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34 alpinisti e scrittori chiedono di dimettersi al Presidente del CAI accusato di molestie. Lui risponde di no

Signor Presidente, la invitiamo caldamente a dimettersi dalla sua carica fino alla completa e definitiva soluzione della vicenda”. “Ho deciso che non sarebbe stato giusto rinunciare ai progetti di rinnovamento del CAI per accuse che io reputo ingiuste”. Questo, in sintesi estrema, lo scambio tra i 34 firmatari, alpinisti e intellettuali tutti soci del Club Alpino Italiano, e Antonio Montani, che nello scorso maggio è diventato Presidente generale del sodalizio fondato da Quintino Sella, e che conta oggi circa 330.000 soci. 

La lettera, inviata privatamente a Montani lo scorso 17 giugno, ha avuto qualche giorno dopo una risposta negativa da parte dell’interessato. Il 28 giugno, i firmatari hanno ribadito la loro richiesta. Ieri, in mancanza di una risposta diversa, hanno deciso di rendere la loro richiesta pubblica. 

I firmatari

A firmare il documento, in ordine alfabetico, sono stati Fabrizio Antonioli, Claudio Bassetti, Gianni Battimelli, Alessandra Beltrame, Leonardo Bizzaro, Irene Borgna, Enrico Brizzi, Enrico Camanni, Lorenzo Carpanè, Luigi Casanova, Giulia Castelli, Lucia Castelli, Paolo Cognetti, Francesca Colesanti, Linda Cottino, Riccarda De Eccher, Franco Faggiani, Paola Favero, Antonella Giacomini, Luisa Iovane, Tamara Lunger, Nicola Magrin, Ugo Manera, Roberto Mantovani, Luca Mercalli, Silvia Metzeltin, Carlo Alberto Pinelli, Matteo Righetto, Vinicio Stefanello, Mirella Tenderini, Anna Torretta, Mario Verin, Nanni Villani. Il nome di Manrico Dall’Agnola, forte alpinista bellunese, è scomparso nel passaggio dalla prima alla seconda stesura.

La vicenda

La vicenda è nota da tempo ai soci del CAI e a chi s’interessa di montagna. Antonio Montani, che negli ultimi anni è stato Vicepresidente del Club Alpino Italiano, è stato accusato di molestie da una socia e collaboratrice del CAI.La vicenda risalirebbe allo scorso settembre e c’è già stata una richiesta di archiviazione” ha spiegato Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera il 10 giugno. “La ragazza si è però fermamente opposta lasciando così il fascicolo aperto”.  

La questione, dall’autunno del 2021 in poi, ha messo in subbuglio la dirigenza del CAI, che doveva individuare il successore di Vincenzo Torti, vicino alla scadenza del suo secondo e ultimo mandato. Ci sono state pressioni su Montani perché ritirasse la sua candidatura, è cresciuta come possibile alternativa quella di Francesco Carrer. Il 30 maggio, all’Assemblea dei delegati di Bormio, Montani ha vinto per 452 voti contro 445. Subito dopo, Carrer e Lorella Franceschini hanno dato le loro dimissioni da Vicepresidenti. Vari cronisti (Pasqualetto sul Corriere, ma anche Max Cassani su La Stampa) si sono chiesti se il CAI in questo modo potrebbe funzionare, o non debba essere commissariato dal Ministero del Turismo. Montani, da parte sua, è andato avanti come se nulla fosse, ricostruendo gli organismi dirigenti.  

Le due lettere

Poi sono arrivate le due lettere, praticamente identiche, da parte dei 34 che abbiamo elencato. “Signor Presidente, grazie per aver risposto alla nostra lettera” recita la seconda versione del 28 giugno. “Il bene del Club Alpino Italiano è il motivo principale per cui abbiamo intrapreso questa azione. Troviamo tutti e tutte che il CAI debba restare fuori da una vicenda di tale portata etica, ed è un atto di responsabilità quello che le abbiamo chiesto. Cioè l’atto di anteporre il bene del CAI al proprio, rinunciando alla sua carica di Presidente per poter autonomamente giungere a una definitiva soluzione della vicenda, anche oltre i suoi aspetti puramente legali” scrivono i 34 firmatari “Ci lasci dire che le avrebbe fatto onore. Prendiamo atto del suo rifiuto, con le motivazioni che ci ha inviato e che ci sembrano insufficienti. Continueremo ad agire per il bene del Sodalizio, degli uomini e le donne che se ne sentono rappresentati, individuando con senso di responsabilità i percorsi che riterremo più limpidi e efficaci”. Tra questi, ovviamente, c’è la decisione di rendere pubblica la lettera. 

La risposta di Montani

Quanto da voi scritto è stato oggetto di molte riflessioni da parte mia, riflessioni che hanno preso in considerazione quello che poteva essere il meglio per me, per la mia famiglia, per la mia vita, ma anche per il CAI che io amo moltissimo” risponde per iscritto Antonio Montani. Quando ho deciso di mantenere la mia candidatura, ho messo in conto che se fossi stato eletto sarei stato esposto mediaticamente con un’accusa di per sé infamante. Prendendomi alcuni mesi per riflettere ho infine deciso che non sarebbe stato giusto rinunciare ai progetti di rinnovamento del CAI per accuse che io reputo ingiuste”. 

