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Tamara Lunger chiude il suo progetto spagnolo: “Non me la sono sentita di scalare con quel dolore dentro”

Venerdì era una bellissima giornata sopra un mare di nubi e mi sentivo così bene, ero in paradiso. Il programma era di salire il Veleta, l’Alcazaba e il Mulhacen. Era tutto innevato, con una luce favolosa, un freddo e un vento fortissimo percepito da ogni centimetro del mio corpo. È vero che la sera prima ho avuto delle sensazioni strane, non buone, ma non ci volevo far caso, volevo concludere il tour come da programma e chiudere con una bella giornata sulla Sierra Nevada. Tutto procedeva liscio finché sono arrivata giusto sotto la cima, certo soffrendo il freddo ma niente altro e all’improvviso, senza nessun segnale, sono scoppiata in lacrime. Non so esattamente cosa di preciso, ma qualcosa mi ha catapultato indietro nel tempo alle ore più difficili della mia vita, quelle sul K2! Sono riaffiorate la paura e tutte le emozioni di quei momenti”.

Con queste parole Tamara Lunger ha deciso di comunicare la decisione di chiudere in anticipo il progetto iniziato lo scorso settembre con l’obiettivo di salire tutte le montagne di 3000 metri della Spagna affiancando arrampicata, bicicletta, kayak e parapendio. “Non me la sono sentita di scalare con quel dolore dentro. Per me non ha un senso” spiega l’alpinista, che si confessa ancora profondamente scossa dall’esperienza dello scorso inverno al K2 durante la quale hanno perso la vita gli amici Juan Pablo Mohr, Sergi Mingote, Atanas Skatov, John Snorri e Ali Sadpara.

Mi rimbalza in testa quella frase che tante volte ho visto passarmi davanti agli occhi ‘per tornare a casa a volte bisogna fare un grande giro’. Dove il ‘tornare a casa ‘è anche capire perché veramente si è partiti. Ho capito che se anche sono partita con l’idea genuina, un vero e proprio progetto, di replicare il Tamara Tour Italia in un territorio diverso, non era solo il territorio ad essere diverso.  Ero io diversa. Lo scorso anno avevo energia da vendere e la voglia di regalarla agli altri. Dopo un lockdown sofferto da tutti, avevo la voglia di mostrare che si può sempre attingere dalle proprie risorse per poter creare qualcosa di nuovo e qualcosa di bello anche da una brutta situazione. Questa volta sono partita inconsapevole del fatto di essere io, ancora, in una brutta situazione e che l’aver avuto la mia famiglia, i miei amici e Davide vicini e di supporto, l’aver scritto un libro su tutto quello che ho visto e passato al K2 – e quindi l’aver tirato tutto fuori – non è stato sufficiente per farmi tornare la Tamara di prima, o essere una nuova Tamara ma di nuovo piena di energia anche da dare agli altri. Ho capito che questo tour non aveva il senso di farmi scalare le vette della Spagna come da mio programma meticoloso, ma quello di farmi diventare consapevole che il K2 è ancora tanto dentro di me, che i miei amici che non ci sono più sono ancora dentro di me, ma non nel modo positivo che tanto tanto tanto vorrei già fosse. Sono ancora profondamente scossa, addolorata e triste per la loro mancanza. Ho capito che questo tour, alla fine ‘per caso’ è iniziato e finito a Barcellona con Miriam e tutta la famiglia di Sergi, è stato il modo per farci tutti sentire una stessa unica famiglia, ancora nel lutto e desiderosi di vivere e di far tornare i nomi e i ricordi in vita con gioia, ma che tutti abbiamo ancora un lungo percorso da fare e solo INSIEME lo possiamo fare. E se c’è una cosa di cui essere grati e felici è che Dio, l’universo, i nostri amici che non ci sono più, hanno trovato un modo per riunirci tutti”. È la confessione di Lunger, che si dichiara apertamente e con il cuore in mano non ancora pronta a tornare pienamente sulle grandi montagne, le quali non riesce ancora a pensarle con un’attitudine felice.

Montagne mie abbiate pazienza” conclude Tamara, che si prenderà il tempo necessario per metabolizzare il suo K2 e per tornare con più gioia di prima a fare quello che ama.

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4 Commenti

  1. A me piace Tamara, è un bello spirito libero ed è di ispirazione, però fino in fondo non capisco la decisione di andare al K2 in inverno, a posteriori è stato salito certo, ma rimane e rimarrà sempre una sfida ai limiti dell’impossibile dove non dico che si tira la monetina ma quasi.
    Dal Tamara Tour Italia al K2 in invernale ce ne passa eccome, ci sono miglialia di vette che poteva fare (che magari farà) più abbordabili.

    Spero torni in pista presto

  2. ciao.la variabile umana e immensa ed infinita.quello che passa dentro a una mente che ha sofferto vedere morire amici e colleghi alpinisti,puo’ tornare in memoria in ogni momento.stanchezza fisica mentale stress di ogni tipo aiutano a far ritornare questi flashback.la Tamara e forte e temeraria.passera’ tutto.ci vuole molto molto tempo.(ricordo che durante una gara mondiale di sci-alpinismo,molti anni fa’,lei e il suo gruppo furono testimoni di un membro francese che scivolo’ da una cresta molto semplice del monte bianco,assenza di vento,visibilita’ immensa, e tragicamente fece una scivolata di oltre 2500 metri.RIP.questo fatto disturbo’ tutto il gruppo per molto molto tempo).forza Tamara.

  3. Mi spiace che non riesca a superare questi problemi alpinistici mentali.
    Magari imparerà come fare, o resterà come è.
    Auguri !

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