Ambiente

2022 anno da record per l’Italia, mai così caldo negli ultimi 200 anni

L’avvio del 2023, accompagnato da qualche precipitazione nevosa che rincuora e fa ben sperare nell’entrata in scena di un inverno ancora fermo ai blocchi di partenza, è il momento giusto per guardarsi indietro e, con il supporto dei dati scientifici, tirare le somme di quello che, a naso, si è dimostrato essere un anno particolarmente caldo. E la scienza conferma. Sulla base delle serie storiche di dati, avviate nel corso dell’Ottocento, è possibile affermare che il 2022 possa essere riconosciuto su scala globale uno tra gli anni più caldi, per l’Italia addirittura un anno da record.

Un anno caldo per tutto il mondo

I confronti delle anomalie termiche annuali vengono effettuati, su indicazione del WMO (World Meteorological Organization), utilizzando come periodo standard di riferimento il trentennio 1991-2020, ovvero andando a confrontare le temperature medie relative a un singolo anno, con la media generale dell’ultimo trentennio. Sulla base dei dati forniti dall’agenzia NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’anomalia di temperatura media globale registrata lo scorso anno, pari a circa 0,3°C rispetto al trentennio 1991-2020, porta il 2022 a posizionarsi tra gli anni più caldi degli ultimi decenni.

Al comando vi sono ancora 2016 e 2020. Per trovare un anno caratterizzato da un valore dell’anomalia non positivo (in quel caso praticamente nullo) rispetto al trentennio di riferimento, è necessario tornare indietro al 2008. In sostanza, dal 2009 ad oggi, risulta chiaro un trend caratterizzato da anomalie di temperature sempre al positivo, peraltro calcolate, come detto, rispetto alla media del periodo 1991-2020, cioè a un trentennio già di suo fortemente alterato dagli effetti delle emissioni antropiche. Questo ci dà una misura della grave accelerazione della crisi climatica, cioè di quanto sia abnorme il riproporsi, ormai senza soluzione di continuità, di anni più caldi anche rispetto al trentennio standard più recente, figurarsi rispetto al clima dei decenni precedenti, a maggior ragione poi rispetto all’epoca pre-industriale. Valutata in rapporto a quest’ultima, l’anomalia di temperatura del 2022 risulta essere pari a circa 1,2°C. Un valore tremendamente vicino al limite di 1,5°C di incremento della temperatura media globale annuale fissato dall’Accordo di Parigi.

Italia da record

A livello italiano, secondo i dati diffusi di recente dal CNR, il 2022 può essere riconosciuto come un anno di caldo record. L’anomalia di temperatura media rispetto al trentennio 1991-2020 risulta essere pari a 1,15°C (1,3°C secondo i dati della NOAA), valore che rappresenta un record in tutta la serie storica di dati iniziata nel 1800. Scendendo nel dettaglio regionale, i dati forniti dal CNR denotano una anomalia più marcata sulle aree del Nord che del Sud, con i valori massimi registrati in corrispondenza delle regioni nordoccidentali.

Su scala mensile, le anomalie di temperatura media rispetto al trentennio di riferimento sono risultate essere quasi tutte in positivo, fatta eccezione per marzo e aprile sotto la media e gennaio nella media. Il “più anomalo” in termini di discostamento positivo dalla media del trentennio risulta essere giugno.

Entrambi i database mostrano come il 2022 risulti essere il nono anno consecutivo di anomalie di temperatura media con segno positivo per l’Italia e il primo tra i 9 anni in cui si sia superato il grado di anomalia positiva. Ampliando lo sguardo oltre il secolo, l’anomalia della temperatura media annuale calcolata in rapporto all’epoca preindustriale risulta essere pari a circa 2,24°C. Un valore esorbitante.

L’Italia hot spot della crisi climatica

Come spiega il meteorologo Filippo Thiery, il record italiano “conferma come il Mediterraneo e l’Italia siano un hot spot della crisi climatica“. Il Mediterraneo, essendo un “bacino semichiuso, “punto di incontro di correnti atmosferiche e masse d’aria provenienti sia da latitudini polari che subtropicali” rappresenta infatti “un punto nevralgico della circolazione accoppiata tra atmosfera, terre emerse e oceano”.

E in questo hot spot di crisi climatica in cui viviamo, come evidenzia Thiery, il 2022 non ha soltanto rappresentato un anno estremamente caldo ma anche estremamente povero di precipitazioni. “In alcune zone del Paese il deficit pluviometrico è stato ancora più clamoroso di quello termico.”

Ma è poi così importante focalizzarci su questo 2022 da record? “L’elemento su cui focalizzarsi non è il singolo anno, ma il trend in cui si inserisce. Il fatto che gli 8 anni più caldi (a livello sia italiano che globale) in 200 anni di rilevazioni meteorologiche siano stati gli ultimi 8 anni, è dato ancor più rilevante del fatto che il 2022 sia stato al primo o terzo o quinto posto”.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close