News

Record di morti, congelamenti e immondizia. La stagione 2023 dell’Everest è finita

Si conclude la stagione delle spedizioni sull'Everest con dati da record, in positivo e in negativo. Sono arrivate in vetta 617 persone, tra cui diversi alpinisti con disabilità.

 

È uscito il podcast di Montagna.tv “Il mistero dell’Everest”, ascoltalo ora!


La stagione delle spedizioni all’Everest è finita
. L’ultima spedizione ha lasciato le morene del ghiacciaio del Khumbu, corde fisse e scalette sono state in buona parte rimosse dall’Icefall, la seraccata, e dalla parete del Lhotse. Anche l’andirivieni dei trekker è finito insieme alle prime nevicate del monsone. Per qualche mese la morena e il ghiacciaio resteranno tranquilli, in attesa della nuova ondata di camminatori che arriverà a fine settembre.

Dopo il monsone arriveranno nuove spedizioni alpinistiche, che però si concentreranno sul meraviglioso Ama Dablam e sui “trekking peak” come l’Island Peak (o Imja Tse) e il Lobuche Peak. Dell’Everest, salvo qualche tentativo invernale, si tornerà a parlare nel 2024, quando riaprirà agli stranieri la via di salita dal Tibet.   

Le cifre della stagione che si è appena conclusa sono impressionanti, da record. Come abbiamo già scritto, il governo del Nepal ha rilasciato 478 permessi per l’Everest ad alpinisti stranieri, che diventano 698 considerando anche quelli per il Lhotse (157) e per il Nuptse (63). Sono arrivati in vetta 617 uomini e donne, il numero degli Sherpa ha superato quello dei clienti delle spedizioni commerciali.

Dal versante tibetano sono arrivati in cima 16 alpinisti, che hanno verificato il funzionamento della centralina meteo installata l’anno scorso. Il totale delle ascensioni riuscite dovrebbe essere arrivato a 11.649, un dato da verificare con le statistiche ufficiali del governo di Kathmandu. Ma per conoscere il numero degli alpinisti e delle alpiniste che sono arrivati a quota 8848 almeno una volta bisognerebbe togliere dall’elenco le salite multiple di recordman come Kami Rita Sherpa (arrivato a 28 nel 2023) e la guida inglese Kenton Cool (17).

Il numero dei morti accertati e dei dispersi è salito a 17, e questo rende il 2023 uno degli anni più luttuosi di sempre. Il blogger statunitense Alan Arnette, però, ricorda che le vittime sono “solo” il 2,76% degli aspiranti alla cima, un rischio accettabile per chi vuole tentare a sua volta. Nonostante l’afflusso non si sono verificati ingorghi come quelli fotografati nel 2019 da Nirmal Purja, e che hanno causato varie vittime tra chi ha esaurito l’ossigeno.       

Tra i pochissimi alpinisti che hanno tentato l’Everest senza respiratori, sono arrivati in cima il colombiano Mateo Isaza e il pakistano Sajidali Sadpara. L’ungherese Szilard Suhajda, che saliva in solitaria e senza bombole, è stato trovato morto ai piedi dello Hillary Step. Il catalano Kilian Jornet ha tentato la Cresta ovest da solo, e ha raccontato di aver rinunciato dopo che una valanga lo ha trascinato per 50 metri. “Nell’alpinismo il “come” è più importante del “cosa”, e da questo punto di vista la spedizione è stata perfetta”, ha scritto su Facebook.

Nelle statistiche di quest’anno spicca il numero record (oltre 200) di voli di elicottero fino al campo II e oltre. La maggioranza sono serviti a soccorrere alpinisti colpiti da congelamenti, l’unico motivo autorizzato dal governo del Nepal. Secondo la guida neozelandese Guy Cotter, dell’agenzia Adventure Consultantsuna parte dei voli è servita per trasportare attrezzatura, o per far scendere alpinisti che non volevano ripercorrere l’Icefall”. È anche possibile che qualcuno sia salito al campo II in elicottero, evitando crepacci e seracchi.

