Medicina e benessere

Arriva la primavera: la montagna è rifugio per allergici

BERGAMO — L’ambiente alpino rappresenta un rifugio per chi soffre di raffreddore da fieno. Le montagne sono zona libera dai pollini e pertanto adatte a tutti coloro che soffrono di questo tipo di allergie. Anche per chi è allergico alla polvere i monti sono un toccasano: salendo di altitudine infatti diminuiscono le polveri casalinghe, acari in particolare. Infine la quota sembra avere un effetto positivo anche sull’asma.

I soggetti asmatici si trovano meglio in genere in alta quota probabilmente perché gli effetti dannosi causati dall’aria fredda respirata vengono superati dal beneficio causato dalla rimozione dei comuni allergeni e dei pollutanti atmosferici. Vi è un’evidenza clinica, supportata da studi clinici riguardanti la funzione respiratoria, che lascia intendere che il trattamento per qualche mese presso centri specializzati per l’asma ad altitudine moderata (2000 metri) risulta prezioso per la gestione dei casi refrattari di asma bronchiale nei ragazzi.

L’80% dei ragazzi ha dimostrato un miglioramento clinico, con scomparsa dei sintomi e con la conseguente possibilità di fare esercizio fisico. La durata dell’esposizione alla quota varia da sei mesi a due anni, nel corso degli studi effettuati in passato. Lo stare in quota favorisce i ragazzi per la diminuzione o addirittura la rimozione dei vari stimoli legati all’emotività e a problemi psicologici, ma anche per la scarsità degli inquinanti atmosferici, quali fumo di tabacco, agenti virali tipici della società urbana, e degli allergeni esogeni.

La diminuita esposizione ai pollini ed alle polveri casalinghe (acari in particolare) risulta responsabile del miglioramento riscontrato nei ragazzi. In particolare uno studi effettuato a Misurina (1756 metri) da Boner et al, nel 1985, quando per otto mesi, su 14 ragazzi asmatici, ha dimostrato che la mancanza degli acari causava un miglioramento dell’asma allergico bronchiale.

E’ stato dimostrato che in montagna si verifica una diminuzione del numero degli acari, ritenuti un’importante componente allergenica delle polveri di casa sul livello del mare. Alcuni ricercatori olandesi hanno infatti messo in evidenza nel corso di uno studio effettuato a Davos (1530 metri) nelle Alpi Svizzere, che gli acari della polvere delle case diminuiscono di numero con l’aumento della quota.

Gli stessi risultati sono stati confermati da studi effettuati a Celerina (1720 metri)  e Pontresina (1800 metri), in Svizzera e a Briancon (1365 metri) in Francia. Sembra che l’abbassamento della temperatura e dell’umidità siano in grado di contrastare la proliferazione degli acari.

Anche i pollini rappresentano una componente allergenica che diminuisce con l’aumento della quota. Le condizioni ambientali e la flora variano molto da una montagna all’altra. Nel corso di uno studio effettuato in Colorado è stato dimostrato che esistono in montagna 54 tipi diversi di pollini, dei quali solo otto erano regolarmente presenti in quantità significativa.

Di conseguenza si può concludere affermando che l’ambiente alpino rappresenta un rifugio per chi soffre di raffreddore da fieno. La cosiddetta ” broncodilatazione attiva”  viene provocata dalla maggior numero di ormoni prodotti dal surrene in alta quota. E’ opportuno un adeguato acclimatamento per evitare episodi di broncospasmo. Da recenti lavori scientifici è emerso che viaggiare a quote alte o estreme, risulta sicuro per soggetti affetti da asma non grave. Le zone montuose rappresentano una zona libera dai pollini e pertanto adatte a tutti coloro che soffrono di allergie ai pollini.

Il libro di Annalisa Cogo “Medicina e salute in Montagna“, riferisce che le ricerche epidemiologiche effettuate negli ultimi dieci anni hanno rilevato una minore incidenza dell’asma tra bambini e soggetti adolescenti residenti in alta quota rispetto a quelli che vanno a bassa quota. Lo stare a basse quote ha un effetto favorevole per i soggetti portatori di asma. Alle medie quote non ci sono attualmente studi effettuati, ma solo ricerche fatte in laboratorio, simulando le condizioni che si trovano in montagna. In alta quota non si trovano al momento studi effettuati su soggetti che vivono a quote basse abitualmente.

Fattori di rischio per soggetti asmatici che vanno in alta quota sono, comunque, la non stabilità della patologia in oggetto e l’esercizio intenso  ad alta quota. Come riferito da Annalisa Cogo, si deve andare in quota solo se trattasi di asma moderato, con sintomi sotto controllo, non sospendendo la terapia in atto, evitando eccessivi sbalzi di quota oltre i 3500 metri con mezzi di risalita meccanici, evitando eccessive esposizioni al freddo (ventosità o giornate troppo fredde), ricorrendo ad foulard che protegga le vie aeree. Nel corso di trekking o spedizioni è comunque utile la presenza di un medico, e portare sempre a seguito i farmaci di primo impiego, con posologia e cronologia di somministrazione indicati.

Info: Annalisa Cogo,  “Medicina e salute in Montagna “, Editore Hoepli 2009.

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