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Quanto tempo ci vuole per scattare la foto perfetta? tre anni

Fortuna o impegno, quale dei due elementi pesa di più nella realizzazione di uno “scatto perfetto”? La storia che stiamo per raccontarvi dimostra che una risposta univoca a tale domanda non esista. Per catturare un istante unico, un momento impareggiabile, si può giocare di razionalità, effettuare calcoli, definire strategie, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. E talvolta è proprio l’imprevedibile a trasformare una foto in pura magia. All’alba dello scorso 18 febbraio, il fotografo di Molveno Filippo Frizzera, è riuscito a realizzare uno scatto, nelle Dolomiti di Brenta, divenuto inevitabilmente virale sul web: la Luna piena che tramonta esattamente sul Campanil Basso, accompagnata da un parapendio che appare al centro del satellite, in allineamento perfetto con la guglia dolomitica. Una precisione di tempi e di geometrie che fa ben comprendere come tale immagine non possa essere semplicemente frutto di un colpo di fortuna. Sono stati necessari 3 anni di calcoli matematici e tentativi sul campo, per arrivare al risultato che oggi possiamo ammirare. Abbiamo contattato l’autore per farci raccontare questi 3 anni di avventure al chiaro di Luna.

Dietro questo scatto si cela una storia lunga 3 anni, può raccontarci come è iniziata?

“L’idea di questo scatto nasce dall’unione tra due passioni: quella per la fotografia che coltivo fin dall’adolescenza, cui ho deciso di dedicarmi a tempo pieno da ormai 7/8 anni, dopo aver abbandonato la strada da dottore forestale impiegato nella pubblica amministrazione, e quella per la montagna. Un ambiente che mi ritrovo a vivere in orari particolari, al mattino presto e alla sera, quando notoriamente si riescono a scattare le foto migliori, perché c’è la luce più bella. L’alba in particolare rappresenta sulle Dolomiti di Brenta il momento, fotograficamente parlando, più suggestivo, in quanto le vette si rivestono delle sfumature arancio-rosate della Enrosadira. Riuscire a fotografare la Luna piena, che tramonta al sorgere del Sole su quelle cime, è diventato un vero e proprio pallino, che mi ha spinto negli ultimi anni ad alzarmi alle 3 del mattino nella speranza, un giorno, di riuscirci.”

Una prima idea che non comprendeva parapendii…

“No, in un primo momento ho cercato di capire semplicemente quali calcoli effettuare per ottimizzare la riuscita della foto della Luna. Poi mi è venuta voglia di alzare un po’ l’asticella della difficoltà, e ho pensato di coinvolgere Nicola Donini, che è un pilota esperto, nonché campione italiano, di parapendio, anche lui di Molveno. E così nel 2019 abbiamo iniziato a progettare la realizzazione di questo scatto, con la Luna piena e il parapendio, convinti che non fosse poi così complicato. Questo perché Nicola ha un parapendio col motore, una sorta di elica gigante dietro la schiena, per cui non ha necessità di un decollo dall’alto, può anche decidere di partire dal basso e salire. E invece abbiamo impiegato 3 anni per arrivare al traguardo.”

Cosa intendiamo per calcoli?

“Sfruttando il mio background scientifico, abbiamo studiato a tavolino, con dei programmi cartografici, la posizione della Luna, la posizione del fotografo e la posizione esatta in cui si sarebbe dovuto trovare Nicola col suo parapendio, a una determinata quota, per assicurarci che si andasse a collocare precisamente dentro la Luna. E poi siamo passati dalla teoria alla pratica, impiegando appunto 3 anni di tentativi.”

In termini numerici di quanti tentativi parliamo?

“Dire 3 anni sembra tanto, ma in realtà le occasioni annue per realizzare uno scatto come questo sono circa 3 Perché la Luna, che prima di tutto deve essere piena, non tramonta sempre nello stesso punto. E magari non tramonta all’alba, oppure tramonta all’alba ma non c’è un posto fisico in cui posizionarsi per immortalarla precisamente a quell’ora. Su 3 occasioni potenziali annue abbiamo dovuto fare i conti con giorni di maltempo, giorni in cui il parapendio non poteva volare a causa di raffiche di vento, così come errori di calcolo che hanno impedito il corretto posizionamento del parapendio nella Luna, e anche qualche problema di equipaggiamento – per farvi capire, l’accensione di un motore a temperature basse all’alba, può comportare qualche difficoltà – , e aggiungiamo infine il lockdown in pandemia.”

