Alpinismo

Nanga Parbat, ore d’angoscia per il venezuelano Delgado

immagine

NANGA PARBAT, Pakistan – Il capo della spedizione venezuelana impegnata sul Nanga Parbat, José Antonio Delgado, è intrappolato da sei giorni consecutivi nella tenda di campo 4, a 7.500 metri di quota. La tenda è stata completamente sommersa dalla neve fresca e l’alpinista è senza viveri nè acqua da oltre 72 ore. 

Stamattina è partita verso campo 4 una squadra di sei portatori d’alta quota che dovrebbe riuscire a soccorrere l’alpinista entro domani. I portatori sono arrivati al campo base del Nanga Parbat alle 16 di ieri (ora locale) a bordo di un elicottero della Pakistan Air Force.

 
Stando alle dichiarazioni di coloro che si trovano al base, Delgado aveva raggiunto la vetta del Nanga Parbat (8.125 metri, il suo quinto ottomila) il 12 luglio. Ma durante la discesa è stato colto da una tempesta e costretto a bivaccare a 7.800 metri.  La mattina successiva, gli alpinisti al campo base lo hanno visto, con il binocolo, scendere a campo 4. Ma l’imperversare del maltempo non gli ha permesso di proseguire il rientro.
 
La tendina del campo, messa a dura prova dai fortissimi venti d’alta quota e seppellita dalla neve fresca, ha retto solo fino a stamattina. Mentre Delgado cercava di uscire, si è spaccata. Se non arriveranno i soccorsi, l’alpinista sarà costretto a passare la notte avvolto nella tenda senza alcuna protezione sulla testa.
 
Dopo sei giorni di reclusione, tre di digiuno e un principio di congelamento ai piedi, Delgado non è in condizioni di poter scendere autonomamente. Tuttavia, secondo il suo compagno di cordata Edgar Guariguata le sue condizioni non sono disperate e con un minimo di reidratazione e poche cure di primo soccorso, potrebbe riprendere le forze per camminare con le sue gambe. 
 
Delgado doveva salire in vetta dalla via Kinshofer con Guariguata, che però ha rinunciato per problemi gastrointestinali e di acclimatamento. Così il capospedizione ha deciso di tentare la cima insieme i coreani di Yu Jin Kyung.
 
Da qui, la vicenda si fa misterosa. I coreani salgono in vetta l’8 luglio, insieme ai bulgari Doychin Boyanov e Nikolay Petkov. Quattro giorni prima del venezuelano. Poi arriva la chiamata disperata di Delgado durante la discesa, annunciando l’arrivo della tempesta. Quindi il bivacco e l’inizio dell’incubo a 7.500 metri.
 
Il governo venezuelano sta cercando di coordinare delle operazioni di salvataggio con Pakistan e Iran.  La tempesta dei giorni scorsi ha danneggiato e seppellito i campi alti su tutte le vette del Karakorum.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close