AlpinismoAlta quota

Felix Berg sul Manaslu, il racconto di un coraggioso summit push da solo nel whiteout

Prima di raggiungere Adam Bielecki e Mariusz Hatala sull'Annapurna, Felix Berg si è reso protagonista di uno spaventoso tentativo di vetta sul Manaslu, da solo e immerso nel whiteout

Nei giorni in cui sull‘Annapurna (8091 m) si registravano le prime vette di stagione, accompagnate da una serie di incidenti e salvataggi miracolosi, su un altro 8000 del Nepal, il Manaslu (8163 m), un alpinista tedesco viveva un’avventura estrema in solitaria. Si tratta di Felix Berg, che in questa primavera dovremmo vedere operativo sulla parete nord-ovest dell’Annapurna insieme ai polacchi Adam Bielecki e Mariusz Hatala nel tentativo di aprire una nuova via di salita alla vetta. Mentre i compagni di avventura hanno optato lo scorso mese per una acclimatazione dall’altra parte del mondo, in Cile, Felix è volato direttamente in Himalaya in compagnia del connazionale Matthias Koenig, con l’intento iniziale di puntare alla salita dell’Himlung Himal (7126 m). Ma in corso d’opera, a causa della tanta neve caduta sul 7000, e sperando di trovare condizioni migliori altrove, i due hanno optato per un “upgrade”, raggiungendo a fine marzo il campo base dell’ottava montagna più alta del Pianeta.

Nei primi giorni trascorsi sul Manaslu si sono divertiti sugli sci, salendo fino a 5850 metri. Poi è tornata a cadere abbondante la neve, per due settimane. “Stimiamo che siano caduti 300 cm di neve”, riportava in un aggiornamento lo scorso 10 aprile Berg, raccontando di essere riusciti nel corso di due rotazioni a raggiungere il campo 1 posizionato a 5800 metri e “toccare l’icefall” a 5900 metri, il tutto avanzando nella neve profonda. Un avvio stressante, dopo il quale Matthias ha deciso di abbandonare la nave, evidenziando in un post di annuncio del suo ritiro che sulla scelta, oltre ai 3 metri di neve che hanno reso tutto più complesso, abbia pesato il fatto di non sentirsi “forte come speravo”. Felix ha deciso di tentare nuovamente l’ascesa alla vetta, stavolta da solo.

Un attacco alla vetta solo e nel whiteout

La scelta di Berg di restare e tentare nuovamente la sorte non si è rivelata sbagliata. Nell’arco di 3 giorni è riuscito a portarsi dal campo base a oltre 6000 metri, il limite riscontrato nel corso delle rotazioni con Matthias, arrivando a un C2 basso posizionato a 6100 metri, “al di sopra dei principali ostacoli dell’icefall del Manaslu”. Da qui, insieme a 2 alpinisti giapponesi e ai loro 3 Sherpa di supporto, ha raggiunto il plateau al di sopra dell’icefall e infine il punto di partenza del suo summit push: il campo 2 a 6300 metri. L’attacco alla vetta, in solitudine, è iniziato il 18 aprile attorno all’una di notte.

Le condizioni meteo che si è trovato ad affrontare sono risultate decisamente poco clementi. Da mezzanotte, come racconta sui social, il vento ha iniziato ad accumulare le nubi in prossimità della vetta, la visibilità è scesa quasi a zero. La nuvolosità è incrementata nel corso delle ore, ma Felix ha proseguito con tenacia. “Considerato lo sforzo che avevo fatto e ormai così vicino all’obiettivo, ho cercato di salire il più rapidamente possibile”. Il vento ha iniziato a soffiare sempre più forte. Stringendo i denti Berg ha affrontato un “pendio a 45° al di sotto di una cresta” raggiungendo “un grande masso tra whiteout e vento forte”. Nell’incertezza di aver raggiunto o meno la vera cima del Manaslu, ha definito tale emergenza rocciosa come la “sua” vetta. Come dichiarato successivamente a Explorers Web, l’insicurezza deriverebbe in particolare dal fatto che la cima vera del Manaslu venga generalmente descritta da chi abbia realizzato l’ascesa in autunno come innevata, “mentre io mi trovavo su una cresta in parte rocciosa che portava a una vetta prevalentemente rocciosa. Mi chiedo se la vetta del Manaslu possa avere un aspetto diverso in primavera e in autunno”.

Ad ogni modo, Felix non era alla ricerca di alcun record, dunque poco importa che abbia raggiunto o meno quota 8163 metri. Si è trattato di una sfida personale, affrontata senza fare uso di ossigeno supplementare, prima di puntare a quella che dovrebbe essere la vera avventura della stagione: la salita della parete nord-ovest dell’Annapurna con Adam e Mariusz. Progetto che scopriremo nei prossimi giorni se andrà in porto.

Una rapida discesa per la sopravvivenza

Dopo l’arrivo in vetta (forse), Felix ha iniziato immediatamente a scendere. “Ho recuperato il mio deposito (avevo lasciato dietro di me una borsa) e mi sono reso conto che ovunque il meteo stesse peggiorando, che non si trattasse di una semplice tempesta sulla cima”. La discesa si è dunque trasformata in una corsa per la sopravvivenza, “nel whiteout, affondando in 20-30 cm di neve, al buio, con la traccia cancellata dal vento”.

Arrivato in prossimità di un crepaccio, “dove ho pensato di restare bloccato”, è riuscito fortunatamente a trovare una lieve traccia visibile, che lo ha condotto al C2. Cruciale nella delicata fase della discesa si è rivelato il supporto di Matthias, rimasto al campo base per mantenere un contatto radio con l’amico nel corso della sua ascesa in solitaria. Il pensiero conclusivo dell’avventura? “Sono felice di non essere più sul Manaslu”.

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