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Dai ghiacci norvegesi emerge un paio di sci di 1300 anni fa

“Abbiamo trovato gli sci preistorici meglio conservati di sempre!”, questo l’annuncio entusiasta diffuso nei primi giorni di ottobre 2021 dal team del progetto “Secrets of the Ice”. I medesimi ricercatori cui va il merito di aver identificato un antico villaggio vichingo collegato al passo norvegese di Lendbreen, mettono a segno un nuovo successo. Ancora una volta un’avventura che oggi ci ritroviamo a raccontare in poche righe, ma che in realtà ha necessitato di anni di ricerche tra i ghiacci della Norvegia.

Una storia lunga 7 anni

Nel 2014, il team si imbattè in uno sci risalente a ben 1300 anni fa, in epoca pre vichinga (nella tarda età del ferro scandinava, nota anche come Era di Vendel o Merovingia), emerso dai ghiacci nella zona del Digervarden Ice patch, nel Sud della Norvegia, molto ben conservato. Dove fosse finito lo sci compagno è diventato un mistero da risolvere. I ricercatori hanno effettuato molteplici monitoraggi dell’ice patch “sperando e pregando che il secondo sci saltasse fuori dai ghiacci”, come si legge nel report ufficiale sul sito del progetto.

Un giorno lo scioglimento progressivo dei ghiacci ha riportato alla luce lo sci disperso, in condizioni di conservazioni ancora migliori rispetto al primo.

“Siamo tornati nel 2016 per un sopralluogo – racconta il team di “Secrets of the ice” – ma i ghiacci ancora non avevano restituito nulla. Quest’anno abbiamo potuto vedere da satellite che l’ice patch si fosse ritirato sensibilmente rispetto al 2014. Abbiamo allora deciso di inviare sul posto un archeologo per dare uno sguardo. Il sopralluogo si è svolto lunedì 20 settembre, questo fa anche capire quanto sia fresca la notizia.”

L’archeologo Runar Hole, insieme al collega Bjørn Hessen, si è imbattuto con sorpresa nel secondo sci, riemerso non lontano dal punto del rinvenimento del primo, a distanza di soli 5 metri. Lo sci era ancora ben ancorato nel ghiaccio e i due non avevano con sé l’equipaggiamento giusto per prelevarlo senza rischio di danneggiamenti. E dunque sono stati costretti a lasciarlo lì.

Come nei migliori film d’avventura, prima che una squadra di esperti potesse tornare sul posto con l’attrezzatura opportuna, una tempesta si è abbattuta sulle vette norvegesi. “E ha iniziato a nevicare, proprio ciò che speravamo non accadesse. Non abbiamo potuto fare altro che attendere e sperare che la nevicata non seppellisse lo sci prima del nostro arrivo”. 

Un recupero delicato

Domenica 26 settembre, 6 giorni dopo la scoperta dello sci, finalmente sull’ice patch si è aperta una finestra di bel tempo. “Abbiamo allora inviato immediatamente sul posto una squadra numerosa, perfettamente equipaggiata con piccozze, fornelletti a gas e materiale idoneo a preparare il reperto al trasporto. Obiettivo era in sintesi di liberare lo sci dai ghiacci e trasportarlo intatto dal Mount Digervarden a valle.”

Ritrovare lo sci dopo la nevicata, come temuto, non è stato facile. Sono state necessarie 3 ore di trekking per risalire, grazie alle coordinate GPS e alle foto fornite da Hole e Hessen, al punto esatto, coperto da 30 cm di neve fresca. Espen Finstad, codirettore del programma, e Julian Post-Melbye (Museum of Cultural History) hanno provveduto a rimuovere la neve con una pala.

A Dag Inge Bakke è stato affidato il delicato compito di iniziare a liberare gradualmente lo sci dal ghiaccio, con l’ausilio di una piccozza. Dopo ore di ansia e sudore, lo sci è diventato totalmente visibile. Per liberarlo dalla morsa del ghiaccio è stata utilizzata dell’acqua scaldata sui fornelletti a gas.

Una volta rimosso totalmente il ghiaccio di copertura, è stato notato che lo sci mostrasse la parte inferiore esposta all’aria. Cautamente Espen e Julian hanno estratto il reperto e lo hanno capovolto. Ed ecco che con sorpresa hanno visto apparire un attacco, del medesimo tipo di quello presente sul primo sci trovato nel 2014. I due sci appartenevano dunque al medesimo sciatore del passato, vissuto 1300 anni fa. Come abbia fatto a perderli entrambi è un punto su cui torneremo a breve.

