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Zingaretti batte Bannon, e la Certosa di Trisulti riapre

Dalle montagne più integre del Lazio arriva una buona notizia. Martedì 9 novembre riapre al pubblico la Certosa di Trisulti, che sorge a 825 metri di quota tra i boschi e le rocce dei Monti Ernici, nell’alta Ciociaria. Il complesso sacro, nato all’inizio del Duecento, è stato più volte rimaneggiato nei secoli successivi, e ha oggi forme rinascimentali e barocche. Negli anni, i religiosi di Trisulti sono diventati esperti della raccolta e dello sfruttamento delle erbe officinali della montagna. Non a caso, uno degli ambienti più suggestivi del complesso è la farmacia dei monaci, decorata dagli affreschi ottocenteschi del pittore napoletano Filippo Balbi. 

Molti visitatori illustri, nei secoli hanno descritto la bellezza della Certosa. “Se vi è un luogo in cui lo spirito umano possa raccogliersi nella più seria ed elevata meditazione, dev’essere qui in una delle più sublimi solitudini che io abbia mai visto” ha scritto lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, esperto e innamorato del Lazio, intorno alla metà dell’Ottocento. 

Da quando esiste l’escursionismo sull’Appennino, la Certosa di Trisulti è il punto di partenza di itinerari che conducono alle vette vicine, e un punto di appoggio lungo traversate a piedi di più giorni. Oggi passa da qui il Cammino di San Benedetto, che si snoda da Norcia a Subiaco e a Montecassino. Sono molto visitate anche le due cavità carsiche, la Grotta di Collepardo e il Pozzo d’Antullo, che si aprono nei pressi del borgo medievale di Collepardo, da cui si sale in auto o a piedi alla Certosa. Sulla falesia della Cueva, poco a valle di Trisulti, Laura Rogora e altri climber hanno tracciato e liberato alcune delle vie di arrampicata più difficili del Lazio.    

Come tanti monasteri, in Italia e non solo, la Certosa di Trisulti ha visto diminuire negli anni il numero dei suoi religiosi. Per questo motivo, qualche anno fa, il complesso è stato abbandonato dai Certosini. 

A febbraio del 2018, con una decisione sorprendente, il Ministero dei Beni Culturali, e il ministro Dario Franceschini hanno affidato la Certosa per 19 anni, con un affitto di 100.000 euro all’anno, al Dignitatis Humanae Institute, un think-tank statunitense vicino alle posizioni di Steve Bannon, guru del sovranismo legato all’ex-presidente USA Donald Trump. Secondo Benjamin Harnwell, presidente dell’istituto, Trisulti sarebbe dovuta diventare “la sede della lotta per difendere la civiltà giudaico-cristiana nel mondo”. La decisione del MIBACT è stata immediatamente contestata da una serie di associazioni locali (tra queste il CAI, Legambiente e gli Amici del Cammino di San Benedetto), che si sono riunite nel cartello Trisulti Bene Comune, presieduto da Daniela Bianchi, esponente di Comunità Solidali ed ex-consigliere regionale del Lazio. Mentre gli avvocati Chiarina Ianni e Sara Spirito, lavorando a titolo gratuito, mettevano a punto ricorsi al Ministero dei Beni Culturali e al TAR, delle manifestazioni con centinaia di partecipanti hanno raggiunto a piedi la Certosa. Hanno espresso la loro perplessità sulla scelta del Ministero anche suo il vescovo di Anagni e Alatri Lorenzo Loppa, e il sindaco di Collepardo Mauro Bussiglieri, eletto con una lista civica. La Procura della Repubblica di Frosinone ha aperto un fascicolo sull’affidamento della Certosa ai seguaci di Bannon. Dopo tre anni e mezzo, nel luglio del 2021, una decisione del Consiglio di Stato ha spinto il Ministero dei Beni Culturali a revocare l’assegnazione. Come ha scritto Igor Traboni su Avvenire, “Benjamin Harnwell, presidente del Dignitatis Humanae Institute, ha lasciato la Certosa di Trisulti sotto al sole cocente del pomeriggio, a bordo di una vecchia Fiat Uno strapiena di scatoloni e vettovaglie”. 

Da allora, la Regione Lazio ha lavorato per far riaprire al pubblico la Certosa. “In questo momento storico c’è bisogno di investire sulla cultura e sulle bellezze del patrimonio artistico del nostro Paese” ha dichiarato il presidente della Regione Nicola Zingaretti. “Trisulti è un luogo bellissimo, che restituiremo al mondo. Sarà un esempio di rinascita per il Lazio e per l’Italia”. Nei mesi scorsi, attraverso la sua agenzia Lazio Crea, la Regione aveva promosso il restauro e la riapertura ai visitatori della Grotta di Collepardo, che oggi è attrezzata con un impianto di luci molto basse, in grado di non disturbare i pipistrelli. Trisulti è stata invece affidata alla Direzione Regionale Musei del Lazio, diretta da Massimo Osanna, che è stato a lungo a capo del Parco archeologico di Pompei, ai piedi del Vesuvio. 

Il percorso per il pubblico, che apre il 9 novembre, tocca ambienti che potevano essere visitati anche in passato, dai chiostri alla farmacia e alla chiesa di San Bartolomeo, e altri prima chiusi come il refettorio e alcune celle utilizzate dai monaci. La Certosa sarà aperta tutti i giorni della settimana con ingresso libero, nei fine settimana si potrà partecipare a visite guidate. Nei giorni festivi riprenderanno le funzioni religiose nella chiesa di San Bartolomeo, amata dai fedeli di Collepardo e dintorni. Dovrebbe tornare accessibile agli studiosi anche la biblioteca dei monaci, che comprende oltre 25.000 volumi. 

Gli escursionisti possono visitare la Certosa dopo aver raggiunto le vette della Rotonaria e della Monna (attenzione, d’inverno ci vogliono la piccozza e i ramponi) o aver compiuto una tranquilla passeggiata da Collepardo e dal Pozzo d’Antullo fino a Trisulti. Una passeggiata di quaranta minuti tra andata e ritorno porta dal posteggio alle rocce del Vado di Porca, meraviglioso belvedere sulla Certosa. Un altro bel sentiero, accessibile anche a disabili e joëlette, percorre la valle del Rio Fiume, che ospita la Grotta di Collepardo. Dalla Certosa, una strada asfaltata conduce a Prati di Campoli, da cui si sale in ogni momento dell’anno al Pizzo Deta, 2041 metri, una delle cime più amate dagli escursionisti e dagli alpinisti ciociari. Montagna, fede e cultura possono andare a braccetto.  

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4 Commenti

  1. Complesso bellissimo, particolarmente famosa la farmacia, ma anche la chiesa merita una visita, per i suoi affreschi e dipinti di pregevole bellezza, nonché per la presenza di un’iconostasi che non è facile trovare in tante chiese, sebbene anche antiche.

    Non perché non molto lontano da dove abito io, ma consiglio tutti gli appassionati di arte, cultura e natura (senza ricitare il più famoso Pizzo Deta, giusto al di là della strada che passa dinanzi il cancello della Certosa, parte un bel sentiero che porta in cima al Monte Rotonaria) di visitare la Certosa perché sicuramente alla fine della visita ne sarà valsa la pena!

  2. Ci sono stato due volte, e’ un posto veramente incantevole e sono felice che riapra al pubblico!! Certo questo dovrebbe far riflettere sullo stato di abbandono di certi patrimoni artistici, che per molti anni vengono letteramente abbandonati o affidati ad associazioni di dubbia reputazione per problemi di fondi

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