagni erano riusciti a raggiungere la cima, aprendo la via “Heavenly Trap” e realizzando un sogno. “Si pensa che gli occhi possano guardare solo una bellezza e focalizzarsi su un solo obiettivo alla volta: non è così, perché gli occhi sono infaticabili. Per i due anni successivi alla spedizione al Baruntse, l’immagine di una piramide senza nome che si ergeva sopra un ghiacciaio mi ritornava alla mente di tanto in tanto, quando chiudevo gli occhi”, racconta Holeček.

A quel punto l’alpinista inizia a immaginare la linea di salita a questa nuova montagna che scopre chiamarsi Sura Peak, a porsi domande, a darsi (alcune) risposte: poi decide che proverà a scalarla. Manca solo un compagno, che il ceco non riesce a trovare tra i suoi abituali partner. “Se non trovi pesci abbastanza grandi nello stagno, devi andare a cercare in acque più profonde quelli più giovani”. Ed è così che dopo qualche telefonata, il giovane Matěj Bernát è a bordo dell’impresa. “Ok, partiamo a Maggio, definiremo i dettagli nel frattempo”, dice Holeček prima di attaccare.

I due cechi arrivano alla spiaggia sabbiosa che circonda il lago ai piedi della montagna dopo due settimane di acclimatamento in giro per l’Himalaya Centrale. “Appena il portatore ha scaricato il bagaglio l’ho rimandato indietro al villaggio: eravamo soli tra le montagne, ad aspettare lo sparo che dà inizio alla corsa”.

Holeček e Bernát trovano la montagna spoglia di neve, sebbene le temperature siano molto basse. “Riconciliarsi con quello che non puoi controllare è la base. E poi fare di quello che hai un miracolo, possibilmente. Con l’aiuto delle stelle, l’immaginazione, la tecnica e la forza di volontà possono farcela, non c’è bisogno di nient’altro”. I due aspettano il bel tempo, che arriva venerdì 19 maggio: allora preparano gli zaini con tutto il necessario per cinque giorni, e partono con la parete NW ben stampata in mente.

Sura Peak: una salita impegnativa

Il primo bivacco trascorre comodo e sicuro, ma l’ansia di chi non sa cosa lo attende disturba il sonno di Márek Holeček. Arriva la mattina, e i due iniziano la salita: all’inizio non si assicurano, guadagnano quota rapidamente e a mezzogiorno raggiungono la parte più ripida della parete ghiacciata. La velocità di avanzamento diminuisce e gli alpinisti iniziano a sentire il collo dolorante per il continuo guardare in alto, finché non trovano una grotta, a più di 6000 m di quota, e decidono di bivaccare.

Il secondo giorno il meteo non collabora: dopo aver scalato poche lunghezze di corda Holeček e Bernát si rendono conto che devono trovare un posto dove passare la notte. La parete non offre nemmeno una nicchia, così i due trascorrono la notte appesi in parete, come due marionette legate in mezzo a un’inospitale montagna.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Marek Holecek (@marekholecek)

Il giorno dopo non c’è spazio per la paura: i due cechi si alternano al comando della cordata, superano un’impegnativa sezione di roccia e a fine giornata riescono a trovare un luogo in cui riposarsi e bollire dell’acqua per scaldarsi e recuperare le forze.

Il giorno seguente è quello in cui si arriva in cima, per le ciliegine e la gloria: “Facile a dirsi, più difficile a farsi. Ogni volta che le nostre dita toccavano il ghiaccio blu come vetro, mandavano un segnale di dolore al sistema nervoso”. In un paio d’ore i due scalano gli ultimi 140 m, poi non resta più niente da salire. “Nessun applauso, nessuna ovazione, forziamo le nostre facce in dei sorrisi che esprimono la gioia per non dover più salire. Qualche foto, un ultimo sguardo per registrare queste immagini nella mia memoria. Allontano le lacrime dagli occhi, dovute probabilmente alla consapevolezza che il mio treno sta per arrivare a destinazione e che presto sarò messo da parte”.

Bernàt prende il comando per la discesa, che viene compiuta per una via più facile, le ore passano e la valle si fa sempre più vicina. Poco prima delle 11 di sera Holeček e Bernát arrivano a Seto Pokhari, dove i portatori e l’amico Pavel li aspettano per dare conforto ai corpi esausti.

Simply Beautiful è una via di puro alpinismo. Una bella e inviolata parete, senza un campo base elegante con schiere di personale. Pochi pasti di backup, una tenda, uno zaino con il materiale, una corda che è come un cordone ombelicale. Niente di superfluo. Poi la battaglia per ogni passo sulla parete, fino in cima, e poi di nuovo a valle, nella vita. Le mie ultime parole le rivolgo a Matěj: grazie”.

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Márek Holeček è, senza dubbio, un dei più forti e significativi alpinisti degli ultimi tempi sia per capacità realizzativa che per scelta di obiettivi. Complimenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close