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Mal di montagna: conoscerlo per evitarlo

Anche senza scalare i giganti del nostro Pianeta, a molte persone può capitare di avvertire dei malesseri più o meno gravi quando si sale di quota. Abbiamo cercato di capire di cosa si tratta e come prevenire o curare questo problema con Lorenza Pratali, Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso lIstituto Fisiologia Clinica a Pisa, cardiologa e Presidente della Società Italiana di Medicina di Montagna.

Cosa è il mal di montagna

La malattia acuta di alta quota, da molti nota come “mal di montagna”, è una condizione di maladattamento allesposizione allaltitudine. Può colpire tutti i soggetti che vanno in quota moderata – ovvero al di sopra dei 2500 metri, anche se ci possono essere condizioni personali di soggetti che riscontrano il problema a quote inferiori, intorno ai 2000.

Quando si sale, diminuisce la pressione barometrica e, con essa, scende anche la pressione dellossigeno allinterno del nostro organismo. Per quanto a qualsiasi quota il quantitativo di ossigeno nellaria rimanga sempre il 21%, a causa della riduzione della pressione barometrica non si riesce ad averne lo stesso quantitativo che introduciamo solitamente con gli atti respiratori al livello del mare. Questa condizione di bassa quantità di ossigeno nei nostri tessuti viene chiamata ipossia e scatena una serie di risposte nellorganismo che fanno parte del possibile acclimatamento. In alcuni casi questa capacità di adattarsi alla riduzione di ossigeno può invece evolvere in alcune condizioni patologiche definite malattie dalta quota (la malattia acuta di alta quota infatti è solo una delle patologie che si possono avere in questo tipo di ambienti, insieme alledema polmonare da alta quota e alledema cerebrale da alta quota).

Il “mal di montagna” è caratterizzato da mal di testa associato ad altri sintomi: disturbi di tipo gastrointestinale – come nausea, vomito, riduzione dellappetito o diarrea -, sensazione di vertigine, riduzione della capacità allesercizio – quindi un senso di affaticamento importante -, sensazione di testa vuota e disturbi del sonno.

I fattori predisponenti

Ci sono fattori predisponenti: per esempio, se parto dal livello del mare e arrivo velocemente ad altitudini importanti, soprattutto con mezzi meccanici, quindi non abituandomi a questa condizione con una risalita più graduale – cosa piuttosto frequente, per esempio, sulle nostre Alpi, dove si possono raggiungere alte quote direttamente in automobile o in funivia. La permanenza a quelle altitudini per molte ore, soprattutto se ci si ferma a dormire, può portare allo sviluppo della malattia acuta dalta quota causata dallipossia. La persona che ne ha una storia pregressa, poi, è più predisposta ad averla di nuovo. Possono comunque rappresentare fattori di rischio la presenza di infezioni concomitanti durante il nostro soggiorno in altitudine ma anche tutte le condizioni patologiche che si associano a un basso quantitativo di ossigeno nel sangue o in cui si ha unalterata capacità di ventilare – andando in quota questa condizione peggiorerebbe. Lobesità, per esempio, può essere un fattore predisponente, perché si associa a una difficoltà di compenso respiratorio. Poi ci sono predisposizioni genetiche a non sviluppare la malattia su cui si sta studiando e che sono la nuova frontiera della ricerca. I soggetti tibetani che vivono alle alte quote, per esempio, sono meno portati ad avere questo tipo di problema rispetto a chi vive a bassa quota, perché nel corso dei secoli hanno avuto delle modificazioni genetiche che li hanno portati ad avere un ottimo adattamento allaltitudine.

Cosa fare per prevenire il mal di montagna

Il rimedio migliore, considerando che si va in montagna prevalentemente per motivi di diletto, sarebbe fare un buon acclimatamento sia prima che durante lesposizione alla quota: se quindi dovessi decidere di fare una salita su una delle cime alte delle nostre Alpi, intorno ai 4000, sarebbe opportuno, nel mese precedente, fare delle salite a quote inferiori, dormire tra i 2500 e i 3000 e poi, nel terzo weekend, fare lultima salita a piedi superando i 4000 metri. Questo è un esempio perfetto di acclimatamento, che riduce nettamente lo sviluppo della malattia. Si tratta anche di una modalità etica, perché non richiede lassunzione di farmaci.

