News

Blocchi di cemento per consolidare la ferrata Bepi Zac. Scatta la polemica

La montagna del futuro, quella che ogni appassionato spera di trovare di fronte ai propri occhi nel più breve tempo possibile, è una montagna in cui l’uomo sia in grado in convivere con la natura senza apportare eccessivo impatto sul paesaggio, senza alterare in maniera estrema la bellezza che l’alta quota sa regalarci. Un obiettivo che negli ultimi anni ha portato allo sviluppo di progetti di “restauro” degli ambienti montani, con rimozione di strutture obsolete, come in Marmolada. Ma gli esempi contrari, di interventi impattanti e degradanti, non mancano. E ogni qualvolta scempi in quota vengano alla luce, tra gli amanti della montagna scatta la polemica, che vede nei social il mezzo più potente per far sì che la propria tenue voce raggiunga responsabili e mondo politico. Il caso più recente è rappresentato dalla comparsa sulla storica ferrata Bepi Zac, sul Passo San Pellegrino, in Dolomiti, di grandi blocchi di cemento, posizionati lungo il percorso nell’ambito dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza iniziati lo scorso luglio. Nobile e comprensibile la ragione del loro posizionamento: consolidare alcuni torrioni di roccia. Decisamente opinabile l’estetica dell’intervento. Inevitabili le polemiche.

“Dove vogliamo arrivare?”

A innescare il dibattito sui social è stato nello specifico un post comparso sul gruppo “Voci di montagna” a firma di Pierangelo Giacomuzzi.

“Alta via Bepi Zach, via ferrata 2759 mt…Creste di Costabella-Passo S.Pellegrino-Moena-Dolomiti…cosa sta diventando la montagna? E la cultura di montagna? – scrive Giacomuzzi a corredo di alcuni scatti che mostrano i famigerati blocchi grigi – . Blocchi di cemento per “consolidare” dei fantomatici torrioni di dolomia pericolanti? Dovremmo cominciare dalle Pale, passare per il Latemar e fermarci, forse in Val Montanaia… Spesa 118.000€, sulla sicurezza non si bada a spese, giusto, ma il come e il dove spenderli potrebbe essere la vera chiave di volta di un intervento del genere? (Vedasi il bel intervento ad impatto zero di consolidamento in pietra naturale eseguito sulle rocce che sovrastano il rifugio Passo Principe-Catinaccio-Dolomiti) Diventerà normale tra guglie, torrioni, cenge, fessure trovare blocchi di cemento di questa portata? Quand’è che ci fermeremo? Io se vado in montagna mi prendo tutti i rischi del caso, non pretendo ne le scale ne tantomeno le guglie cementate…con buona pace della Sat, promotrice con la Provincia Autonoma di Trento di questi interventi. Dove vogliamo arrivare?“.

Bruttezza e inutilità

I commenti che accompagnano il post si soffermano essenzialmente su due aspetti: la “bruttezza” e la “inutilità” di quei blocchi di cemento. Punti su cui si è espresso, in una intervista rilasciata al quotidiano Il Dolomiti, il sindaco di Moena Alberto Kostner.

La decisione di stabilizzare i torrioni con il cemento è stata difatti presa dal comune trentino. Il progetto iniziale prevedeva essenzialmente un restauro della storica ferrata, coordinato dalla SAT, con cambio di chiodi, cordini, scale, lungo i 3 km di itinerario, che si sviluppa lungo la cresta rocciosa dal passo delle Selle alla Forcella Laghet. A seguito di valutazioni sullo stato di sicurezza della ferrata, effettuate col supporto di un geologo, il comune di Moena ha ritenuto opportuno intervenire in maniera più “invasiva” per la messa in sicurezza di alcuni tratti, su cui per un secolo hanno profondamente inciso gli agenti atmosferici. L’Alta Via Ferrata Bepi Zac presenta di fatto un grande interesse storico proprio per la presenza di trincee e postazioni belliche risalenti alla Prima Guerra Mondiale.

“Alla base del progetto di manutenzione che ora si sta finendo di realizzare, c’è il lavoro di un progettista e di un geologo, entrambi tecnici – spiega il sindaco – . Se hanno deciso di farlo così, è perché per loro era l’unico modo per mettere in sicurezza la ferrata“.

“O così, o si poteva decidere di non aprire più il percorso attrezzato – continuadobbiamo fidarci del lavoro dei tecnici“.

“Sul discorso estetico siamo tutti d’accordo- aggiunge – , il cemento in montagna è brutto, ma non si è potuto però fare altrimenti. Inoltre i blocchi verranno certamente coperti con della roccia, in modo che non si notino”, spiega Kostner.

“Si tratta di un intervento fatto per la sicurezza di tutti i frequentatori della ferrata – conclude – . I lavori dovrebbero finire per la prossima settimana. A quel punto il tecnico farà il collaudo e la Bepi Zac verrà finalmente riaperta“.

La SAT Trento, proprio prendendo come spunto il post di Giacomuzzi, non ha mancato di evidenziare la propria posizione, commentando così: “Si cementano le montagne per mettere in sicurezza i percorsi. È la soluzione per eliminare i rischi dell’alpinismo?”.

Tags

Articoli correlati

13 Commenti

  1. Circa un mese fa sono passato presso il lago di Fosses, in zona Sennes, e con mio orrore ho scoperto che hanno ricoperto il sentiero con delle passarelle di plastica (sì, avete letto bene, di plastica) forse per evitare che qualche turista possa infangare le scarpe nuove.
    Non mi stupisco più purtroppo ma è sacrosanto protestare, come ha fatto il signor Giacomuzzi.

