Mostre e convegni

Cosa vuol dire Ecophilia?

Il Museo Montagna di Torino ospita, fino al 23 gennaio 2022, la mostra “Ecophilia – Esplorare l’alterità, sviluppare empatia”. Un’esposizione che si sviluppa attorno al concetto di ecophilia. Un’esposizione che prosegue il Programma Sostenibilità avviato dal Museo nel 2018 con la mostra Post-Water, seguita da Under Water e Tree Time. Così nasce una narrazione che, grazie al dialogo tra arte, scienza e collezioni del Museo, ha concentrato l’attenzione sulle conseguenze dell’impatto antropico sulla Terra, nonché sulle possibili sinergie tra specie umana e natura. Con Andrea Lerda, curatore, ci siamo interrogati sul concetto di ecophilia e sulla necessità dell’uomo di interagire con l’ambiente naturale che lo circonda, di provare a lasciare andare il proprio antropocentrismo per osservare il mondo da una prospettiva diversa.

Cos’è l’ecophilia?

“Un concetto inteso, secondo la definizione del professor Ruyu Hung, filosofo dell’educazione presso il Dipartimento di Educazione della National Chiayi University di Taiwan, come idea guida per concepire un nuovo senso di empatia e di affinità con lo spazio-natura in cui viviamo. Un traguardo che possiamo raggiungere passando da un pensiero antropocentrico a uno post-antropocentrico ed ecocentrico, abbracciando una nuova visione multispecie del mondo, creando nuove narrazioni e costruendo nuove costellazioni di opportunità” spiega il curatore Andrea Lerda. Detto con parole più semplici ecophilia significa offrire uno sguardo alternativo sul mondo, cercando di “lasciare da parte la centralità dell’uomo per provare a vedere le cose da una prospettiva diversa”. Da qui ecco nascere le opere degli artisti, chiamati a rispondere a questa necessità: dalla dimensione curativa del mondo minerale al linguaggio delle piante. “Il mondo osservato da una prospettiva diversa dove la dimensione antropica è quasi assente”. Un’immersione nel mondo attraverso gli occhi di altre specie viventi cercando “di scardinare il codice antropico con cui siamo abituati a osservare la Terra”.

Il bisogno innato di stare in natura

Un bisogno innato di stare in natura, una necessità emersa con ancora maggiore chiarezza dopo quanto accaduto con il primo lockdown. “Quanto vissuto durante la pandemia è la dimostrazione che siamo richiamati ontologicamente dal mondo naturale” spiega Lerda. “Chi magari vive in una grande città sente meno questo richiamo perché ha perso quella capacità di sentire la natura, ma il nostro è un istintivo richiamo a stare nella natura. Dobbiamo tornarci per sviluppare empatia, anche se abbiamo perso con l’evoluzione questo tipo di rapporto”. Un rapporto che può ritornare guardando alle montagne. Le terre alte rappresentano un territorio in cui educare all’empatia, dove poter mettere in pratica laboratori di sensibilizzazione su questi temi”. Laboratori che possano portare alla creazione di nuove strategie educative “che, agendo sui meccanismi mentali e su quelli comportamentali, riescano a sviluppare un sentimento collettivo di empatia, o di ecophilia, con il mondo, tanto nelle fasce di popolazione più giovani e quindi più sensibili, destinate a diventare la società del domani, che in quelle più adulte. Possiamo trasformare le città in jungle urbane, ma se non siamo in grado di coesistere e uccidiamo i ragni e tagliamo le piante allora qualcosa non sta funzionando. È fondamentale educare bambini e bambine a coesistere in modo diverso con l’ambiente naturale”.

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. ogni escusionista vorrebbe essere ecophilista, io e la Natura, gli altri gli danno fastidio, rovinano le quadrature , fanno rumore.. Riesce solo poche volte.. ma poi passa il jet , parte una motosega..un pum!..un impianto lontano diffonde jodels ,rosamunda o ballodelquaquà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close