AlpinismoAlta quota

Jost Kobusch pronto a tentare una solitaria invernale del Denali

“Appena arrivato in Alaska, obiettivo è salire in inverno il Denali”. Jost Kobusch ha scelto la via delle stories Instagram per annunciare la sua nuova spedizione, già arrivato sul terreno di gioco, ad Anchorage, punto di accesso al Denali National Park, dove ha trascorso qualche giornata in compagnia prima di dedicarsi, in solitudine, come piace a lui, a un tentativo di salita della vetta più alta degli Stati Uniti d’America, nel cuore dell’inverno.

Il Denali dopo la Dengue

Il Denali rappresenta una destinazione cui già aveva puntato qualche anno fa, nell’inverno 2018/2019, idea abbandonata a causa delle chiusure di accesso al Parco imposte dagli USA.

La nuova partenza giunge a pochi mesi dalla sofferta rinuncia all’Everest su cui aveva puntato gli occhi per l’inverno 2022/2023. Agli inizi di novembre, dopo aver salito in fase di acclimatazione il Chulu West, l’alpinista tedesco ha contratto la febbre dengue che lo ha costretto al ricovero a Kathmandu e al successivo rientro anticipato a Chamonix, quella che è diventata “casa” per Jost e la inseparabile Jenni. E proprio dal Nepal, preparandosi a tornare in Francia, aveva raccontato di avere in proposito un’avventura invernale in Alaska. Avventura lontana dalle vette d’Himalaya che, come anticipato da Jost, “fa anche parte dell’allenamento dell’Everest perché le temperature dell’Alaska sono molto più brutali”.

Ed è per questo che, come dichiarato in una intervista al portale ExplorersWeb, si augura di trovare condizioni estreme. Dovrà affrontare il buio artico e temperature che già al campo base, a 2000 metri, possono scendere a -40°C. L’itinerario di salita prevede un avvio lungo la West Buttress, la via normale, fino a un campo a 4330 metri per poi procedere lungo il Messner Couloir, “Salirò in una sola spinta, ma sicuramente non sarà veloce.”

Per limitare i rischi ed essere anche pronto ad affrontare emergenze, Jost ha deciso di portare con sé, come annunciato nelle stories, scorte di cibo aggiuntive per 12 giorni – “è il tempo necessario perché mi venga a recuperare un aereo”, delle barre di alluminio per stabilizzare la tenda (senza escludere la necessità di scavare delle buche nella neve in cui posizionarla), considerato il jet stream che potrebbe interessare con vigore la montagna, batterie al litio, accendini, accendifuoco a base di alcol idonei a temperature estremamente rigide, nastro adesivo nero per segnalare i crepacci.

A livello di attrezzatura ed equipaggiamento, avrà con sé un paio di sci e uno slittino, che trascinerà fino al campo a 4300 metri prima di partire alla volta del Messner Couloir. Gli sci, sottolinea a ExplorersWeb, non serviranno per scendere dalla vetta ma come mezzo per spostarsi più agevolmente e ridurre il rischio di cadere nei crepacci.

Una vetta ad alto rischio di non ritorno

Ma quanto potrebbe risultare ardua l’impresa? A parlare chiaro sono le statistiche. La vetta è stata finora raggiunta in inverno da soli 17 alpinisti, di cui 6 non hanno fatto ritorno a casa. Finora le salite realizzate in solitaria nella stagione invernale risultano essere state due: quella del giapponese Naomi Uemura (1984), che toccò sì la vetta ma non fece ritorno; e quella di Lonnie Dupre (2015).

Ma in barba ai numeri, Jost si dice pronto alla sfida. Sufficientemente preparato a livello fisico, dichiara che l’ostacolo maggiore da superare sarà quello mentale. “Sarà tutta una questione di sofferenza – commenta a ExplorersWeb – . Ma è un dolore purificante, quindi non vedo l’ora di farlo.”

Per chi voglia seguirlo in diretta, sul sito ufficiale www.jostkobusch.de è già attivo il live tracking.

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