A occupare i titoli sono stati le continue notizie di morti, soccorsi in atto e ricerche di alpinisti dispersi. Qualcuno ha accusato il numero di permessi, la poca esperienza dei clienti o le agenzie low-cost. Secondo il governo di Kathmandu, invece, la colpa è stata del cambiamento climatico”, spiega ancora Alan Arnette.

Secondo Nabin Trital, dell’agenzia Expedition Himalaya, la colpa dei molti congelamenti è “delle nevicate di marzo, che hanno creato condizioni simili a quelle invernali”. Concorda con lui Guy Cotter, che parla “della stagione più fredda che io e il mio staff abbiamo mai affrontato. Per la prima volta in trent’anni due nostri Sherpa hanno sofferto di congelamenti, fortunatamente lievi”.

Anche il meteorologo Chris Tomer, che ha fornito previsioni a numerose spedizioni, ha parlato di “temperature dell’aria sulla vetta molto basse, inferiori a -28° durante la maggioranza delle ascensioni”. In più, secondo l’esperto, “alcune finestre di bel tempo non erano tali, e alcuni alpinisti sono arrivati in vetta in giornate pericolose”.

Lukas Furtenbach, dell’austriaca Furtenbach Adventures, ha parlato della sua giornata della vetta con -30° e un vento di quasi 40 chilometri all’ora, ma senza congelamenti perché “calze e guanti riscaldati sono una dotazione standard per i nostri clienti”.

Il numero dei congelamenti ha creato problemi negli ospedali di Kathmandu. Yen Madrigal, un alpinista della Florida, ha raccontato che Dendi Sherpa, che lo ha accompagnato sull’Everest “non può essere curato a Kathmandu perché la medicina necessaria è finita sia in Nepal sia in India”. Madrigal scrive di averla trovata nel Regno Unito e di stare tentando di farla arrivare a Kathmandu “perché altrimenti le dita delle mani di Dendi, che ha una moglie e tre figlie, non potranno essere salvate”.

Molte, e importanti, le ascensioni da parte di alpinisti con disabilità. Sono arrivati in cima non vedenti come il messicano Rafa Jaime e l’americana Lonnie Bedwell. Hanno salito l’Everest e il Lhotse Scott Lehmann e Shayna Unger, sordi dalla nascita. L’ex-Gurkha Hari Budha Magar è diventato il primo amputato sopra il ginocchio a entrambe le gambe a salire a 8848 metri.

Per aumentare la sicurezza, alcuni operatori USA propongono di basare una squadra di soccorso al campo II, come sull’Aconcagua o sul Denali, e magari anche dei ranger al Colle Sud per vigilare contro i furti che quest’anno sono stati segnalati più volte.

Il neozelandese Guy Cotter afferma di “non capire perché molte persone non vedono l’Everest come il punto culminante di una carriera alpinistica, ma come un’avventura da fare anche senza esperienza”. Forse, conclude Arnette, “il provvedimento più importante è di imporre a chi vuol tentare l’Everest di aver già salito un altro 8000. In Cina lo fanno, e funziona”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Tenzi Sherpa (@tenzi_sherpa1999)

Accanto al problema della sicurezza, c’è una questione ambientale sempre più evidente, acuito dall’altissimo numero di aspiranti alla vetta. A fine maggio Tenzi Sherpa (@tenzi_sherpa1999), 24 anni, ha diffuso su Instagram un video che mostra il Colle Sud, 7900 metri, ingombro di cumuli di spazzatura.

C’erano tende abbandonate, bombole di ossigeno, posate e tanto altro. Alcune spedizioni lo fanno apposta, tagliando o cancellando il loro logo dal materiale abbandonato. Credo che il governo debba creare regole più severe, e che chi sporca in questo modo debba essere bandito a vita da tutte le montagne del Nepal” ha dichiarato Tenzi al settimanale americano Newsweek.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close