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Il Trentino dei “cassonetti attira-orso”: mappati i bidoni perfetti per uno spuntino

L’abbattimento è la soluzione migliore per affrontare la problematica degli orsi confidenti? Sulle Alpi, in particolare nell’area trentina, prosegue la diatriba tra la posizione drastica della PAT (Provincia Autonoma di Trento), che di recente ha affermato di prevedere per il futuro l’abbattimento diretto di esemplari ritenuti potenzialmente pericolosi, escludendo l’ipotesi di ulteriori catture seguite da reclusione presso il Centro Faunistico del Casteller – e quella degli animalisti, che chiedono interventi indiretti. In particolare, come evidenziato da associazioni ed esperti di faunistica, il “problema orso” potrebbe agevolmente essere arginato diffondendo l’utilizzo dei bidoni anti-orso. Ciò che incentiva infatti l’avvicinamento degli orsi ai centri abitati, facilitando lo sviluppo di atteggiamenti di “confidenza”, è soprattutto la presenza di spazzatura (umido). Di cibo pronto all’uso, ottenibile senza grandi sforzi di ricerca in natura. Disponibile tra l’altro in tutte le stagioni, anche in inverno, in quello che di norma dovrebbe essere il periodo povero di risorse in cui andare fisiologicamente in ibernazione.

Problema orsi = problema spazzatura

Della necessità di puntare sui bidoni anti-orso si parla da mesi anche in Appennino, da quando l’orso Juan Carrito ha iniziato a manifestare una vera e propria dipendenza da Roccaraso (AQ), luogo in cui fa ritorno in maniera spontanea anche qualora venga sedato e riportato a centinaia di chilometri di distanza, tra vette e valli del PNALM. La ragione principale di tale comportamento risiede nel fatto che il comune abruzzese, a differenza dei centri del Parco – Roccaraso ricade di fuori dell’area protetta – sia sprovvisto di cassonetti a prova di orso. Il Comune si sta in ogni caso impegnando per fronteggiare il problema realizzando una decina di nuove isole ecologiche informatizzate.

I cassonetti anti-orso in Trentino: un caso contraddittorio

In Trentino, a essere precisi, i cassonetti anti-orso sono già presenti. La loro distribuzione è portata avanti da anni dalla PAT, ed è stata intensificata nell’ultimo biennio, come si può leggere in alcuni comunicati ufficiali della Provincia, senza fermarsi neanche in corso di pandemia. Nel luglio del 2020 la PAT dichiarava ad esempio che, nella complicata primavera di lockdown, fossero stati posizionati sull’altopiano della Paganella “circa 40 nuovi cassonetti anti orso, in sostituzione o in aggiunta a quelli esistenti, portando così a circa 200 il numero dei cassonetti attualmente sul terreno (una parte dei quali in valle dei Laghi).”

Nel settembre del 2021 però, un rapporto dell’OIPA (Organizzazione internazionale Protezione Animali) sulla presenza dei “cassonetti antiorso” nell’Altopiano della Paganella e nella Val Rendena, ha evidenziato una situazione contraddittoria. “Mentre è in atto una campagna di demonizzazione dell’orso che si avvicina ai centri abitati per cercare cibo nei cassonetti, si evidenzia un grave ritardo nell’adeguare la gestione dei rifiuti organici alla presenza del plantigrado”.

“Il nostro reportage fotografico evidenzia la lentezza della Provincia autonoma di Trento nel mettere in atto misure di prevenzione, peraltro previste nel Pacobace , che creino le condizioni per una serena convivenza con l’orso”, dichiarava in tale circostanza Ornella Dorigatti, delegata dell’OIPA di Trento, aggiungendo che “ci chiediamo cosa aspetti la Pat ad adeguare i cassonetti in tutte le Valli dove gli orsi sono presenti. Questo permetterebbe di tenerli lontani dai centri abitati. Se l’orso cerca cibo nei cassonetti, è solo perché è l’uomo che glielo permette non attuando le misure di prevenzione. In questo documento fotografico lo dimostriamo”.

Dov’è la verità?

