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Il ghiacciaio della Marmolada torna a dare spettacolo

Un video diventato virale, girato all'interno di una caverna del ghiacciaio, riporta alla luce i resti della Città del Ghiaccio, scavata nel1916

Di solito, ormai da molti anni, se ne parla solo per raccontare il suo ritiro. Una storia triste, legata al cambiamento climatico, che il 3 luglio del 2022 è diventata improvvisamente una tragedia. Quel giorno, come tutti ricordiamo, una gigantesca valanga di acqua e ghiaccio caduta dai pendii della Punta Rocca ha travolto e ucciso undici alpinisti sulla via normale della Punta Penìa, la più alta del massiccio e di tutte le Dolomiti.
Il ghiacciaio della Marmolada, però, è ancora un luogo di bellezza e magia. Lo dimostrano i classici itinerari di scialpinismo che in questi giorni vengono spesso percorsi dagli appassionati, e che Giorgio Daidola, professore e appassionato di telemark, ha descritto due anni fa nella sua guida Marmolada Bianca.

Lo dimostra questo emozionante video girato da Lorenzo Battisti, guida alpina di Vigo di Fassa, che è entrato in una caverna lunga una trentina di metri e larga dieci, con il soffitto intorno ai tre metri d’altezza, che si è formata a causa dello scorrimento dell’acqua tra la roccia ed il ghiaccio.
Siamo nella parte centrale del ghiacciaio, dove da molti anni emergono delle imponenti creste rocciose. In questa zona, molti anni fa, è venuto più volte a curiosare Tone Valeruz, sciatore dell’estremo e anche lui guida della Val di Fassa. Nelle sue esplorazioni, compiute in tutte le stagioni, le caverne erano molto più anguste di oggi. Anche il loro ampliamento è un segno del cambiamento del clima.

 

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Centosette anni fa, nel 1916, il ghiacciaio della Marmolada vede nascere un’opera di guerra diversa da tutte le altre delle Alpi. Per opporsi agli italiani attestati intorno al Monte Serauta, gli austroungarici, su progetto dell’Oberleutnant e alpinista Leo Handl, scavano la Città del Ghiaccio, Eisstadt in tedesco.
Un labirinto realizzato con pale meccaniche ed esplosivi, che arriva 40 metri più in basso della superficie, e dove 12 chilometri di tunnel collegano rifugi, depositi, locali utilizzati come luogo di riposo e come mensa, e naturalmente le postazioni di prima linea. La temperatura all’interno scende solo di pochi gradi sotto allo zero. La domenica, in una cappella incastonata nel ghiaccio, il cappellano Martin Melnik celebra la Messa per soldati e ufficiali.

La Eisstadt viene abbandonata già alla fine del 1917, quando gli italiani, sconfitti a Caporetto, devono lasciare le Dolomiti. Poi, in pochi mesi, i movimenti del ghiacciaio distruggono gli scavi che Handl e i suoi uomini hanno realizzato con mesi di fatica.
Negli anni che seguono il ghiacciaio si abbassa, fino al minimo storico di oggi. Ogni tanto però, in superficie o nei crepacci, tornano alla luce travi, pezzi di metallo, oggetti necessari alla vita quotidiana dei Landschützen e dei Kaiserjäger.
Lorenzo Battisti, nella sua esplorazione di pochi giorni fa, a un certo punto si trova davanti a “un trave di legno che spunta dal ghiaccio”. “Molto probabilmente – ricorda – si tratta dei resti di un baraccamento della Città di Ghiaccio austroungarica”. Sulla Marmolada, e in molte altre parti delle Dolomiti, la presenza della storia rende ancora più affascinante la natura.

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Un commento

  1. Secondo me dare diffusione a video di questo tipo è diseducativo per il rischio di emulazione. E’ risaputo che le volte di ghiaccio possono crollare improvvisamente e, se non monitorate come quelle della Mer de glace, non c’è alcuna garanzia di uscirne incolumi una volta entrati.

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