Il team è stato in grado di impacchettare lo sci e riportarlo a valle senza danni prima di sera. Un viaggio di ritorno decisamente lungo, condotto in un misto di stanchezza ed eccitazione.

Uno sci di 1000 anni fa

Quali sono le caratteristiche degli sci ritrovati tra i ghiacci? Per prima cosa appaiono ampi, il secondo ritrovato misura 187 cm di lunghezza per 17 cm di larghezza, pari a 17 cm in più di lunghezza e 2 cm in più di ampiezza rispetto al primo. Entrambi, come accennato, presentano degli attacchi ben conservati, il secondo in generale appare in un migliore stato di conservazione, probabilmente perché si trovava a 4-5 metri di profondità maggiore nel ghiaccio. Sussistono delle piccole differenze nelle componenti dell’attacco, realizzato in legno di betulla e pelle, e negli intagli nella parte anteriore. La parte posteriore del secondo sci appare a punta, quella del primo piatta. Insomma, non sono proprio uguali, ma consideriamo anche che siano stati prodotti a mano oltre 1000 anni fa.

Ma avevano anche le pelli?

Una domanda che ha fatto capolino nelle menti degli scienziati dopo il primo ritrovamento del 2014 è se gli sci fossero anche dotati di pelli. Non sono stati trovati fori, che avrebbero potuto consentire di agganciarle. Ma sappiamo bene che la pelle si possa anche incollare. La presenza di un solco nella parte inferiore dello sci, spesso riscontrata in altri reperti preistorici, escluderebbe la possibilità di un loro utilizzo, in quanto non avrebbe alcuno scopo in caso di sci dotati di pelli. Il reperto del 2014 non presenta il solco, quello nuovo sì. Tocca dunque escludere che gli antichi sciatori norvegesi si cimentassero in pellate.

Cosa è successo sul Mount Digervarden 1300 anni fa?

Arriviamo alla domanda da CSI: chi era lo sciatore venuto dal passato, cosa ci faceva sul Mount Digervarden e come mai ha perso gli sci?

Reperti emersi dai ghiacci testimoniano che l’ice patch fosse un tempo un sito di caccia alla renna. Si potrebbe facilmente legare lo spostamento su sci a questa attività. Ma nel corso del recupero, il team di ricercatori ha notato una serie di tumuli. Se ricordate, anche sul passo di Lendbreen sono stati trovati dei cumuli di rocce, che si ritiene potessero fungere da segnali disposti lungo un sentiero di montagna. Anche il Digervarden ice-patch potrebbe dunque essere stato interessato dal passaggio di un percorso montano. Dunque resta il dubbio: lo sciatore poteva essere un cacciatore o un viaggiatore.

Andiamo alla seconda domanda: cosa gli è successo?

Le ipotesi sono varie:

  1. semplicemente si trattava di un cacciatore che ha lasciato dietro di sé gli sci e poi non li ha più recuperati;
  2. punto 2 che si lega al punto 1: magari una nevicata improvvisa li ha ricoperti prima che potesse farvi ritorno;
  3. secondo gli scienziati il punto 2 è poco plausibile, anche se non totalmente da escludersi. Con più alta probabilità il cacciatore aveva lasciato gli sci in verticale per vederli al suo ritorno, ma una piccola valanga li ha travolti;
  4. si è verificato un incidente. Magari lo sciatore è caduto e si sono spezzate le corde che ancoravano i piedi allo sci, divenuto a quel punto inutilizzabile. Ma, uno dei due sci mostra degli interventi di riparazione, anche perché avevano un bel valore! Quindi perché mai abbandonarli lì invece di riportarli a valle?
  5. Si è verificato un incidente mortale. La domanda che ne deriva è: dove si trova ora il corpo dello sciatore? Sarà forse sotto i ghiacci?

Gli esperti commentano che forse sarebbe sperare troppo. Quel che è certo è che il Digervarden ice patch non abbia ancora cessato di regalare sorprese alla scienza. Purtroppo il progressivo scioglimento dei ghiacci riporterà alla luce sempre più testimonianze del passato. E il pensiero del team è uno solo: “We will be back”.

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Un commento

  1. quasi quasi…non si trova qualche abile artigiano che li riproduce in legno?sul web”sci legno artigianali fatti in italia” si trovano vari artigiani.

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