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Abruzzo, dopo la tragedia del Velino l’inutile divieto della Val Majelama

La tragedia avvenuta a gennaio sul Velino continuerà ad avere effetti sui valloni della più alta montagna della Marsica. Pochi giorni fa, il 26 agosto, il Comune di Massa d’Albe ha emanato un’ordinanza che prevede il divieto di accesso dal 15 novembre al 30 aprile di ogni anno “per motivi di sicurezza pubblica legati al pericolo di slavinealla Val Majelama, al Pizzo Cafornia e al Peschio Rovicino. 

Come molti ricordano, lo scorso 24 gennaio, quattro escursionisti di Avezzano, Tonino Durante, Gianmarco Degni, Valeria Mella e Gianmauro Frabotta, hanno fatto un errore terribile e che è costato loro la vita. Dopo giorni di nevicate e vento forte, e dopo un rialzo della temperatura, hanno scelto come meta la profonda Val Majelama, dominata dai ripidissimi pendii del Cafornia. I quattro erano equipaggiati con piccozze e ramponi, ma non disponevano di ARTVA o di piastrine RECCO. Nessun attrezzo e nessun dispositivo elettronico, però, avrebbero potuto salvarli quando dai pendii del Cafornia, stracarichi di neve instabile, si è staccata una colossale valanga che li ha sepolti sotto a quasi dieci metri di neve. 

Le ricerche, pericolose a causa del rischio di altri distacchi, sono durate quattro settimane, hanno coinvolto centinaia di uomini e donne del CNSAS, del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e di altre strutture, e hanno commosso l’Abruzzo e l’Italia. I funerali dei quattro, il 22 febbraio, sono stati seguiti da migliaia di persone, dentro e fuori dal Duomo di Avezzano. 

Il dolore della comunità locale spiega perché Marsicalive, un sito autorevole e attento ai problemi della montagna, dia la notizia del divieto con un titolo soddisfatto, “mai più una tragedia come quella del Velino, Valle Majelama sarà chiusa per tutto l’inverno”. Sulla pagina Facebook all’articolo, firmato da Magda Tirabassi, seguono decine di commenti. E molti dei loro autori condividono la scelta del divieto.   

Come chi frequenta la montagna ben sa, il provvedimento firmato dal sindaco Nazzareno Lucci è un errore. Toglie agli escursionisti e agli alpinisti un itinerario suggestivo, e privo di pericoli quando l’accumulo di neve sui lati della valle non è eccessivo. Li spinge a cambiare meta, a dirigersi verso il Sirente, il Gran Sasso o la Majella.

In caso di innevamento abbondante e pericoloso, il problema non viene cancellato ma solamente spostato. E poi sui sentieri del Velino, incidenti seri e a volte con conseguenze mortali si sono verificati più volte anche in condizioni estive. La soluzione forse è chiuderli tutto l’anno? Sui social qualcuno ha scritto che allora bisogna chiudere anche le spiagge, perché chi commette un’imprudenza può rischiare di annegare.  

Non sappiamo, ma su questo torneremo, se l’ordinanza del sindaco Lucci sia soltanto un errore dettato dall’emozione, o una speculazione sui sentimenti dei cittadini di Avezzano. Certamente fa parte di un autolesionismo nella gestione della montagna abruzzese che negli ultimi mesi è diventato sempre più grave e doloroso. 

La chiusura per tutta l’estate 2021 della cabinovia dei Prati di Tivo al Gran Sasso e di quella della Grotta del Cavallone alla Majella, gli impianti di risalita in abbandono di Prato Selva e di Scanno, le guerre tra guide alpine e guide ambientali escursionistiche, le strade di montagna prive di manutenzione hanno dato dei duri ed evitabilissimi colpi al turismo nella “Regione verde d’Europa”. D’inverno, da anni, hanno un effetto analogo le ripetute ordinanze di Comuni come L’Aquila, Ovindoli e Roccaraso, che vietano lo sci e le altre attività fuoripista, incluse le ciaspolate, dopo delle nevicate abbondanti. 

In realtà, dopo il ritrovamento dei corpi degli escursionisti di Avezzano, la Regione Abruzzo, nella persona dell’assessore Guido Liris, aveva deciso di impegnarsi per la sicurezza in montagna. E’ stato varato un tavolo di coordinamento tra le forze interessate, sono state proposte una legge per rendere obbligatori, d’inverno, ARTVA, sonda e pala, dei “cancelli” di verifica all’inizio degli itinerari pericolosi, dei programmi di formazione per i giovani residenti in Abruzzo. Ci auguriamo che l’iniziativa della Regione stia andando avanti. Per aumentare la sicurezza in montagna, in Abruzzo come sulle Alpi, l’unica strada è aumentare la preparazione tecnica e la consapevolezza del rischio da parte degli utenti. Obblighi e sanzioni di fronte a comportamenti scorretti possono servire, i divieti totali no. 

