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Come proteggere i leopardi delle nevi? In Kirghizistan si punta sulle api

Cambiamenti climatici e bracconaggio. Questi i due principali fattori che minano la sopravvivenza di una specie iconica delle montagne dell’Asia centrale: il leopardo delle nevi. Una specie presente in 12 Paesi – Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan – che dal 2013 si sono impegnati a “fare squadra” in sua difesa, sottoscrivendo la Dichiarazione di Bishek. Da allora ciascuna Nazione ha avviato campagne di sensibilizzazione per comunicare l’importanza della salvaguardia del felino d’alta quota alla collettività, e progetti scientifici finalizzati al monitoraggio e studio di una specie di cui in fondo sappiamo ben poco (non siamo in grado di definirne un numero certo, né di avere una idea precisa e puntuale della sua distribuzione). Sulla base dei dati così acquisiti si cerca di elaborare strategie per frenare il processo di frammentazione e riduzione dell’areale di distribuzione in corso da decenni. In Kirghizistan si sta sperimentando in particolare un progetto che vede le api come alleato primario dell’uomo nella salvaguardia del “fantasma delle montagne”.

Api in viaggio

“Centocinquanta alveari di api mellifere sono stati consegnati con successo alle loro nuove case tra le montagne del Kirghizistan”, spiega la Snow Leopard Trust (SLT), associazione internazionale impegnata nella difesa del leopardo delle nevi, partner del progetto. “Il trasferimento delle api è stata una sfida – racconta il collaboratore della SLT Benazir Kabaeva – . Il processo di consegna è stato particolarmente stressante in quanto ci siamo trovati a trasportare creature vive su una lunga distanza. La consegna continuava a essere posticipata a causa del maltempo. Per aumentare la complessità, le famiglie di api mellifere dovrebbero essere consegnate di notte in modo che possano orientarsi una volta che si siano sistemate. A causa delle sfide e dei rischi, non abbiamo dormito per due notti, controllando costantemente la posizione del camion con a bordo le famiglie di api”.

A chi e perché sono state consegnate queste api?

La risposta alla prima domanda è agli abitanti di villaggi, posti a breve distanza da quello che è considerato l’habitat dei leopardi delle nevi. Attualmente sono sei le comunità partecipanti: Temen-Suu, Shamshy, Koshoi, Komsomol, Kyzyl-Dobo e Kum-Dobo. La risposta alla seconda domanda è invece per contrastare il cambiamento climatico, uno dei due fattori che come premesso minano la sopravvivenza del leopardo delle nevi, in quanto causa della progressiva perdita di habitat idonei.

L’idea di fondo del progetto è la seguente: fornire alle popolazioni locali una risorsa economica alternativa a quella che è la principale attività produttiva, la pastorizia. Riducendo la dipendenza delle comunità dal bestiame, si ridurrà il degrado degli ambienti votati al pascolo, con possibilità di recupero di superficie importante per la riespansione del felino sulle montagne Ala-Too (o Alatu), nella porzione settentrionale del sistema montuoso del Tian Shan.

Miele e frutti

Accanto all’apicoltura, come ulteriore fonte alternativa di reddito si è optato per la coltivazione di alberi da frutto. Alle comunità sono state consegnate piantine di susino, melo, albicocco e ribes nero per avviare dei frutteti, che forniranno i primi prodotti tra 2/3 anni, e del materiale di recinzione per garantire la protezione delle piante. I piccoli alberi da frutto sono stati piantati su 10 ettari di terreno.

Entrambe le iniziative sono supportate in parte dal progetto Vanishing Treasures promosso da UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente). Progetto nato per comprendere meglio gli impatti diretti dei cambiamenti climatici sui leopardi delle nevi e sulle loro prede, e promuovere la convivenza tra l’uomo e la fauna selvatica attraverso una conservazione basata sulla comunità .

“È stata un’esperienza straordinaria vedere i membri della comunità piantare i frutteti in modo cooperativo – il commento di Benazir – . Era così tanto il lavoro da fare. Dovevano preparare il terreno, rimuovere le rocce e scavare buche e trincee per l’acqua. Successivamente, hanno dovuto recintare l’intera area prima di piantare finalmente le piantine. È stato un meraviglioso sforzo comunitario che ha riunito donne, uomini, bambini e anziani. Portavano cibo da condividere durante il pranzo e coperte per rilassarsi mentre condividevano le pause, mangiando e parlando. È commovente vedere tutti riunirsi in questo modo per un progetto che alla fine andrà a beneficio dei leopardi delle nevi e del loro habitat”.

Comunità al servizio dell’ambiente

Le comunità protagoniste del progetto hanno sottoscritto degli accordi di collaborazione che prevedono di destinare il 50% del reddito generato dalla vendita di frutta e il 20% dalla vendita di miele a misure che andranno a beneficio sia delle persone che del leopardo delle nevi, quali la istituzione di pattuglie anti-bracconaggio e l’installazione di fototrappole.

“Garantire che queste iniziative di conservazione siano guidate dalla comunità è fondamentale per il loro successo – dichiara la SLT – . Ogni comunità partecipante ha istituito un Comitato Ecologico con membri che monitoreranno i programmi e aiuteranno la comunità a decidere come destinare i profitti dalla vendita di miele e frutta. Questi comitati comprendono rappresentanti di varie parti interessate: membri del governo locale, parlamentari locali, pastori, studenti e insegnanti e funzionari della Snow Leopard Foundation of Kyrgyzstan (SLFK), il nostro partner nazionale.” 

“Tutti gli accordi di conservazione sviluppati e firmati da tutte le parti prevedono che i membri del Comitato Ecologico comprendano il 40% di rappresentanza femminileaggiunge l’associazione – . Nel villaggio di Kara-Suu è presente un Comitato di apicoltura comunitario guidato da donne e a maggioranza di partecipanti femminile. Sia la SLT che UNEP si stanno impegnando attivamente con i nostri team sul campo per garantire che le donne continuino ad avere potere decisionale all’interno delle loro comunità.”

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