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Stefano Gregoretti e Dino Lanzaretti in Siberia per sensibilizzare sulla crisi climatica

“Siamo convinti che il surriscaldamento climatico degli ultimi decenni abbia un colpevole: Noi!” Così Stefano Gregoretti e Dino Lanzaretti annunciano la loro nuova spedizione. Un progetto unico nel suo genere: in bici, attraverso la Siberia invernale, e in sup, fino all’oceano artico quando l’estate trasforma i luoghi più freddi del Pianeta. Entrambi hanno una grande esperienza per quanto riguarda l’esplorazione di alcune delle aree più fredde del pianeta. Lanzaretti, in particolare, nel 2017 ha attraversato la Siberia invernale in sella alla sua bicicletta. Gregoretti invece si è cimentato in alcune delle più dure competizioni che si svolgono nelle terre artiche, oltre ad aver pedalato e corso attraverso l’artico canadese in pieno inverno.

L’ambizione è quella di unire sport, esplorazione, viaggio e comunicazione per sensibilizzare sul tema della crisi climatica. Un problema che riguarda tutti noi e che oggi occupa un ruolo di primo piano nei tavoli di dialogo che ogni anno vedono protagoniste le grandi potenze economiche mondiali. Il progetto dei due si chiama “Siberia 105°” e pone l’attenzione su quei 105 gradi di escursione termica tra estate e inverno che caratterizzano il territorio siberiano. “Vogliamo dare il nostro contributo di esploratori per toccare con mano le mutazioni che il clima sta avendo sotto i colpi delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’aumento dei gas serra sta innalzando le temperature soprattutto nelle zone più fredde del pianeta, facendo registrare medie altissime in zone che prima erano famose per essere i luoghi più freddi del pianeta. Sconvolgente è il caso della cittadina di Verkhoyansk in Siberia che l’estate scorsa ha toccato i +38°C, quando d’inverno può raggiungere i -67°C. L’immediata conseguenza sono stati roghi con fronti vastissimi che hanno incenerito 9 milioni di ettari di taiga”.

105°C di escursione termica

Sono 105 i gradi centigradi di escursione termica che hanno trasformato la città più fredda del mondo nell’inerte spettatore di colossali incendi che stanno intaccando il millenario permafrost che si sta sciogliendo. Questo determina la liberazione di grandi quantità di gas serra immagazzinate nel sottosuolo, che vanno a sommarsi al biossido di carbonio prodotto dalla combustione della torba che abbonda in queste aree. “Non è sufficiente ripulirci la coscienza dicendo che fra dieci anni la vegetazione ricrescerà e si riprenderà tutti i gas rilasciati, quelli che vengono dal suolo contribuiranno inesorabilmente a innalzare le temperature di queste terre innescando un circolo vizioso che le incendierà ogni estate sempre di più”.

La spedizione

La spedizione di Stefano e Dino è divisa in due fasi, una invernale e una estiva. La prima, attualmente in corso, trasporta i nostri protagonisti nel mondo del freddo a temperature che possono scendere sotto i -60 gradi centigradi. Con queste condizioni i due stanno provando a compiere in bicicletta e in totale autonomia i 1200 chilometri che separano Ojmjakon da Verchojansk, i due villaggi che si contendo il record come centro abitato più freddo al mondo.

Nell’estate 2022 lasceranno invece la bici per prendere il sup e proseguire il logo viaggio da Verchojansk remando lungo i 750 chilometri del fiume Yena fino a raggiungere l’Oceano Artico. Anche in questo caso si muoveranno in totale autonomia, grazie a degli speciali mezzi da spedizione.

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Un commento

  1. Rispuntano i manicotti al manubrio.I nostri nonni e padri ,gia’tanto se forniti di biciclette da strada, se li confezionavano con la pelliccia di coniglio conciata ( piu’ carne arrosto o in umido senza sprecare il sugo calorico). Rimane il problema viso con condensa gelata e occhiali appannati .Non trovo proposte di visiere con resistenza incorporata alimentata da dinamo sulla ruota. Trovate invece bustine chimiche a reazione esotermica .
    alrlro problema:la traspirazione e come asciugare i capi intrisi di sudore.,,se non si trova a fine tappa un rifugio o isba.

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