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Un selfie con Ötzi o con lo Yeti nella Giornata Internazionale dei Musei

Il 18 maggio, giornata mondiale dei musei, può essere celebrata anche ad alta quota

Per molti di noi la parola “museo” fa pensare al Louvre, ai Musei Vaticani, agli Uffizi. Luoghi serissimi, templi della cultura e dell’arte, dove fare la fila davanti a meraviglie come la Venere di Botticelli o la Gioconda di Leonardo da Vinci, o a reperti archeologici che raccontano degli Egizi e degli Etruschi, dei popoli della Grecia antica o dei Maya.
In realtà, negli ultimi decenni, i musei si sono diversificati e moltiplicati. In Italia, in Europa e nel resto del mondo esistono musei naturalistici e altri dedicati al cibo e al vino, musei dedicati alle guerre e altri che raccontano il lavoro dell’uomo attraverso la transumanza, la tessitura o la fatica nelle miniere. Decine di borghi propongono musei della vita contadina, centinaia di Parchi o riserve naturali hanno i loro centri visita e i loro musei.

L’edizione 2023 della Giornata Internazionale dei Musei, International Museum Day in inglese, si celebra ufficialmente il 18 maggio. Quasi ovunque, però, la data è spostata a domenica 21 maggio, un giorno più facile per molti visitatori.
Sul sito della sezione italiana dell’ICOM, l’International Council of Museums, si legge che “i musei contribuiscono in modo determinante al benessere e allo sviluppo sostenibile delle nostre comunità”, attraverso “programmi educativi, mostre, sensibilizzazione della comunità e ricerca”. Dal 2020, la Giornata “sostiene una serie di obiettivi collegati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite”.

Chiarite le motivazioni, è utile chiedersi cosa sono i musei di montagna. Rientrano senza dubbio nella categoria le raccolte dedicate all’alpinismo e alla sua storia, come il Museo Nazionale della Montagna di Torino, del CAI, e strutture analoghe come il Museo Alpino Duca degli Abruzzi di Courmayeur, il Musée Alpin de Chamonix e lo Slovenski Planinski Muzej, il Museo dell’Alpinismo Sloveno di Mojstrana, ai piedi delle Alpi Giulie.
Ai piedi del Cervino, nel visitatissimo Matterhorn Museum di Zermatt, rinnovato da poco, tra quadri, foto di alpinisti e di guide, spicca la corda che si è spezzata il 14 luglio 1865 sulla “Gran Becca”, consentendo a Edward Whymper e alle due guide Taugwalder di non morire come i loro quattro compagni di ascensione.

Reinhold Messner, da anni, ha rinnovato il modo di raccontare la montagna attraverso la rete dei Messner Mountain Museum, presenti a Castel Firmiano (Bolzano), Brunico, Solda e Monte Rite. Il castello di Juval, che è anche la casa dell’alpinista altoatesino, si visita solo quando il proprietario è altrove. Accanto al MMM di Plan de Corones è sorto il magnifico Museo Lumen, dedicato alla fotografia di montagna.
È probabilmente una forzatura inserire tra i musei di montagna delle raccolte d’arte che si trovano ai piedi delle cime, dal MART di Rovereto fino a due meraviglie svizzere come il Musée Gianadda di Martigny e il Museo Segantini di Sankt Moritz. Arte, storia e natura delle Alpi, soprattutto orientali, si scoprono nel nuovo e ricchissimo MUSE, il Museo della Scienza di Trento.

Nell’infinito elenco dei musei dedicati all’arte e alla storia locale, consiglio il Museo Civico di Bormio con la sua imponente carrozza in grado di traversare il Passo dello Stelvio anche con la neve. Storia, arte ed esposizioni legate all’alpinismo si affiancano nel Forte di Bard, all’imbocco della Valle d’Aosta.
A Bolzano, il Museo Archeologico dell’Alto Adige deve la sua fama alla presenza di Ötzi, la mummia di 5.000 anni fa ritrovata sulla creste del Similaun. Molto più interessanti, però, sono gli spazi dedicati agli oggetti trovati addosso al corpo, e quindi alla straordinaria abilità degli umani di quei tempi nell’usare erbe, rami e corteccia.
Tra lo Stelvio e il Carso, su entrambi i versanti delle Alpi, decine di piccoli e grandi musei raccontano le battaglie e il dolore della Grande Guerra. Suggerisco di non perdere il Museo della Guerra Bianca di Temù, ai piedi dell’Adamello, il Museo del Forte Tre Sassi e la Mostra-museo della Gran Vera di Moena. Gli ultimi due, com’è giusto, mettono insieme foto, armi e oggetti di vita quotidiana dei militari italiani e austroungarici.
Sull’Appennino, fino a oggi, i musei di montagna sono pochi. Ad Abbadia San Salvatore, in Toscana, il Parco museo minerario racconta il lavoro dei minatori del Monte Amiata. Il Museo del lupo, di Civitella Alfedena, nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, racconta la vita del predatore e l’impegno per la sua conservazione. Un messaggio importante anche oggi, quando si alzano voci che vorrebbero riprendere a cacciare lupi e orsi.

Tra i tanti musei di montagna fuori dall’Italia e dall’Europa, merita certamente una visita l’International Mountaineering Museum di Pokhara, in Nepal, facile da raggiungere per chi rientra da un trek intorno all’Annapurna o nel Mustang. Ci sono cimeli, foto di paesaggi e di alpinisti, cumuli di bombole di ossigeno riportate a valle dal Colle Sud dell’Everest. Offrono delle immagini kitsch, un modellino del Machapuchhare (dal giardino si vede l’originale) e una ricostruzione dello Yeti. Gli studenti in visita si fermano, lo osservano, poi si girano per scattare un selfie.

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