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Adamello. Ingente crollo sul ghiacciaio del Mandrone

Arpa Lombardia: "Fenomeni che denotano il grave stato di sofferenza in atto"

Sul finire del mese di agosto il ghiacciaio del Mandrone, nel complesso glaciale dell’Adamello, ha subito un ingente crollo che ha interessato la fronte del ghiacciaio. Il Centro Nivometeorologico di ARPA Lombardia, in collaborazione con il Servizio Glaciologico Lombardo e l’Ufficio Previsioni e Pianificazione – Meteotrentino della Provincia Autonoma di Trento, il 9 settembre scorso ha effettuato il rilievo aerofotogrammetrico del collasso in atto sulla lingua del Mandrone.

“Il ghiacciaio del Mandrone fa parte del complesso glaciale dell’Adamello, caratterizzato da un plateau sommitale pianeggiante con lingue radiali che si dipartono dal corpo centrale – si legge nel comunicato dell’Arpa Lombardia, associato ad un eloquente video diffuso su Youtube – . Geograficamente il sistema glaciale in oggetto è collocabile tra la regione Lombardia e il Trentino. In particolar modo la lingua del Mandrone scende verso la Val Genova, e negli ultimi anni ha subito una drastica riduzione assottigliandosi considerevolmente. Nella zona di ablazione sono sempre più frequenti gli effetti degli intensi fenomeni di fusione basali, con formazione di estese cavità ed evidenti fratturazioni superficiali“.

Collassati oltre 100.000 metri cubi

“Il crollo che ha interessato la fronte del ghiacciaio si stima sia avvenuta la notte tra il 24 e il 25 agosto; si è creata un’evidente dolina glaciale a una quota di circa 2600 mprosegue – . Il collasso in atto riguarda una superficie circolare di circa 10.000 mq, avente un diametro di 100 m e una profondità massima di 15 metri (totalità dello spessore del ghiacciaio in quel punto). Il volume del ghiaccio collassato è quindi stimabile in circa 100-120.000 mᵌ. Il cratere è morfologicamente caratterizzato dalla presenza di una serie di crepacci concentrici, che delineano svariati blocchi di ghiaccio ciclopici i quali stanno crollando verso il basso, sciogliendosi sul posto. Il meccanismo innestato porterà probabilmente a un rapido arretramento della fronte (oltre un centinaio di metri), che in pochissimi anni collasserà in loco. Immediatamente a monte dell’attuale voragine, iniziano a delinearsi i segni di un successivo collasso. Il quale diverrà con probabilità evidente nella prossima estate e potrà portare il limite della fronte glaciale a ridosso dell’attuale seraccata”.

Ghiacciai in stato di sofferenza

“Questa tipologia di fenomeni, sempre più frequenti sui ghiacciai alpini, denota il grave stato di sofferenza in atto – spiega l’Arpa – . La lingua, non ricevendo più spinta da monte, collassa sul posto, annientata dal continuo assottigliamento superficiale (causato dalle alte temperature) e basale (torrenti sub-glaciali di acqua di fusione che erodono). I ghiacciai conservano la memoria del clima e dell’ambiente dell’area in cui si trovano. A causa del ritiro inesorabile provocato dal riscaldamento globale tale patrimonio scientifico è a rischio, unitamente al potenziale idrico che conservano e che è di vitale importanza per l’intero ecosistema montano”.

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