Da un lato troviamo quindi la PAT che dichiara di portare avanti con impegno la diffusione dei bidoni, e il persistere del problema orso nonostante tale impegno potrebbe spiegare il perché della scelta di puntare agli abbattimenti. Dall’altra abbiamo delle prove fotografiche della carenza di tali dispositivi sul territorio, o almeno in parte di esso. Si può sapere in sintesi quanti siano i bidoni finora installati e dove?

A fornire in maniera indiretta una risposta a tale quesito è il gruppo di attivisti di #stopcasteller, che ha avviato una mappatura dei bidoni “attira-orso”, non a norma, ancora presenti a livello regionale, partendo dal settore occidentale, allo scopo di “smontare dal basso le bugie della Giunta Fugatti su tutto quello che non è stato fatto”.

I cassonetti attira-orso

“Nonostante siano già trascorsi 20 anni dalla reintroduzione sul territorio trentino dei primi esemplari di orso bruno, in moltissime località di montagna si continuano ad utilizzare normalissimi bidoni della spazzatura – si legge nel comunicato degli attivisti –, che è estremamente semplice manomettere per un essere umano,figuriamoci per un animale grande, forte e molto motivato. Ci siamo domandati se nelle zone in cui si registra la maggiore presenza di orsi le amministrazioni si siano dotate di cassonetti a prova di orso. Secondo il ‘Rapporto grandi carnivori 2021’ una delle zone del Trentino a più alta concentrazione di questi animali è la Val di Sole.”

“In Val di Soleprosegue il documento – siamo stati nei comuni di Commezzadura, Dimaro, Mezzana, Ossana, Pellizzano. Abbiamo attraversato anche i comuni limitrofi di Carisolo, Comano Terme, Fai della Paganella, Giustino, Pinzolo, San Lorenzo Dorsino, Spiazzo, Stenico, Strembo, Tione di Trento, Tre Ville, Vallelaghi e alcune frazioni del comune di Trento. Ecco cosa abbiamo documentato. In alcuni casi abbiamo effettivamente trovato cassonetti la cui apertura risulterebbe impossibile per chiunque non sia dotato di pollice opponibile, ma si tratta di bidoni solo accidentalmente anti-orso perché il loro probabile scopo è quello di pesare i rifiuti che ogni famiglia conferisce. La cosa paradossale è che, anche dove abbiamo individuato questa tipologia di bidoni, a fare puntualmente eccezione erano proprio quelli contenenti i rifiuti organici! Nelle stesse aree ecologiche, accanto ad ‘inespugnabili’ bidoni degli imballaggi, del vetro, della carta e del residuo, abbiamo osservato normalissimi ed ‘indifesi’ bidonicini dell’umido, che non sembrano aspettare altro che la visita di un orso in cerca di uno spuntino“.

“Pensiamo che il progetto di una lenta e graduale ‘messa a norma’ dei cassonetti delle zone montane sia del tutto fallimentare se la volontà reale è quella di tenere gli orsi lontani dalle zone abitate, perché con questo ritmo la transizione totale potrebbe impiegare DECENNI. L’attuale situazione ‘a macchia di leopardo’, dove accanto ad un comune ‘virtuoso’ ce ne sono tre dove qualunque orso può rifornirsi di cibo senza alcun problema, non fa che porre le basi per il prossimo incontro/scontro tra umano e selvatico, con l’ennesimo orso o orsa che si ritroverà a pagare con la carcerazione o la morte.”

Vogliamo smontare le bugie della Giunta Fugatti su tutto quello che non è stato e ancora non viene fatto in termini di prevenzione – concludono gli attivisti –  Come? Mappando tutti i cassonetti dei rifiuti che in provincia di Trento incoraggiano l’avvicinamento ai centri abitati di orsi in cerca di cibo! C’è bisogno del contributo di tutte le persone che come noi considerano inaccettabile il trattamento presente e futuro riservato agli orsi etichettati come ‘problematici’. Che siate residenti o turisti di passaggio vi invitiamo a documentare la presenza di tutti i cassonetti “attira-orso” che incontrerete e ad inviarci fotografie e posizione esatta dell’isola ecologica così da creare un ‘contro dossier’ dal basso che documenti le innumerevoli inadempienze della politica provinciale.”

Sul sito stopcasteller.it è disponibile il link diretto alla prima mappatura delle località visitate, in continuo aggiornamento.

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