Ambiente

Scoperto sul “ghiacciaio” del Calderone un minuscolo abitante da proteggere

Il “ghiacciaio” del Calderone, nel massiccio del Gran Sasso, è riconosciuto dagli esperti come un sensibile indicatore dei cambiamenti climatici. Rispetto ai ghiacciai alpini mostra infatti una velocità di risposta ai cambiamenti del clima molto più elevata. Dal 2000 appare costituito da due glacionevati residui (da cui il virgolettato “ghiacciaio”), che al termine dell’estate appaiono ricoperti di solo detrito. Siamo di fronte a un ambiente fragile, che forse non esisterebbe già più se non fosse, come riportato nel recente monitoraggio effettuato dalla Carovana dei Ghiacciai di Legambiente, per “l’effetto protettivo svolto dalle alte pareti delle cime che racchiudono la Conca del Calderone e dalla copertura detritica costituita dal detrito calcareo che con la sua colorazione chiara favorisce la riflessione dei raggi solari”. Ma le ondate di caldo, la cui frequenza è evidentemente in aumento, lo rendono sempre più vulnerabile. Di recente uno studio tutto italiano, coordinato dall’Università Statale di Milano, ha evidenziato come, assieme a ciò che resta del ghiacciaio del Calderone, rischi di scomparire anche un suo minuscolo abitante, finora sconosciuto alla scienza.

Allo studio hanno partecipato ricercatori del dipartimento di Bioscienze e del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’Università di Milano, insieme a studiosi dell’Università dell’Aquila, dell’Università di Siena e del Museo delle Scienze di Trento – MUSE. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista European Journal of Taxonomy in un articolo intitolato “Desoria calderonis sp. nov., a new species of alpine cryophilic springtail (Collembola: Isotomidae) from the Apennines (Italy), with phylogenetic and ecological considerations”.

Desoria calderonis

Il nome del piccolo abitante del “ghiacciaio” è Desoria calderonis e, come spiegato dai ricercatori della Statale in un comunicato ufficiale diffuso nei giorni scorsi, si tratta di una specie appartenente ai collemboli. Piccoli animali affini agli insetti a cui appartengono le cosiddette “pulci dei ghiacciai” (Desoria saltans), che prediligono ambienti freddo-umidi.

Ma come dobbiamo immaginare questo minuscolo essere amante del freddo? Anche se non si tratta propriamente di un insetto, da non esperti del settore potremmo dire che ricordi un po’ una formica (la scienza ci perdoni). Ha un corpicino di lunghezza media di 1,5 mm, di colore nero-violaceo su addome e antenne, più chiaro sulla furca (una appendice addominale biforcata e ripiegata in avanti, che serve per il salto) e sulle zampe, che appaiono marroncine. Sul corpo presenta dei peli detti setae.

Un abitante forse esclusivo del Calderone

Il nome del collembolo, Desoria calderonis, ha un evidente rimando al luogo della scoperta, che i ricercatori non escludono sia l’unico luogo in cui tale specie possa essere rilevata, per l’appunto il Calderone. Nello specifico la sua presenza è stata rilevata a quota 2650–2700 metri.

“Questo piccolo animale si è rivelato essere esclusivamente legato al ghiaccio coperto da detrito che ora costituisce quel che rimane del ghiacciaio, in via di rapida scomparsa a causa del riscaldamento globale si legge ancora nel comunicato della Statale – . Appena scoperta, è quindi una specie fortemente a rischio d’estinzione nel prossimo futuro. La ricerca ha aggiunto un tassello importante per lo studio della biodiversità italiana ed europea, fornendo anche nuovi dati per sottolineare l’importanza cruciale dei ghiacciai per la conservazione della natura, in particolare delle specie legate ad ambienti freddi d’alta quota.”

Questi studi – concludono i ricercatori – sono essenziali per fornire nuove conoscenze sul rischio di estinzione delle specie in seguito ai cambiamenti climatici, essenziali per indirizzare le politiche di gestione e conservazione della biodiversità. Inoltre, forniranno informazioni utili a scala globale, in quanto gli ambienti di alta quota sono da tempo riconosciuti come delle vere e proprie sentinelle dei cambiamenti climatici”.

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Un commento

  1. Il detrito sopra il ghiacciaio NON riflette i raggi solari, perché è scuro. Sono la neve e il ghiaccio superficiali, molto chiari, a proteggere il ghiacciaio facendo rimbalzare i fotoni della luce.

    La scienza vi perdoni anche questo…

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