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Kilian Jornet e il tramonto “spettrale” tra le nevi norvegesi

Quando si pianifica una uscita in quota in solitaria, si sa già in partenza che in montagna essere totalmente soli è pressoché impossibile. Sono tanti gli incontri possibili, a due, a quattro zampe, corporei e incorporei. Ebbene sì, perché con un po’ di fortuna ci si può imbattere talvolta in qualche spettro. Niente film dell’orrore, nessuna leggenda, stiamo parlando dello Spettro di Brocken. Un fenomeno ottico di cui oggi conosciamo con precisione la causa, ma che a lungo ha affascinato e intimorito escursionisti e alpinisti nei secoli passati. Un avvenimento raro che desta meraviglia anche in chi lo abbia incrociato più di una volta sul proprio percorso. Di recente a imbattersi in uno Spettro di Brocken è stato Kilian Jornet, nel corso di una uscita scialpinistica sulla vetta più alta della Norvegia, il Galdhøpiggen (2469 m) .

Nel video condiviso sui social, Kilian regala al pubblico le immagini di un tramonto spettacolare tra le nevi norvegesi. All’improvviso eccolo lì, lo spettro che sembra fissare l’intruso in vetta. L’immagine umanoide, con la testa circondata da un’aura arcobaleno altri non è se non Kilian stesso.

Chi è lo spettro di Brocken?

Lo “Spettro di Brocken”, detto anche “Arco di Brocken” o “Gloria”, appartiene al gruppo dei fenomeni ottici atmosferici. In parole semplici, ciò che l’osservatore si trova ad ammirare è la propria ombra ingrandita, circondata da un suggestivo alone colorato. Il fenomeno si verifica a quote elevate in particolari condizioni: la vetta su cui si è posizionati deve essere circondata da un tappeto di nubi, il cielo limpido e il sole posizionato alle spalle dell’osservatore, in basso sulla superficie di nubi. Il sole proietta la sagoma dell’osservatore sulle nubi che, essendo costituite da goccioline d’acqua di dimensioni uniformi, rifletteranno la luce verso la sua fonte, generando l’alone multicolore.

Il fantasma dell’alta quota è noto come spettro di Brocken, dal nome di una vetta particolarmente nebbiosa della Bassa Sassonia, su cui gli avvistamenti sono molto frequenti. Una montagna avvolta non solo dalle nebbie ma anche dal mistero, da storie di demoni e streghe, citata da Goethe nel Faust. Tra gli avvistamenti più celebri vi è quello di Edward Whymper in discesa dal Cervino dopo aver realizzato la prima ascesa. Whymper raccontò di aver avuto la sensazione di vedere le ombre dei 4 compagni appena precipitati sul versante svizzero. Con alta probabilità si trattò della sua ombra riflessa dalle nubi.

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Un commento

  1. E sì… ho avuto la fortuna di vederne 2 in posti diversi durante allenamenti in quota! In entrambi i casi sono rimasto pietrificato perché fa davvero impressione, specialmente se si è in solitaria!

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