Faccio presente di non aver mai chiesto a nessuno di credere alla mia versione dei fatti, ritengo, o almeno voglio credere, che sia giusto lasciare i processi nei tribunali considerando che fino a prova contraria una persona debba essere considerata innocente e, al limite, debba essere lasciato alla sua coscienza il prendere decisioni così delicate e rilevanti” continua il nuovo Presidente del Club Alpino Italiano. “Da parte mia, tra i diritti della persona da voi citati, che vanno di pari passo con la difesa della montagna e dell’ambiente, rientra a pieno titolo la Costituzione, con il principio della presunzione d’innocenza. Non intendo in alcun modo entrare nel merito della vicenda, per rispetto di chi è chiamato a giudicare, di tutte le persone coinvolte e, non ultimo, del CAI”. 

Consentitemi solo di chiedervi uno sforzo, considerato anche la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero, di cui sono venuto a conoscenza dalla stampa. Provate ad immaginare per un minuto che io sia completamente innocente, e che tale verità emerga molto presto, quali conseguenze può avere la vostra presa di posizione, per di più pubblica, sulla mia famiglia, sul CAI e sull’altra persona coinvolta?” termina la risposta di Antonio Montani. 

Il Presidente, nel concludere la sua risposta, si dichiara “disposto a incontrare” Paolo Cognetti, Linda Cottino, Enrico Camanni, Luca Mercalli, Tamara Lunger e gli altri firmatari. Le due lettere, però, contengono una richiesta secca, dimissioni senza sé e senza ma. Sembra difficile ipotizzare una soluzione di compromesso, in attesa della decisione definitiva del Tribunale sul rinvio a giudizio o sul proscioglimento. 

Montani, alla nostra richiesta di un commento, ha deciso di rendere pubblica la risposta che avete appena letto. E ha commentato “questa non è una vicenda privata, ho molte cose da raccontare e spiegare. Dopo la decisione del Tribunale lo farò”. Intanto la vicenda va avanti. A farne le spese, oltre agli interessati, è l’immagine del Club Alpino Italiano.     

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5 Commenti

  1. C’è il filmato della sua reazione alla dichiarazione di dimissioni di un vicepresidente durante l’assemblea dei delegati che l’hanno eletto per pochi voti.
    Mi sembra si sia squalificato e squalifichi ancor di più il cai.
    Penso di riconoscere una decadenza e il solito squallore culturale e civile della maggioranza attuale.
    Qua sopra i colori blu e neri sui nomi delle persone mi confermano la decadenza, anche se magari sono robe automatiche da computer..

    Domanda: ora cai e guide hanno entrambi capi valdostani ?

  2. Premesso che non conosco i contorni della vicenda e che la mia conoscenza si ferma a quanto scritto in questo articolo, a mio modesto avviso, bisogna sempre tenere distinti i piani della responsabilità giuridica (penale, in questo caso) e morale/etica.
    Una richiesta di archiviazione ed un eventuale provvedimento di accoglimento da parte del giudice sono sicuramente significativi sotto il profilo giuridico, perché testimoniano l’insussistenza dei presupposti (di fatto o di diritto) per rinviare a giudizio. Il soggetto viene prosciolto e il procedimento penale (salvo casi eccezionali) è chiuso.
    Altra cosa è il piano morale o etico della questione e l’opinione che il comune cittadino (il socio CAI) può legittimamente farsi della vicenda che coinvolge il suo massimo rappresentante. Questo tipo di valutazione, che si muove sul piano dell’etica (giusto/sbagliato, non lecito/illecito), non segue i criteri dell’accertamento processuale, ma piuttosto si nutre delle notizie variamente apprese (dai giornali, ma anche direttamente dalle persone coinvolte) e ha ad oggetto i loro comportamenti, la loro credibilità e, in fondo, il rapporto di fiducia che lega rappresentato-rappresentante.
    La sacrosanta presunzione di innocenza, infatti, è uno scudo contro condanne penali sommarie e ingiuste, ma non difende dall’opinione pubblica e dal giudizio morale cui ciascun cittadino (chi più, chi meno) è esposto.
    Se il Presidente del CAI intende ricostruire con i suoi soci quella fiducia che è propria di quando si va in montagna e ci si lega in cordata, allora non gli sarà sufficiente -una volta conclusasi la vicenda giudiziaria- sventolare un provvedimento di archiviazione, quanto piuttosto affrontare a viso aperto e con la massima franchezza la (pur fastidiosa) questione, nel rispetto dei numerosi soci che rappresenta.

  3. Anch’io in privato ho chiesto e sollecitato a Montani di fare un passo indietro, ma è testardo. Vuole governare con 7 voti di vantaggio sul secondo votato. Ha una maggioranza risicata con due vicepresidenti, uno acquistato per poter governare. Poi c’è il caso denuncia dove sta indagando la magistratura. Insomma, io me ne sarei andato, a maggior ragione che montani ha dichiarato che con qualsiasi notizia negativa, avrebbe riassegnato le dimissioni. Invece ha l’ansia di prestazioni in un CAI ridotto a niente.

  4. Non c’entra la presunzione di innocenza.

    C’entra che se sei veramente Innocente ti dedichi a far emergere la verità, e lasci da parte la carriera politica.

    Se e quando sarai assolto la riprenderai.

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