Ma non vi siete mai persi d’animo…

“Sapevamo che prima o poi ci saremmo riusciti. Ci siamo posti in un’ottica del tipo ‘è giusto imparare dagli errori e quando ci riusciremo sarà ancora più bello’. Sono pienamente convinto che se questa fotografia fosse venuta al primo colpo, non sarebbe stata poi così speciale. Sarebbe stata bellissima, come forse lo è, ma senza una storia alle spalle”.

Nell’ultimo tentativo, quello vincente, tutto è andato secondo i piani?

“In realtà no, perché il pilota in parapendio che vedete nello scatto non è Nicola Donini. Per il tentativo della scorsa settimana Nicola ha deciso di chiedere la partecipazione di Marco Diliberto, compagno di avventure e anche lui esperto pilota di parapendio. I parapendii nella Luna sarebbero stati dunque due. Abbiamo fatto una prima prova all’alba di giovedì ed è andata male perché c’era troppo vento. Io sono salito a 1800 metri con gli sci da scialpinismo, abbiamo fatto una prova radio alle 6, poi si sono lanciati col parapendio e arrivati a una quota di 1400 metri circa hanno subito delle raffiche troppo pesanti, decidendo che fosse meglio scendere.

Abbiamo riprovato venerdì mattina: io mi trovavo posizionato un po’ più in basso perché il tragitto della Luna e l’orario erano diversi, i due parapendii in volo al posto giusto al momento giusto, insomma era tutto pronto quando 5 minuti prima dell’alba, forse anche meno, Nicola mi chiama e mi segnala un problema tecnico per cui si trovava costretto a scendere. Dunque è rimasto nel cielo solo Marco, che non avevamo istruito sul dove andare, non aveva neanche una posizione GPS di riferimento, perché io i miei calcoli li avevo fatti con Nicola, definendo un tragitto preciso per seguire il movimento della Luna. E così alla fine sono riuscito a posizionare Marco, inviandogli indicazioni via radio, del tipo ‘più a Sud, più a Nord, più in alto, più in basso’, precisamente dentro la Luna per un secondo o forse due, giusto il tempo di effettuare lo scatto. La cosa divertente è che quando ho mostrato loro lo scatto, Marco non riusciva a credere che quel puntino nella Luna fosse proprio lui.”

L’assenza di Nicola Donini sulla scena sarà un incentivo a riprovarci?

“Sicuramente, perché in ogni caso il progetto è anche suo. Ci siamo anche già detti che tocca alzare ancora un po’ l’asticella della difficoltà.”

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Un commento

  1. Tra amici avevamo programmato e costruito la foto perfetta nel Latemar..con noi in cima al pinnacolo detto torre di Pisa. Eravamo ansiosi, dopo gli scatti con 2 reflex,, e provini ,di scegliere il migliore bianco&nero di due rullini e farci gigantografie.Per la scadenza non controllata del bagno di sviluppo amatoriale fai date, ogni fotogramma dei due rullini ..venne tutto trasprente..Passati alcuni anni, ripetemmo l’impresa con una sola altra reflex e rullino di diapositive a colori…che sarebbero tassativamente state mandate in laboratorio specializzato. anche questa volta diapositive sbiadite. Andammo in laboratorio specializzato .il tecnico revisiono’ la macchina reflex e trovo’ che i tempi di scatto effettivo nell’otturatore erano da ritarare con apposita procedura e strumento …80 mila lire.. Conclusione la foto perfetta non e’ stata più fatta . Se ritentassimo, ormai avremmo moderna macchina digitale. Meglio due o tre , non si sa mai che una sola possa avere batteria difettosa o scarica.Non e’ escluso che una maledizione che parte da un genius loci colpisca anche tre macchine contemporaneamente.I gruppi dolomitici abbondano nel repertorio di fiabe e leggende
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