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In cammino per Santiago con Daniela Collu

Con l’estate molti riscoprono la voglia di camminare, scegliendo la lentezza per dimenticare, anche solo per un po’, la frenesia di tutti i giorni. E tanti lo fanno proprio optando per uno dei cammini di più giorni che attraversano la nostra penisola e non solo. Ma che dire del Cammino di Santiago di Compostela, il Cammino per eccellenza? Ne abbiamo parlato con Daniela Collu, autrice, influencer e conduttrice televisiva e radiofonica, che ha raccontato la sua esperienza nel libro “Volevo solo camminare. Un passo alla volta sul Cammino di Santiago alla scoperta di un mondo che non immaginavi”. 360 chilometri, da León a Santiago de Compostela, in dodici giorni, da atea, natura-resistente e camminatrice non troppo convinta.

Atea, sì, perché il Cammino non è solo per chi è credente. Chiaramente è nato così, ma le persone religiose che si incontrano sulla strada e che quindi lo percorrono con una finalità da pellegrinaggio sono circa il 20%, stando anche un po’ larghi. Il Cammino di Santiago è per tutti, è un’esperienza di socialità e di scoperta della natura, di sfida con sé stessi. A volte si tratta anche di un confronto quasi agonistico con le possibilità del proprio corpo, l’origine è di natura religiosa ma ormai è diventato molto altro.

Daniela Collu ha scelto di percorrerlo perché aveva il desiderio di fare un viaggio che non fosse propriamente una vacanza, ma qualcosa di più esperienziale, che avesse un senso anche per lei. Dopo tanti treni e tanti aerei presi durante l’anno per lavoro c’era la voglia di compiere un percorso a piedi, con una connotazione immediatamente diversa dagli altri viaggi. Non è una cosa da prendere sottogamba, però: è molto faticoso. Si cammina tutto il giorno con uno zaino di più o meno 8-10kg sulle spalle, con condizioni atmosferiche varie – e spesso avverse -, si dorme in letti non comodi, ci si sveglia molto presto e, soprattutto, il cammino non si interrompe mai – ammesso che non ci siano malattie o infortuni. Non è come fare la maratona, in cui il giorno prima e quello dopo ci si può riposare. Il giorno prima e quello dopo cammini di nuovo. È molto impegnativo.

Proprio per questo, con l’attrezzatura, non bisogna assolutamente improvvisare: sia le scarpe che lo zaino non devono essere nuovi, devono essere già rodati in modo da avere la nostra forma e non essere “corpi estranei”. Una volta preparato lo zaino, poi, meglio togliere circa la metà dell’equipaggiamento che abbiamo deciso di portare: non ci serviranno. Tutti i non si sa mai”, o potrebbe servire” si buttano, regalano o scambiano dopo mezza giornata. Meglio lasciar perdere le cose che possono sembrare di contorno, perché quando ci si riduce allessenziale è lì che emerge lesperienza e ce la si gode davvero.

È molto utile esercitarsi prima di partire: bisogna allenare un po’ il corpo al cammino, non si deve essere atleti, però soprattutto le articolazioni – ginocchia e caviglie -, vanno abituate al fatto che ci sarà uno sforzo. Camminare in città o in campagna per il mese precedente al viaggio potrebbe fare la differenza. Si dovrebbe iniziare progressivamente con tragitti più brevi fino ad arrivare alla distanza che prevedete di fare ogni giorno nella vostra divisione in tappe, facendo attenzione ad avere un ritmo sostenibile, e soprattutto considerando che sul cammino non ci sono tempi di recupero, ma la mattina dopo si riparte di slancio, again and again come nel giorno della marmotta. Sarebbe lideale camminare con lo zaino sulle spalle per avere subito un quadro della difficoltà”. Poi, per quanto si possa cercare di pensare o pianificare il più possibile, bisogna mettere in conto una – piuttosto grande – dose di incertezza e improvvisazione: non ci sono tabelle di marcia fisse, bisogna ascoltare il proprio corpo, le proprie gambe, accettare gli imprevisti e lasciarsi emozionare.

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4 Commenti

  1. Siete messi male se fate un articolo su queste cose! Ma per favore! Capirai! Ha detto faccio tutti i 4000

  2. Si il cammino di Santiago per esperienza, ma poi nella vita di tutti i giorni guai andare al lavoro a piedi e guai a piedi a fare la spesa, che le borse forse pesano 8-10 kg.
    E soprattutto guai fare il cammino senza smartphone, tablet e carta di credito, piuttosto senza mutande di ricambio. Un’altra pecora.

  3. Influencer? Perché non scrivete pubblicitaria? É forse più ‘’ in’’ ? In tutti i casi mi sembra tutta fuffa, vuoto cosmico in una parola ‘’pubblicità’’.
    Cordialmente

  4. Bravo Fabio: ” vuoto cosmico.”
    Niente testa, poche gambe, tanta lingua. Un tris perfetto per avere successo nel nuovo che avanza.

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