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Caro energia, è emergenza anche per alberghi e rifugi di montagna?

Negli scorsi giorni il comparto turistico italiano è stato al centro di un terremoto che ha creato scompiglio soprattutto tra i più previdenti che si stanno già attrezzando per organizzare le vacanze in previsione del prossimo inverno. Inizialmente alcune importanti catene alberghiere hanno decretato la chiusura delle proprie strutture a causa dell’aumento dei costi dell’energia e a stretto giro Confcommercio e Federalberghi del Friuli Venezia Giulia hanno annunciato che il 15% degli albergatori, soprattutto quelli di montagna, ha già smesso di prendere le prenotazioni per l’inizio del 2023. Il motivo dietro questa scelta è il medesimo: con bollette così care, le entrate rischiano di non coprire le spese di riscaldamento ed energia elettrica.

Se aggiungiamo le difficoltà che stanno affrontando le società di gestione dei comprensori sciistici, come ha dichiarato al nostro sito da Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, richiamo davvero di trascorrere il secondo inverno senza sci, dopo quello del 2020-2021?

Gianni Battaiola, presidente di Federalberghi Trentino getta acqua sul fuoco. “Dal nostro punto di vista è ancora prematuro fare previsioni di questo genere. Tra i nostri associati non abbiamo ancora ricevuto segnalazioni né annunci di eventuali chiusure. D’altronde gli imprenditori vivono di impresa; non possiamo permetterci di fermare le nostre attività perché verrebbe a mancare, in questo modo, la nostra ragion d’essere. Piuttosto, dobbiamo attivarci per trovare le risorse e fare pressioni per ottenere misure aggiuntive con cui tamponare questa ennesima emergenza”.

Un punto di vista diametralmente opposto rispetto ai colleghi friulani. “Non conosco le motivazioni – prosegue Battaiola – per esprimere un giudizio sulle loro scelte. Sicuramente siamo tutti in allarme perché le misure varate dallo scorso governo termineranno il 30 novembre, per cui non possiamo prevedere cosa accadrà dopo quella data. È un periodo di incertezza massima, ma la speranza è che il nuovo governo ci aiuti a trovare delle soluzioni concrete per salvare il nostro lavoro e la stagione invernale dei nostri ospiti“.

Sintetizzando la posizione degli albergatori trentini possiamo prendere in prestito un’espressione marinaresca: per superare la tempesta occorre tenere i nervi saldi e la barra dritta. “Chiaramente il rischio che la situazione sfugga di mano c’è, perché i rincari delle bollette sono sotto gli occhi di tutti e stanno colpendo indistintamente tutti. Confido però molto nella resilienza degli albergatori della nostra provincia, d’altronde abbiamo già saputo resistere alla pandemia. La forza dei nostri operatori è la conduzione famigliare di gran parte delle strutture che ci ha insegnato a rimboccarci le maniche per superare le avversità. Nel frattempo la nostra associazione di categoria si adopererà in tutti i modi per trovare tutte le soluzioni possibili per tutelarli”.

Sull’altro lato delle Alpi anche Guido Rocci, presidente dell’Associazione Gestori di Rifugi Alpini, Escursionistici e Posti Tappa del Piemonte si mantiene in una posizione di attesa riguardo i rincari delle bollette.“È un tema che abbiamo messo in agenda nella prossima riunione, ma al momento non rappresenta un allarme immediato. Intanto perché gran parte dei nostri rifugi è autosufficiente dal punto di vista energetico grazie a investimenti nel fotovoltaico, solare e idroelettrico che molti di noi hanno affrontato negli scorsi anni. Inoltre, il numero di strutture che resteranno aperte anche in inverno è molto ridotto. Anche noi abbiamo dimostrato notevole resilienza nel periodo pandemico e nuovamente durante la scorsa estate drammaticamente siccitosa per cui affronteremo anche questa. Piuttosto, stiamo ancora aspettando delle risposte in relazione alle norme anti-Covid perché nei dormitori sono ancora in vigore. Ma se l’emergenza pandemica è finita, perché dobbiamo ancora subire limitazioni alla nostra attività?”

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Un commento

  1. Continuo a non capire perché con circa il raddoppio del prezzo di gas e di elettricità, tanti parlino di costi anche sestuplicati, ma lasciando perdere questo, mi auguro sinceramente che “l’economia di montagna”, ora da noi quasi esclusivamente basata sul turismo, subisca una bella crisi e si ripensi sviluppandosi in migliaia di alternative possibili.
    Comunque Auguri !

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