Meteo

Caldo anomalo di fine anno, attenzione alle attività sulla neve!

Si stanno moltiplicando sul web gli annunci dell’arrivo di una ondata di caldo anomalo per la fine dell’anno, che si estenderà anche ai primi giorni del 2022. Titoli di fronte ai quali, ormai coscienti della difficoltà dei modelli previsionali di fornire scenari attendibili se non a breve distanza dal giorno X, abbiamo preso tutti inevitabilmente tempo per comprendere se fosse vero. Quel momento si avvicina e gli esperti confermano: sono in arrivo giorni di caldo anomalo, soprattutto in montagna.

Presa coscienza del fatto che questa volta l’annuncio, meteorologicamente tragico anche per chi di base ami il caldo, sia vero, cerchiamo di capire nel dettaglio cosa ci attende e, di conseguenza, come comportarci, in particolare sulla neve, con il supporto del meteorologo Filippo Thiery.

Quanto farà caldo nei prossimi giorni?

“É in arrivo una affermazione anticiclonica con caratteristiche di eccezionalità. Eccezionale in meteorologia come più in generale in italiano non significa ‘mai visto’ ma ‘con caratteristiche rare a verificarsi’. A risultare in tal senso eccezionale sarà la mitezza dell’aria che arriverà insieme a questa campana di alta pressione, soprattutto in quota. Come è tipico che avvenga in questa fase dell’inverno in cui la lunghezza delle notti è ancora massima, l’alta pressione nelle valli e nelle conche si riflette in spiccate condizioni di inversione termica, dunque in queste aree orograficamente depresse, le temperature notturne e dell’alba non saranno particolarmente fredde ma in ogni caso di stampo invernale. Le massime diurne saranno miti, ma dopo nottate abbastanza fredde saliranno di poco al di sopra dei valori medi del periodo. Invece in montagna, al di sopra dello strato di inversione termica, la situazione sarà eccezionale.

Parliamo di uno zero termico che, soprattutto nella fase di picco di questa ondata di caldo, tra 31 dicembre e 1 gennaio, salirà sulle Alpi occidentali – Piemonte e Liguria – fino ai 3900 m. Sulle Alpi Centrali – Lombardia – sui 3500-3600 m, sulle Alpi del Triveneto gradualmente prima al di sopra dei 3000 e poi dei 3500 m. Sull’Appennino settentrionale – piemontese, ligure, tosco-emiliano – al di sopra dei 3900 metri e sull’Appennino Centrale sui 3700-3800 metri.

Siamo di fronte a condizioni di stampo tardo primaverili se non pre-estive. Questo vuol dire che sulla fascia collinare sia prealpina che dell’Appennino settentrionale, a quote di 600 – 800 metri, si potranno superare i 20°C; a 1500 metri le minime saranno sui 10/12°C e le massime sui 15/18°C; a 2000 m, anche sulla zona del Triveneto che dicevamo essere quella colpita dai valori meno esagerati, le minime saranno sui 6/8°C e le massime attorno a 12°C; a 3000 metri non si scenderà sotto lo zero neanche di notte, con minime di qualche grado sopra lo zero e massime attorno ai 4/5°C.”

Quanto durerà l’ondata di caldo anomalo?

“Il picco maggiore sarà rappresentato dalle 48 ore a cavallo del cambio di anno, ma già da oggi, giovedì 30 dicembre si entra nel vivo di questa spiccata anomalia, e ci resteremo almeno fino al 2 gennaio. Il 2 l’anomalia inizierà a essere scalfita prima sulle Alpi e poi sulle regioni centrali, ma dobbiamo aspettarci un attenuamento graduale. Il 3 gennaio avremo probabilmente lo zero termico attorno ai 2000 m sulle Alpi, 3000 m sull’Appennino settentrionale e 3500 m sul centrale. In merito alle voci già circolanti sul potenziale ritorno di freddo e neve per l’Epifania, ricordiamo che a distanza di una settimana le previsioni siano ben poco attendibili. Una settimana fa si parlava di Capodanno con la neve.”

Dobbiamo temere che l’inverno sia finito?

“Non possiamo certo dirlo ora. Il verificarsi ora di una anomalia di caldo così eccezionale non preclude che ritorni il freddo. Dobbiamo però prendere coscienza del fatto che situazioni di questo tipo purtroppo prevarranno sempre di più sulle anomalie di segno opposto. Questo non significa che non ci saranno mai più ondate di freddo e gelo, ma a causa del cambiamento climatico le anomalie calde peseranno sempre di più rispetto alle fredde, saranno sempre più numerose e accentuate.”

Si può parlare di caldo record?

“Quando si parla di record in meteorologia, esattamente come in atletica, bisogna aspettare che la gara finisca. Perché chiamo in causa l’atletica, perché l’analogia regge: ci sono finali olimpiche dei 100 metri in cui, come si dice in gergo, ‘un corridore ha il record nelle gambe’ e altre in cui il record arriva in maniera più sorprendente. L’ondata di caldo in arrivo rientra in una situazione del primo tipo e non mi stupirei se venisse infranto qualche record di caldo, soprattutto in montagna, ma ne riparleremo a posteriori. Da evidenziare è che tutta Europa sarà interessata da questa anomalia. I Pirenei e la Penisola iberica mostreranno valori ancora superiori ai nostri”.

Quali saranno le conseguenze di questi giorni anomali sul manto nevoso?

