AlpinismoAlta quota

Dagli abissi al cielo, realizzata la prima ascesa della vetta “più alta” della Terra

Nel febbraio 2021 un investitore texano e uno scienziato hawaiano hanno dato il via a un progetto ambizioso: realizzare la prima ascesa della montagna “più alta” del Pianeta. No, non siamo impazziti, e neanche loro. E le virgolette ci aiutano a spiegare l’arcano. Sulla Terra possiamo riconoscere due vette più alte, a seconda di quello che scegliamo come riferimento zero. Utilizzando il livello del mare, è l’Everest a primeggiare con i suoi 8.849 metri. Prendendo invece come riferimento il fondale oceanico, vi è una montagna che, nascosta per tre quarti dalle acque del Pacifico, viene riconosciuta come la “più alta”, il vulcano hawaiano Mauna Kea. Di 10.211 m totali di altezza, solo 4.207 spuntano fuori dalle acque. Gli inglesi incontrano molti meno problemi di noi, definendo l’Everest the highest e il Mauna Kea the tallest. Noi accontentiamoci delle virgolette.

Ora tutto sembrerà più chiaro. Nel febbraio 2021 i due avventurieri sono partiti alla volta del Mauna Kea, la Montagna Bianca, mai salita finora dalla base alla cima. E sono riusciti nell’impresa, riconosciuta solo di recente come un nuovo Guinness World Record.

I protagonisti

Definire investitore texano Victor Vescovo è in effetti limitante. Nato nel 1966, è un ufficiale della marina USA in pensione e esperto esploratore subacqueo. Come evidenziato dalla stessa commissione del Guinness World Record, è divenuto celebre nel libro dei record quando, nel  2019, è diventato la prima persona a raggiungere la più elevata profondità oceanica (10.925 m, con un ricalcolo del 2020 portata a 10.934 m). Restando in tema di montagne alte, è anche stato in cima all’Everest, nel 2012. Lo si può definire dunque come la prima persona al mondo ad aver toccato il punto più alto e il più basso del Pianeta.

Il compagno di avventure, Clifford Kapono, è invece un giovane scienziato impegnato in ricerche sulle biologia marina, giornalista, attivista e surfista nativo delle Hawaii.

L’ascesa di una montagna sacra

Coniugando le due passioni, per la montagna e le immersioni, Vescovo si è posto l’obiettivo di realizzare la prima ascesa completa del Mauna Kea in 3 giorni. E ha deciso di portare con sé un partner nativo hawaiano, cresciuto all’ombra dell’alta vetta, per rispetto delle tradizioni locali. Il Mauna Kea è considerato una dimora degli dei (Na Akua) e si dice che sulla sua cima si siano incontrate Madre Terra (Papa) e Padre Cielo (Wakea). E in secondo luogo perché, nel corso delle sue esperienze, ha compreso quanto sia importante coinvolgere la comunità scientifica locale in quel che si fa. “Questi posti dopotutto sono parte della LORO casa, non della mia”.

Dagli abissi al cielo

Il viaggio epico della coppia è iniziato alle prime luci dell’alba il 1 febbraio 2021, quando sono saliti a bordo del veicolo biposto per immersione profonda Limiting Factor. Pilotato da Vescovo, il mezzo ha raggiunto la base della montagna, a una profondità di – 5.116 metri. Il concetto di base della montagna bisogna evidenziare che sia oggetto di discussione, nel senso che il fondale oceanico non è certo una tavola piatta, dunque dipende da quale area del fondale venga considerata parte integrante della montagna.

“Dal momento che le spedizioni sull’Everest partono convenzionalmente dal campo base, a 5.364 m – si legge sul sito dei Guinness World Records – piuttosto che richiedere una partenza da 0 metri sul livello del mare, anche se c’è qualcuno che lo ha fatto – abbiamo considerato una profondità di 5.116 m sufficiente come ‘punto di partenza’ per la salita del Mauna Kea.”

Il Limiting Factor è tornato in superficie poco prima di mezzogiorno. I due sono tornati a bordo della barca di supporto per cambiarsi, indossare i pantaloncini e iniziare a remare a bordo di un kayak a 3 posti, sotto l’esperta guida di Chad Cabral, per 43 km, in direzione della Big Island, l’isola più grande dell’arcipelago delle Hawaii.

Arrivati dopo 5 ore di fatica al Wailoa harbour di Hilo, hanno raggiunto a piedi l’albergo in cui trascorrere la notte e ricaricarsi. All’alba è iniziata la parte “terrestre” del viaggio. Montati in sella alle bici alle 8 del mattino, hanno puntato dritto alla Montagna Bianca, pedalando per circa 60 km.

In stile Puja, hanno rivolto offerte e preghiere alla montagna, proseguendo poi per un ulteriore tratto in bici, su pendenze del 17%, fino a decidere che fosse ormai ora di procedere a piedi. Hanno dunque continuato la salita fino all’Onizuka Visitor Center, a 2.800 m, pernottandovi, e il terzo giorno, il 3 febbraio, hanno affrontato di prima mattina i 9,6 km dell’Humu’ula Trail fino all’osservatorio della montagna, uno dei più celebri al mondo.

Una volta qui, per arrivare alla vera cima, hanno dovuto percorrere un ultimo tratto in forte pendenza su neve e ghiaccio. All’1.55 circa del pomeriggio erano finalmente a 4.207 metri al di sopra della superficie dell’Oceano Pacifico, oltre 9 km al di sopra del punto di partenza dell’avventura, o come viene definita nel Guinness World Records, “odissea”.

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3 Commenti

  1. Non dimentichiamo come montagna « più alta » della terra anche il Chimborazo, vulcano dell’Ecuador, la cui cima (6.263 mt) é la più distante di tutte dal centro della terra.
    Cordialmente

  2. Grazie grazie, anche io ho salito il Mauna Kea durante il mio viaggio di nozze, grazie grazie, medaglia?? grazie grazie

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