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Il Nepal rifiuta la richiesta ucraina di bandire gli alpinisti russi

Nell’ultima settimana è rimbalzata tra i quotidiani internazionali la notizia dell’invio da parte dell’ambasciata ucraina di Delhi (India) al Governo nepalese di una esplicita richiesta di bandire dal Paese gli alpinisti russi. All’interno della nota diplomatica datata 21 marzo 2022 è stato evidenziato come numerose federazioni sportive internazionali abbiano disposto il divieto di partecipazione alle competizioni degli atleti russi, su sollecitazione della Commissione Olimpica Internazionale, dopo la violazione della tregua olimpica da parte del Presidente russo Putin.

Di contro a tale presa di posizione comune, il Nepal ha concesso almeno 9 permessi di salita ad alpinisti provenienti dalla Russia per questa primavera. L’ambasciata ucraina in India ha però invitato il Nepal a tornare sui suoi passi sottolineando come il conflitto abbia già causato migliaia di vittime civili tra cui 117 bambini e oltre 10 milioni di profughi. “Chiediamo gentilmente allo stimato governo nepalese di bandire i team alpinistici russi fino alla fine della invasione della Russia in Ucraina” si legge nella lettera. “La loro presenza in Nepal non sarà ben accolta dalla maggioranza delle squadre di alpinisti provenienti da altri Paesi – prosegue l’ambasciata – . Inoltre, consentire alla bandiera della Russia, simbolo di uno stato direttamente responsabile di uno spietato genocidio, di svettare sulle cime sacre del Nepal è motivo di profonda preoccupazione.”

Nella lettera compaiono due termini forti, “invasione” e “genocidio”. Termini che in ogni caso non hanno sortito l’effetto di smuovere il Governo nepalese dalla sua posizione. Nei scorsi giorni sono stati concessi ulteriori permessi di scalata. “Non ci sono stati cambiamenti nella nostra politica finora – ha dichiarato alla BBC il direttore generale del dipartimento del turismo nepalese, Taranath Adhikari -. Riteniamo che le nostre montagne siano risorse globali e ogni cittadino, di qualunque provenienza, voglia visitarle con l’intento di conservare la pace deve avere la possibilità di farlo, finché si rispettino le nostre disposizioni di legge.”

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