Ma scherziamo? Si vieta l’accesso in via preventiva magari anche quando non c’è neve? Ma dai, allora chiudiamo tutte le montagne d’Italia!” ha commentato Pierluigi Taccone, guida alpina di Avezzano e grande esperto del Velino, dopo la diffusione dell’ordinanza del Comune di Massa d’Albe. Il CAI di Avezzano, invitato dal sindaco Lucci a una riunione che aveva all’ordine del giorno il ridimensionamento dei divieti precedenti, si è invece trovato davanti al nuovo divieto invernale già pronto. In un comunicato, la Sezione si lamenta di essere “stata sottoposta contro la propria volontà a una decisione inattesa e unilaterale, senza potersi in alcun modo opporre o far valere le proprie ragioni”. 

In realtà, come chi frequenta l’Appennino ben sa, la questione delle chiusure e dei divieti non riguarda soltanto il Comune di Massa d’Albe, o quello di Magliano de’ Marsi al quale appartengono altri valloni del massiccio. La Riserva naturale Monte Velino, nata nel 1987, è stata gestita a lungo dal Corpo Forestale dello Stato, e ora dai Carabinieri Forestali. Al suo interno, negli anni, sono state compiute operazioni importanti come le reintroduzioni dell’avvoltoio grifone, del corvo imperiale e del cervo. La nascita del Parco Regionale Sirente-Velino, che ricomprende la Riserva, non ha cambiato le cose perché i criteri di gestione dei 3500 ettari intorno alla cima del Velino sono sempre stati decisi dall’Ufficio per la Biodiversità di Castel di Sangro. Quasi due anni fa, su questo sito, abbiamo raccontato dell’introduzione nella Riserva del Velino di regole sempre più dure per gli escursionisti. Da tempo, all’inizio dei sentieri, dei cartelli minacciano multe fino a 12.500 euro e fino a 32 mesi di reclusione. 

Nel 2019 il divieto di accesso alla Val di Teve, causato dal pericolo di caduta massi, è stato allargato a ottobre. Che senso ha, dato che ottobre è un mese meraviglioso per camminare sull’Appennino, e che le pietre possono cadere in ogni momento dell’anno dal Muro Lungo, una parete superata per la prima volta sessant’anni fa da Walter Bonatti e Gigi Panei? 

L’ordinanza emessa il 26 agosto a Massa d’Albe è la fotocopia di una comunicazione partita il 23 luglio dall’Ufficio per la Biodiversità di Castel di Sangro. Pensare di fare del Velino e delle sue valli una Riserva integrale accessibile soltanto ai ricercatori e a pochi altri eletti è certamente legittimo. Una scelta del genere, però, dovrebbe essere pubblicamente annunciata, e approvata dalla Regione Abruzzo, dai Comuni, dal Ministero della Transizione Ecologica, e magari anche dal CAI e dai professionisti della montagna, a iniziare dalle guide alpine. 

Le Riserve Naturali dello Stato, gestite oggi dai Carabinieri Forestali, e prima di loro dal Corpo Forestale dello Stato, hanno avuto (e hanno ancora) una grande importanza per la natura italiana. Ma è giusto che queste forze, che hanno per scopo la tutela dell’ambiente, intervengano in modo così pesante, minacciando sanzioni durissime, in materia di sicurezza in montagna? Attendiamo con fiducia una risposta. 

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3 Commenti

  1. Capisco la prudenza di chi governa il territorio…ma chiudere del tutto non mi sembra una strategia vincente.
    Educare gli alpinisti, divulgare l’importanza del materiale…vedi l’arva, diffondere bollettini nel paese più vicino forse sarebbe un buon compromesso.
    Poi la fatalità, qualche volta anche il momento di distrazione, alzi la mano chi non ha sottovalutato almeno una volta, possono portare al disastro.
    Un rip per le povere vittime e una abbraccio ai famigliari

  2. Non è un errore.
    Penso che i politici come sempre e dappertutto si stiano organizzando…. già hanno ottenuto molto

  3. Dopo l’Era delle libertà post ’68 eccoci nell’Era del tutto vietato e del gregge che obbedisce ai cani da pastore…credo che in futuro dovremo ringraziare i nostri governanti di averci dato l’opportunità per dimostrare il nostro valore nello spendere le nostre vite a lottare contro soprusi e ingiustizie anziché restare inebetiti davanti al nulla che ci viene offerto…

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