Esistono comunque dei farmaci da poter essere utilizzati in profilassi, ma chiaramente possono avere tutti effetti collaterali e alcuni di questi possono anche rallentare il normale acclimatamento alla quota quando il soggiorno è prolungato. Se non ho il tempo per potermi acclimatare, magari perché devo recarmi in quota per motivi lavorativi, e il mal di testa o la sensazione di testa vuota potrebbero avere effetti negativi sulla concentrazione, si può ricorrere, ad esempio, a due diverse tipologie di farmaci. Uno è lAcetazolamide, che ha anche una blanda attività diuretica. Normalmente quando vado in quota inizio a iperventilare, assumo più ossigeno, ma perdo anche tanta anidride carbonica. Questa condizione porta a unalterazione del pH del sangue, che diventa più basico. Assumendo questo farmaco si evita la perdita con le urine di ulteriore anidride carbonica, migliorando i sintomi. Può essere preso sia in profilassi (quindi circa 12 ore prima di andare in quota), sia addirittura in terapia. Unalternativa che può essere utilizzata è il Betametasone, un cortisonico che può avere vari effetti collaterali, come aumento della pressione, disturbi gastrici etc, ma può essere usato anchesso sia in profilassi che in terapia.

Cosa fare se si hanno sintomi di mal di montagna

La soluzione migliore, in ogni caso, rimane quella di prevenire il problema con un buon acclimatamento. Oltre a salire gradualmente, evitando dislivelli eccessivi nel corso della giornata, e ad avere una buona idratazione (ovvero bere almeno tre litri di liquidi se faccio una salita al di sopra dei 2500 metri – evitando sicuramente lalcol, che altera la ventilazione, soprattutto notturna). Se anche con questi accorgimenti ci rendiamo conto che stiamo male lo stesso, magari con un mal di testa grave associato ad altri sintomi tipici del male acuto di alta quota e che non risponde a farmaci antidolorifici come Ibuprofene o Paracetamolo, non resta che scendere almeno di 500 metri. Esiste, volendo, la possibilità di fare unautovalutazione, con un questionario chiamato “Lake Louise Score”, che con cinque domande assegna un punteggio in grado di far capire se ho la malattia acuta di alta quota e con quale gravità. Il questionario si trova anche allinterno della app “e-Rés@mont”, disponibile offline in italiano, francese, inglese e tedesco e sviluppata in un progetto Europeo transfrontaliero che ha visto coinvolti due istituti del CNR (Istituto Fisiologia Clinica, Istituto di Scienza e Tecnologia dellInformazione), Azienda Ospedaliera della Valle dAosta, Fondazione Montagna Sicura, IFREMMONT (FR) HES-SO e Groupe dIntervention Medicale en Montagne (CH). Lapplicazione dà anche indicazioni su cosa fare in caso di sintomi compatibili con male acuto di alta quota.

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3 Commenti

  1. Se la App e-Rés@mon è offline, dove la si può trovare? Effettivamente nessuna app con questo nome viene trovata in internet o in Apple store.
    Grazie

  2. Per chi volesse approffondire l’argomento consiglio la lettura del libro: “Medicina e salute in montagna”, edizioni Hoepli, di Annalisa Cogo. Pneumologa, è professore di Metodi e Didattiche dell’Attività Motoria presso l’Università di FE, tra cui: “Esercizio per soggetti con malattie respiratorie” e “Esercizio in ambiente montano”. E’ stata presidente della Società italiana di medicina di Montagna. Ha partecipato a varie spedizioni scientifico alpinistiche
    presso la Piramide Ev – K2 – CNR posta sul m.te Everest a 5050 m di quota. Il libro, diviso per argomenti, è comprensibile a tutti, anche senza cognizioni mediche. La Professoressa Cogo attualmente dirige l’Istituto Pio XII di Misurina – (https://www.misurinasma.it/governance/); eccellenza italiana per la cura delle malattie respiratorie.
    Nevio Murli

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