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“Andá p’allá”, Sean Villanueva e Pete Whittaker realizzano una prima libera sull’Aguja Guillaumet

In questa estate patagonica caratterizzata da brevi finestre meteo da sfruttare in una corsa contro il tempo, Sean Villanueva e Pete Whittaker hanno dato dimostrazione di essere una perfetta squadra, portandosi a casa due salite in libera nell’arco di due “ventanas”. Dopo aver messo a segno la prima libera di Yacaré sull’Aguja Rafael Juarez, hanno puntato al ritorno del bel tempo all’Aguja Guillaumet, sempre nel massiccio del Fitz Roy. La storia sembra un po’ la stessa: una via aperta da pochissimo, in attesa di essere liberata. La via in questione si chiama Andá p’allá e si sviluppa per 500 metri sulla parete Ovest dell’Aguja.

L’apertura è stata realizzata in due tappe. Il 25 dicembre gli alpinisti Franco Toscani, Facundo Saubidet e Jeremias Castana sono riusciti a salire una prima sezione, poi il maltempo in arrivo li ha costretti alla resa. “Un pomeriggio magnifico arrampicando nell’ignoto”, sintetizza Toscani. La seconda puntata dell’avventura è andata in scena a metà gennaio, quando Jeremias Castana e Facundo Saubidet sono tornati sulla via in compagnia di Santiago Scavolini. Il trio è riuscito in tale occasione a completare tutto l’itinerario, salendolo in libera, fatta eccezione per due lunghezze su nove totali (come evidenzia Patagonia Vertical, 9 tiri indipendenti che si ricongiungono con una variante della via Padrijo, per un totale di 400 metri) superate in artificiale: il quarto e il quinto tiro, comprendente il passaggio chiave della via. “Ora tocca liberarla”, l’invito a completare l’opera lanciato da Saubidet sui social il 15 gennaio. Tempo circa un mese ed ecco che sono arrivati i due personaggi giusti per realizzare l’impresa, Sean e Pete, accompagnati da una fotografa perfetta per l’occasione, Julia Cassou, grazie alla quale possiamo rivivere passo dopo passo, scatto dopo scatto, la salita.

Dalle foto alla roccia

Come racconta Pete Whittaker sui social, l’idea di tentare la libera integrale è nata osservando le foto dei primi salitori, che “mostravano delle fessure spettacolari” (Saubidet nel racconto della prima ascesa l’ha descritta come “una fessura perfetta” da affrontare in alcuni tratti puntando sulle dita, in altri sulle mani, in altri ancora sui pugni, “nemmeno mezzo metro di larghezza”), e il passaggio chiave sul quinto tiro, che anche a detta di Saubidet & co. si sarebbe potuto tentare di salire in libera, con un grado stimato di difficoltà sull’8a.

La via non ha deluso le aspettative e i due sono riusciti nell’intento di liberare tutta la via. Sean ha salito a vista il quarto tiro, poi Pete è “andato a dare uno sguardo al tiro chiave”. “La parte inferiore all’inizio è risultata più complessa di quanto probabilmente non fosse – commenta -, perché era una fessura bagnata (circa E5) e mi sono ritrovato a dover tagliare il ghiaccio mentre salivo”. E si è poi trovato bloccato in un tratto particolarmente complesso, un “rilievo sottile” affrontato assumendo “una posizione scomodissima e con le dita in fiamme”. Nonostante tali premesse, al secondo tentativo, stupito di se stesso, è stato in grado di salire il tiro in red point. I due hanno poi proseguito nella salita in libera dei tiri successivi, ricongiungendosi alla via Padrijo, arrivando in cima che ancora c’era luce. A mezzanotte sono rientrati al campo base. In totale hanno coperto 500 metri con difficoltà massima stimata di grado 8a.

In riferimento al tiro 4 e 5, Pete conferma i gradi di difficoltà proposti dai primi salitori: un 7b per il quarto, un 8a per il quinto. “Un posto incredibile – conclude Whittaker – ma la Patagonia ancora mi spaventa, per cui restare focalizzati e arrampicare bene resta l’unica opzione”. Di seguito un video (per la cui condivisione ringraziamo Pete) che ci mostra il livello di affiatamento della divertente e grintosa coppia belga-britannica, che speriamo di rivedere in azione in una prossima stagione di avventure in Patagonia.

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