“Nelle scorse settimane, dopo le prime significative nevicate di fine novembre – inizio dicembre, su Alpi e Appennini in quota è arrivata la pioggia. Il manto nevoso come conseguenza, oltre ad essersi consumato, risulta particolarmente umidificato. Il rialzo termico dei prossimi giorni aumenterà ancor di più tale umidificazione, favorendo in quota condizioni tardo-primaverili, con un incremento sensibile della instabilità dei versanti e del pericolo di valanghe anche di grandi dimensioni, sia spontanee che provocate. Senza escludere valanghe di fondo, che generalmente sono tipiche della primavera.”

CNSAS: essenziale consultare i bollettini valanghe

Importante sarà dunque prestare attenzione nella programmazione delle escursioni in ambiente innevato, con gli sci così come con le ciaspole. E magari saper rinunciare e rimandare a tempi migliori una uscita se necessario. Il Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale ha diffuso un appello nei giorni scorsi, invitando caldamente a monitorare i bollettini valanghe.

“Così come preannunciato da diversi servizi meteorologici, è in arrivo un caldo anomalo in tutta Italia con temperature che supereranno i 15° in diverse località, anche in quota. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, prima di intraprendere qualsiasi attività sulla neve, consulta con attenzione il servizio Meteomont, svolto sull’intero territorio nazionale dalle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano e dall’Arma dei Carabinieri in collaborazione con il servizio meteo dell’Aeronautica Militare, o i bollettini niveo meteorologici delle ARPA locali per verificare eventuali condizioni di criticità e il rischio valanghe. Una piccola accortezza che può fare la differenza”.

La stagione della ripartenza (?) dello sci

L’ondata di caldo anomalo, come anticipato, fa seguito a settimane non certo d’oro dal punto di vista delle precipitazioni nevose, soprattutto sugli Appennini. Fatta eccezione per la stazione di Campo Imperatore che assicura di poter sciare su neve naturale, gli impianti sciistici a quote più basse cercano di mantenere attive le piste azionando i cannoni o, come sta accadendo sul Terminillo, dove si spera di aprire per Capodanno gli impianti ancora chiusi, trasportando sulle piste con i camion la neve caduta a quote più elevate. In alcune località, come sul Monte Amiata e sull’Appennino marchigiano, si è optato nei giorni scorsi per una chiusura fino al nuovo anno, meglio dire fino al prossimo ritorno della neve.

Il meteo va dunque a pesare ulteriormente su una stagione che avrebbe dovuto essere di ripartenza ma che stenta a decollare, da Nord a Sud, su cui sono state investite speranze e risorse per garantire una piena sicurezza dopo un inverno di stop causa Covid.

La nuova impennata di contagi ha portato la cabina di regia a ritenere opportuna una revisione delle regole da seguire per assicurare la sicurezza sulle piste (con introduzione dell’obbligo di mascherina Ffp2 su impianti di risalita chiusi, ovvero cabinovie, funivie, funicolari e seggiovie con cupola chiusa; restano invariate norme definite in precedenza). Una regola in più che non dovrebbe modificare poi molto le cose, né alterare la voglia di neve degli appassionati. Purtroppo, per il timore di un passaggio delle regioni in zona gialla se non arancione, con incremento progressivo delle restrizioni, aumentano le disdette da parte dei turisti, in particolare esteri, che avevano ipotizzato di trascorrere una settimana bianca vecchio stile (pre Covid) su Alpi e Appennini.

Piovono le disdette in montagna

“La stima è del 60 per cento di disdette di prenotazioni che erano state fatte nei territori montani alpini e appenninici fino all’Epifania. Siamo preoccupati. Perché tra gli operatori turistici, albergatori e ristoratori in particolare, oggi regna l’incertezza. Tanta. E fioccano le telefonate di disdetta. Che quest’anno sono più dannose dello scorso anno”, afferma Marco Bussone, Presidente Nazionale Uncem, Unione dei Comuni montani.

“Siamo preoccupati – prosegue – perché il danno dell’inverno 2021-2022 è peggiore di un anno fa. Nel dicembre 2020 gli albergatori e i ristoratori sapevano che sarebbero rimasti con numeri ridotti. Quest’anno no e quanto previsto, anche come magazzino di prodotti, a novembre 2021, oggi è impossibile da ammortizzare. Va detto che il dato dei contagi Covid, molto diversi dallo scorso anno, è quello che ci dà più sollievo. È indubbio che il dato sanitario è principale. Il dato economico, con una decrescita improvvisa dettata da disdette e mancanza di prenotazioni, dall’impossibilità di arrivare dall’estero, richiede, anche su istanza in queste ore delle Organizzazioni di categoria, un impegno forte politico. Devono agire Governo e Parlamento, con le Regioni. Nessuno può escludere che serviranno dei ristori. Oppure l’attivazione di specifici fondi di rotazione per le imprese turistiche. Lo capiremo nelle prossime settimane. L’incertezza per ora domina tra tutti, compresi ovviamente i Sindaci. Siamo inermi di fronte a questa quarta ondata.”

“E comunque sappiamo che la montagna, gli spazi aperti e anche lo sci, le attività su pista, su neve e su ghiaccio, con mascherina e altre protezioni imposte dalle normative, sono meno contagiose rispetto ad altre situazioni dove si concentrano molte persone – conclude Bussone –. Gli spazi aperti della montagna non sono causa del Covid, ma molto spesso sono invece soluzione alla diffusione del contagio. Sempre con mascherina ovviamente e con il vaccino per tutti, con numeri che Uncem auspica possano crescere anche nei piccoli Comuni e sui territori grazie a una campagna ad hoc nella quale crediamo con il Governo e con il Commissario Figliuolo.”

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