AlpinismoAlta quota

Giampaolo Corona rientrato dall’Annapurna. È in ospedale in Italia

È finalmente rientrato in Italia Giampaolo Corona. L’alpinista, atterrato ieri all’aeroporto di Venezia, è al momento all’ospedale di Brunico, in Alto Adige, dove proseguirà le terapie iniziate a Kathmandu per i congelamenti subiti sull’Annapurna. Sarà un percorso lungo, prima di cura e poi di riabilitazione.

 

Corona, 49 anni, aveva raggiunto la cima dell’Annapurna esattamente una settimana fa. Un successo ottenuto senza l’utilizzo di ossigeno supplementare e supporto sherpa, in vetta sempre senza bombole anche lo svedese Tim Bogdanov e l’austriaco Hans Wenzl.

I problemi in discesa e il salvataggio

In fase di discesa però sono iniziati i problemi. “Ci ha colti una tempesta e ho perso la via verso C4. Ho pernottato due notti all’aperto, a oltre 7000 metri, senza tenda, senza nulla da bere” ha raccontato l’italiano una volta al sicuro all’ospedale di Kathmandu, dove è stato trasportato dall’elicottero che lo ha evacuato dagli oltre 7000 metri della montagna. Con lui è stato soccorso anche Bogdanov, disperso sempre in zona campo 4.

Giampi, Tim ed io siamo partiti insieme verso l’1:30 ora locale dal nostro campo 4 – racconta Wenzl intervistato da Stefan Nestler sul suo blog -. Lassù, ognuno va al proprio ritmo. Giampi ed io siamo stati insieme a ritmi sostenuti per circa tre ore. Tim era già all’inizio più indietro rispetto a noi. Alla fine, anche Giampi ha rallentato. Continuavo a guardare indietro. Pensavo si fosse voltato per tornare indietro. Ho continuato al mio ritmo relativamente veloce fino alla vetta, sapendo che le condizioni meteo si sarebbero deteriorate nel pomeriggio. Mentre scendevo dalla vetta, ho incontrato per primo Tim, ancora in salita. E poi Giampi – una sorpresa per me dato che ero convinto fosse tornato indietro. Io stesso sono stato sorpreso da una bufera di neve verso le 16:00 e ho avuto molti problemi a trovare la mia tenda. Tim e Giampi non hanno raggiunto campo 4 quella notte. È stata una fortuna che siano sopravvissuti alla notte, e poi un altro giorno e una notte prima di essere evacuati con la longline”.

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