  2. Onestamente fatico a comprendere la logica… c’è la pretesa di rendere “sicuro” un contesto (un percorso attrezzato di “alta” montagna) che per sua natura non lo è e non lo potrà mai essere.

    By the way ho percorso tale la Bepi Zac 8/10 anni fa e non ho ricordi di un percorso più pericoloso o sdrucciolevole di centinaia di altri simili in dolomiti.

  3. Assurdo, se una ferrata non è più considerata sicura la soluzione non è mettere un blocco di cemento ma ripulire e chiuderla, ah no ma così chi ci mangia?

  4. Ormai con la Grande Guerra il colpo alintegrita di quell’ambiente e’ stato dato..a suon di mine cannonate, perforatrici.non sara’mai piu’ come” prima”
    interessante e’ ricoprire il cementaccio con pietre o anche legno che non manca dopo Vaia.. Io aggiungere sagome di soldati in acciaio corten elaborate da artisti o giovani studenti scuola d’arte di Pozza di Fassa. All’insaputa di molti, il vallo alpino ha continuato a traforare e cementare le Dolomiti..ed ora si pensa a riqualificare.
    https://www.saliinvetta.com/culture-e-tradizioni/1506-il-vallo-alpino

  5. Se il percorso attezzato 10 anni era pericoloso e scivoloso, figuarsi per le truppe alpine ed austriache
    che si fronteggiavano lungo la linea del fronte.Morti in battaglia, feriti e morti
    per cadute e valanghe.Pare che, dovendo rischiare la vita per portare piu’in basso i feriti fatti prigionieri, quelli della parte avversa venissero scaricati giu’per i canaloni.
    Comunque non e’ una ferrata alpinistica, .e’ormai prevalente il risvolto storico ,Se poi sindaco e associazioni Alpinisti tridentini devono rispondere in proprio su eventuali incidenti,magari mangiandosi la casa,o nessuno piu’si presentera’ sindaco, chiuderanno le sezioni Sat, meglio rinsaldare o chiudere del tutto?Basterebbe
    demolire tratti di ferrata ed apporre un cartello e tutto avverra’ a rischio e pericolo degli inadempienti( capaci d iprocedere alpinisticamente).

  6. che schifezze, per farci fare il tour a gente che si crede forte salendo su quelle robe lì, se non si può non si può punto. Dal trentino non hanno fatto decollare un elicottero per un auto nel lago di garda perché alcuni soccorritori non avevano il green pass ed hanno dovuto arrivarci in auto. i politici non hanno il cervello dalla nascita

  7. Anche il cemento sara’ soggetto ad erosione..o almeno verra’ “naturalizzato” da eventi atmoferici. Forse meno spigoli e profilirettilinei dovuti alle forme di contenimento colata di cemento.L’alternativa e’togliere tutti i cavi, scalette , protezioni varie e che poi chi vuolel ripercorrere la linea di guerra s iarrangida solo o con guida alpina.
    Anche questa https://www.ferrate365.it/vie-ferrate/ferrata-eterna-piz-serauta-brigata-cadore/
    per un lungoperiodo e’stata vietata , sembra ora restaurata ma anche con divieto chi voleva faceva il percorso a suo rischio e pericolo .. con abilita’ e atrezzatura di autosicurezza, o solo punti sosta attrezzati a distanza di tiro di corda 40-50 metri, e tecnica arrampicatoria .Il che sarebbe la soluzione meno impegnativa dal punto divista legale.

  8. La gente che sale in certe zone del passo san Pellelgrino ed altre, vedi Cristo pensante al Catellaz, sentiero della Mariotta ecc non ha sempre o solo smanie pseudo alpinistiche, ma vuole solo percorrere la prima linea della Grande Guerra fronte dolomitico, con una relativa sicurezza…Prima della Grande guerra molte creste non le considerava nessuno, tranne forse qualche cacciatore di camosci. Anche molti forti in rovina sono stati restaurati a fini storicio/turistici e permettere frequentazione senza pericoli di crolli o precipitazioni in forrre e cunicoli.

  9. SI POTREBBE SEMPRE RIVESTIRE DI LEGNO IL BLOCCO E RICAVARNE UN RICOVERO ANTIPIOGGIA CON UN TETTO DI SCANDOLE CONSOLIDATODA SASSI. E CARTONE CATRAMATO, COME USAVA NELLO STESSO POSTO AI TEMPI DEL 1915-17…LINEE ABBANDONATE DOPO LA RITIRATA D ICAPORETTO. ANCORA SI VEDONO AMMASSI DI LEGNA MARCIA. ALTROVE, ESEMPIO ALLE 5 TORRI DI CORTINA O IN FRIULI,O LAGAZUOI LO HANNO FATTO.

  10. Zac Bepi al secolo Pellegrin, primo gestore&proprietario rifugio all’inizio del percorso a passo Selle , zona di insediamento bellico Austriaco.e ,al passo del rifugio Miralago.Vogliamo un turismo slow con alternative allo sci industrializzato ed impianti?O si accettano questi compromessi o si chiude, dato che in caso di incidente per crollo di roccia gia’ individuata pericolante da geologi, si scatenerebbero giudici ed indagini e controperizie e cause legali per risarcimenti.In altre zone e regioni si e’ gia’andati molto avanti con opere del genere, ricostruzioni in legno dicasamette e scavo di vecchie trincee lungo le linee storiche della Grande Guerra , forti e fortini messi in sicurezza e restaurati, ..e pure si inizia con la lLinea gotica, i ricoveri antiaerei riaperti…vecchie miniere ..fortezze ex carceri militari..Leggendo relazioni sulla ferrata in questione..non e’da sottovalutare ..ci sono altre criticita’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close