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In prima serata su Focus TV la tragedia della diga del Gleno

Il 1 dicembre 1923 la diga realizzata sul torrente Gleno, in Val di Scalve, nelle Orobie bergamasche, crollava causando oltre 300 vittime. Una tragedia ricordata come il Piccolo Vajont. Focus, canale 35, dedica alla diga e alla sua storia una puntata della serie “Ingegneria perduta”, in onda questa sera alle ore 21.15.

Una puntata da non perdere per chi voglia approfondire la dinamica di un disastro annunciato, gli errori compiuti, per certo evitabili. Insegnamenti del passato che, al pari del Vajont, ci si augura servano per un futuro migliore.

La tragedia del Gleno

La diga del Gleno fu costruita a una quota di 1500 metri, ai piedi dell’omonimo monte, il Monte Gleno (2880 m), allo scopo di produrre energia elettrica nelle centrali di Bueggio e di Valbona. Sei milioni di metri cubi, questo il volume di acqua che si stimava potesse accogliere il lago artificiale derivante dalla realizzazione della diga, con una superficie totale di 400.000 metri quadrati.

Fin dall’inizio dei lavori di costruzione iniziarono ad esserci problemi. I materiali scelti risultavano scadenti, ma nonostante l’arrivo di ispettori si andò avanti. E il progetto subì addirittura delle modifiche non autorizzate, con una transizione da da diga a gravità a diga mista con archi multipli. Scopo? Diminuire il volume della muratura e risparmiare dunque materiale.

Inevitabilmente la diga mostrò perdite fin dal primo riempimento, a seguito delle forti piogge dell’autunno 1923. Fu diramata qualche allerta? No. Nei paesi limitrofi si continuò a vivere tranquilli e ignari del pericolo a monte.

Il 1 dicembre, alle 7.15 del mattino, la diga crollò. I 6 milioni di metri cubi di acqua scesero a valle con forza inaudita, generando distruzione e vittime. Il primo paese travolto fu Bueggio. A seguire Dezzo, Angolo, Mazzunno, Gorzone, Boario e Corna di Darfo. In 45 minuti le acque arrivarono al Lago d’Iseo. Esattamente come nel caso del Vajont, il numero delle vittime ancora oggi resta incerto. Quelle ufficiali risultano essere 356.

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Un commento

  1. Passando tempo fa avevo visto parte di una carriola spuntare dal cemento !!!
    Forse qualcuno concepiva così il cemento armato.
    Dato che nulla mi sembra cambiato nel modo di “fare” negli anni seguenti, penso che l’uomo venga educato per fare il furbo.
    Se penso alle strade, ai ponti, agli acquedotti, … della antica Roma, mi vien da credere che il benessere sociale porti alla decadenza civile.

    Ah, adesso si paga per andare a vedere i resti della diga e tutto è organizzato per divertirsi una giornata.

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