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Un convegno a Penne celebra l’Abruzzo “regione dei Parchi”

Due settimane fa la tragica fine dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso sulla statale che sale da Castel di Sangro a Roccaraso, ha commosso gli appassionati di natura di tutta Italia. Perfino il New York Times, qualche giorno dopo la tragedia, ha raccontato la storia del plantigrado “confidente” che si spostava tra il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e la Maiella. Lo shock per la morte dell’orso non ha cambiato una realtà consolidata. L’Abruzzo, da anni, è la “regione verde” d’Italia. Lo dimostra una rete di aree protette (Oasi, Riserve naturali, Parchi nazionali e regionali) che interessa il 36% del territorio, e che in futuro è destinata ad ampliarsi ulteriormente.

Lo dimostra la quantità e la qualità delle iniziative e dei progetti che le aree protette abruzzesi stanno mettendo in campo tra le forre della Maiella e le vette del Gran Sasso, tra le foreste di Pescasseroli e Opi e le scogliere e i trabocchi del litorale di Ortona e di Vasto.

Il lago artificiale di Penne, a due passi dalla omonima cittadina, ai piedi del versante orientale del Gran Sasso e in vista della Maiella, è tutelato dal 1987 una delle più belle e attive aree protette d’Abruzzo. La Riserva regionale di Penne, inserita dalla nascita nella rete delle Oasi del WWF, pubblica dal 1993 la rivista De rerum natura, dedicata alle aree protette abruzzesi.

Ai 66 numeri usciti fino a oggi (che possono essere letti online sul sito www.dererumnatura.info) hanno collaborato centinaia di autori. Il convegno che si è tenuto mercoledì 1° febbraio a Penne, oltre a celebrare i 30 anni della rivista, ha fatto il punto sulla tutela della natura nel cuore dell’Appennino.

Nella sala del Consiglio Comunale, sotto la regia di Fernando Di Fabrizio che dirige la Riserva dalla sua nascita, si sono confrontati funzionari della Regione Abruzzo, esponenti del WWF, di Legambiente e di altre associazioni ambientaliste, presidenti e direttori di una dozzina di Parchi e Riserve naturali abruzzesi.

A introdurre la giornata sono state le immagini del documentario “Fulco. Un viaggio alla scoperta della biodiversità”, che Fernando Di Fabrizio e i suoi collaboratori (splendide le immagini del filmmaker Alessandro Di Federico) hanno dedicato al WWF Italia e al suo fondatore e oggi presidente onorario Fulco Pratesi.

Le immagini di elefanti e balene, delle Galapagos e del Kenya e del Parco statunitense di Yellowstone si sono alternate con quelle dei boschi, dei camosci e dei lupi d’Abruzzo, mostrando che il patrimonio naturale dell’Appennino è importante per tutto il mondo. Pratesi, nel film, racconta la nascita del WWF Italia e dell’Oasi di Burano, in Maremma, nel 1966. “Sono arrivato a Penne poco dopo, Fernando Di Fabrizio era un ragazzo. Ma ha fatto la scelta giusta”.

“La storia dell’Oasi di Penne ha dimostrato che la tutela della natura è un’occasione di sviluppo” ha affermato il sindaco Gilberto Petrucci nella sua introduzione al dibattito, al quale hanno assistito studenti delle due scuole superiori locali (l’Istituto Tecnico Marconi e il Liceo Scientifico Luca da Penne) e dell’Istituto Tecnico Agrario di Alanno.

Intorno al lago artificiale di Penne, grazie alla cooperativa COGECSTRE e alla Riserva, sono nati sentieri-natura, aree faunistiche e un laboratorio di ceramica. Negli anni, migliaia di studenti hanno visitato la zona con le gite scolastiche, e ricercatori provenienti da tutta Italia hanno lavorato sulla lontra, sul lupo, e su specie rare di uccelli come la nitticora e la gru.

Un movimento che ha creato occupazione e reddito per le guardie, le guide ambientali e l’altro personale dell’Oasi, e che ha permesso la nascita nella zona di una rete di agriturismi e bed & breakfast. Negli anni Ottanta, insieme ad altre realtà abruzzesi e non, la Riserva di Penne ha dato un contributo importante alla battaglia per far nascere il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

“In Abruzzo la Riserva di Penne è stata un esempio per tutti, e ha indicato una linea” ha commentato nel suo intervento Lucio Zazzara, presidente del Parco nazionale della Maiella. “Per anni, nel nostro territorio, il Parco è stato identificato con i vincoli, e i problemi per le attività dei privati. Da qualche tempo l’atteggiamento è cambiato, e la tutela dell’ambiente è vista come un’occasione di sviluppo. Una volta i giovani se ne volevano andare, oggi vogliono restare e lavorare qui”.

Lo stesso concetto è stato approfondito da Luciano Di Martino, direttore del Parco nazionale della Maiella, da Igino Chiuchiarelli direttore del Parco regionale Sirente-Velino, e da Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che dopo la morte di Juan Carrito è stato intervistato più volte dai quotidiani e dai tg nazionali. Non hanno partecipato all’incontro, purtroppo, i responsabili del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che si affaccia su Penne con il Monte Camicia.

La natura dell’Appennino non è tutelata solamente dai Parchi. Lorenzo Berardinetti, sindaco di Sante Marie, ai piedi dei Monti Simbruini e sul confine con il Lazio, ha raccontato il boom turistico del suo Comune grazie alla Riserva delle Grotte di Luppa e al Cammino dei Briganti, un sentiero che traversa più volte il confine regionale, e che ha fatto nascere bed & breakfast e altre strutture ricettive.

Serena Ciabò, responsabile dell’Ufficio Parchi della Regione Abruzzo, ha raccontato il suo lavoro per attivare le aree protette della Rete Natura 2000, individuate insieme all’Unione Europea ma ancora non funzionanti sul terreno. Il suo collega Sabatino Belmaggio, dirigente del Servizio Foreste della Regione, ha portato una buona notizia ai presenti.

“Finalmente, e a breve, nascerà davvero il Parco nazionale della Costa Teatina, deciso da una legge del 2001 ma finora rimasto sulla carta” ha spiegato Belmaggio. La zona, bellissima, è quella che si estende da Ortona fino a Vasto e al confine con il Molise, resa inconfondibile dalle scogliere di arenaria, dai luoghi cari a Gabriele d’Annunzio, dei trabocchi e dalla pista ciclabile che ha preso il posto del vecchio tracciato ferroviario.

Tra gli interventi delle associazioni ambientaliste merita una citazione quello di Antonio Canu del WWF, secondo il quale “le oasi del Panda hanno fatto la storia dell’ambiente in Italia”. Per Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, “la natura dell’Abruzzo è un’eccellenza e un esempio, e chi se ne occupa da anni ha un grande merito di fronte a tutta Italia”.

Difficile fare un complimento migliore a Fernando Di Fabrizio, ai tanti professionisti della Riserva di Penne (fotografi, biologi, artigiani, guide ambientali, guardiaparco), a chi ha scritto, impaginato e diffuso i 66 numeri di De rerum natura. La salvaguardia degli orsi e dei lupi, delle foreste e delle rocce della “regione dei Parchi” passa anche per le colline che separano le pendici del Gran Sasso dall’Adriatico.

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