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Tutela della biodiversità: presente e futuro delle specie simbolo dei Parchi più antichi d’Italia

In occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica, che si celebra annualmente in data 3 marzo, Legambiente fa il punto sulla tutela della biodiversità nella nostra penisola, realizzando un report dedicato non solo alla fauna, più in generale alla natura selvatica italiana, focalizzato in particolare su sette specie simbolo delle attività di conservazione della natura nelle aree protette più antiche d’Italia. Il 2022 ricordiamo essere un anno speciale per i più antichi Parchi Nazionali italiani, il PNGP (Parco Nazionale del Gran Paradiso) e PNALM (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), che compiono 100 anni

La Giornata Mondiale della Fauna Selvatica 2022

Come si legge nella premessa del report, scaricabile gratuitamente dal sito di Legambiente, “Recuperare le specie chiave per il ripristino dell’ecosistema: è il tema scelto per questa edizione del 2022 del World Wildlife Day (WWD), il più importante evento annuale mondiale dedicato alla fauna selvatica. La Giornata è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 per celebrare, ogni 3 marzo, la ricorrenza della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) avvenuta nel 1973 a Washington ed emendata a Bonn nel 1979. Secondo i dati della Lista rossa delle specie minacciate dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), oltre 8.400 specie di fauna e flora selvatiche sono in pericolo di estinzione, mentre quasi 30.000 in più sono ritenute in pericolo o vulnerabili e oltre un milione di specie siano minacciate di estinzione. La continua perdita di specie, habitat ed ecosistemi minaccia anche tutta la vita sulla Terra, noi compresi.” 

“In Europa – si legge ancora la perdita di biodiversità continua a un ritmo allarmante, e secondo il rapporto 2020 State of Nature in the EU, il 39% delle valutazioni delle specie di uccelli selvatici e il 63% delle valutazioni delle specie non di uccelli protette sono in uno stato scadente o negativo, mentre solo il 15% delle valutazioni degli habitat protetti mostrano un buono stato di conservazione.”

Il 3 marzo è dunque un giorno speciale, in cui riflettere più di ogni altro giorno dell’anno sulla necessità di essere più responsabili nell’utilizzo delle risorse naturali per mantenere il Pianeta in equilibrio e proteggere la biodiversità. “Persone sane vivono in ecosistemi sani”, sintetizza Legambiente. Le premesse non sono affatto positive. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa succede in Italia.

Natura selvatica a rischio in Italia

“Il nostro Paese è caratterizzato da un patrimonio di biodiversità tra i più significativi a livello europeo sia per numero totale di specie animali e vegetali, sia per l’elevata presenza di endemismi. L’Italia ospita infatti circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa”, scrive Legambiente.

“Malgrado questa ricchezza, i dati delle Liste Rosse italiane realizzate dal Comitato Italiano IUCN e dal Ministero della Transizione Ecologica – che ci forniscono informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali – restituiscono un quadro preoccupante in cui la biodiversità sta rapidamente diminuendo come conseguenza diretta o indiretta delle attività umane.”

“La natura è il regolatore climatico più efficace ed anche il più potente elemento di immagazzinamento della CO2, e la perdita di biodiversità influenza direttamente la stessa capacità degli ecosistemi contribuire a frenare il surriscaldamento del pianeta. Conservare la biodiversità è quindi una delle prime condizioni per aiutare a ridurre le emissioni di gas serra e a rendere gli ecosistemi più resistenti e capaci di proteggersi da soli.”

I parchi e le aree naturali sono preziosi alleati per frenare la perdita di biodiversità, contrastare la crisi climatica e mantenere efficienti gli ecosistemi. Nel nostro Paese alcune specie faunistiche di grande importanza per la loro funzione ecologica, ed in particolare i grandi carnivori, sono fortemente minacciate. Mentre per altre le popolazioni sono oramai ridotte a pochissimi esemplari. I Parchi e le Riserve in molti casi hanno fornito azioni e attività importanti per evitarne l’estinzione o per ridurre i rischi, e le aree protette oggi rappresentano dei presidi sicuri di conservazione attiva di tante specie a rischio.” 

Le specie simbolo delle aree protette più antiche

Come anticipato, il report 2022, dal titolo “Natura Selvatica a rischio in Italia”, si focalizza su 7 specie simbolo della biodiversità italiana: stambecco, aquila reale, orso marsicano, lupo, camoscio appenninico, scarpetta di Venere e gatto selvatico. Specie presenti nel PNGP e nel PNALM, i due parchi centenari d’Italia.

“Alcune di esse sono comuni ad entrambi – si legge nel report – , altre invece sono caratteristiche solo di un particolare Area ma tutte costituiscono esempi di entità a rischio.”

“Tutte costituiscono esempi di specie prioritarie da tutelare – evidenzia Legambiente – e in alcuni casi fortemente minacciate (come ad esempio nel caso della la scarpetta di Venere, dell’orso bruno marsicano e del gatto selvatico), che si ergono a simbolo delle attività di conservazione della natura e in qualche modo ambasciatrici di territori di incomparabile bellezza ed importanza.”

All’interno del report potrete trovare per ogni specie simbolo una scheda dettagliata, in cui vengono descritte distribuzione, etologia, situazione attuale in Italia e prospettive future.

Siamo bravi ma si può fare di più

Il report di Legambiente evidenzia che sforzi di salvaguardia della biodiversità, con particolare riferimento alle 7 specie simbolo, siano stati fatti e continuino ad essere portati avanti dalle aree protette. Ma in conclusione l’associazione avanza le seguenti proposte per migliorare la tutela della biodiversità:

“Una corretta gestione della fauna selvatica ha bisogno di riforme e di un aggiornamento delle norme nazionali agli indirizzi comunitari. Rafforzare la tutela di specie a rischio e ridurre i tanti conflitti sociali aperti che rischiano di implodere è nell’interesse, in primis, delle aree protette che sono gli enti più esposti poiché dovranno garantire i successi raggiunti nella salvaguardia di specie a rischio senza strumenti adeguati. Le problematiche di gestione del lupo e dell’orso bruno dimostrano, ad esempio, che per difendere la biodiversità ci vuole innanzitutto capacità istituzionale di gestire la complessità territoriale, partendo da obiettivi condivisi, conciliando le esigenze delle attività produttive (allevamento, turismo, etc…) con la presenza di vitali popolazioni di fauna selvatica, accompagnando i processi con una potente azione di informazione, formazione e coinvolgimento attivo dei diversi portatori di interessi.”

“Il decennio 2020-2030 – conclude Legambiente – sarà cruciale per la tutela della fauna selvatica a rischio. Tema su cui nel nostro Paese sono stati raggiunti risultati positivi, ma che deve trovare una più ampia concretizzazione nell’aggiornamento della Strategia Nazionale per la Biodiversità che deve scaturire da un percorso di partecipazione di tutti i portatori di interesse e dalla condivisione tra tutte le istituzioni.”

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