Meridiani Montagne

Giusto Gervasutti e il Monte Bianco inaugurano la nuova collana di Meridiani Montagne

“I Grandi Alpinisti Italiani” è il nome della nuova e inedita collana di Meridiani Montagne dedicata ai grandi nomi dell’alpinismo italiano: “quelli che con il proprio carisma, le innovazioni tecniche, le salite realizzate, hanno saputo rivoluzionare nel loro tempo l’arrampicata su roccia e su ghiaccio” spiega il direttore Paolo Paci. Tre speciali monografici che renderanno omaggio a tre indiscussi protagonisti degli anni Trenta: Giusto Gervasutti, Emilio Comici e Riccardo Cassin.

Di ognuno di essi raccontiamo la vita e le imprese, con un focus preciso sul territorio della formazione alpinistica: Il Monte Bianco, le Alpi Giulie, la Grignetta. Ma indaghiamo anche i luoghi della loro crescita umana e sentimentale, le città (Torino, Trieste, Lecco) negli anni tra le due guerre, e le valli di quel tempo pre-turistico, con un ampio apparato iconografico dell’epoca. Per scoprire, infine, l’uomo dietro l’alpinista, e un mondo intero, con le sue complessità e contraddizioni, dietro la pratica della montagna”, precisa il direttore Paci.

Volumi da collezione (128 pagine cad, 7,50€) per un racconto trasversale che spazia dalla storia alla cultura, dalla tradizione al costume. Un viaggio nel tempo, non solo ad alta quota, che restituisce la forza e l’epicità di tre uomini entrati nella leggenda dell’alpinismo tricolore.

Si inizia ad agosto (uscita in edicola mercoledì 11) con il numero dedicato a “Giusto Gervasutti e il Monte Bianco”. A presentarci il primo volume, il direttore Paolo Paci.

Parola al direttore

I primi ardimenti sono le stelle alpine, non quelle piccole che nascono anche sugli ultimi prati, ma quelle più difficili da cogliere, sui dirupi che sembrano inaccessibili. E si scopre un piacere nuovo, quello dell’arrampicare. La mano si abitua alla ricerca dell’appiglio più saldo, il piede acquista decisione e sicurezza. E si passa di montagna in montagna con la curiosità di vedere altri panorami, ma soprattutto con la decisa volontà di vincere quei timori e quelle difficoltà che dominano le genti delle valli”. Fa sorridere, questo breve passo tratto da “Scalate nelle Alpi”, il libro autobiografico che Giusto Gervasutti diede alle stampe nel 1945, a meno di un anno dall’incidente che avrebbe troncato la vita dell’alpinista, sul Mont Blanc de Tacul. Fanno sorridere le stelle alpine e lo stupore per i panorami sempre nuovi, e persino quella “volontà di vincere” che era il tratto superomistico, ma pur sempre bonario, della sua personalità. Si tratta di un alpinismo antico, che a qualche lettore moderno (a me di sicuro) può ispirare una certa tenerezza e nostalgia.

Eppure Gervasutti fu un rivoluzionario. Non in senso politico (anzi, a differenza di suoi contemporanei come Cassin o Castiglioni, non espresse mai un deciso dissenso dal fascismo). Ma in senso alpinistico. A Gervasutti, friulano d’origine e torinese di adozione, fu sempre riconosciuto il ruolo di cerniera tra la scuola orientale, quella della dolomite verticale, e la scuola occidentale, quella del ghiaccio e del misto in alta quota. Nei suoi quindici anni di attività, a partire dal 1930 fino alla morte, fu l’esponente di punta del sesto grado, esploratore estremo dei graniti e dei couloir più ripidi dal Monte Bianco al Delfinato. E se perse, di un soffio, la grande corsa alle Nord (soprattutto sulle Grandes Jorasses), ogni altra sua via ancora oggi mantiene intatte bellezza e qualità. Il sesto grado di Gervasutti, provare per credere, è ancora temibile, e tanto più lo era con i materiali e le chiodature dell’epoca.

Proprio dalla rivoluzione di Giusto Gervasutti abbiamo deciso di iniziare la collana di Meridiani Montagne dedicata ai Grandi Alpinisti Italiani (prossime puntate: Comici e Cassin). In un format che non si limita alla biografia alpinistica, ma scava a fondo nella vita dei personaggi, nel loro ambiente sociale, per scoprire l’uomo sotto lo scalatore, con tutte le sue ricchezze e contraddizioni.

La vita di Giusto Gervasutti ce la racconta in primo luogo il suo biografo d’eccellenza, Enrico Camanni, seguito a ruota  da un altro “gervasuttista” appassionato come Carlo Crovella. Mentre alla penna e alla sapienza di Alessandro Gogna è affidata la cronaca delle sue scalate migliori, nel gruppo del Bianco, sua montagna d’elezione, ma anche nel resto delle Alpi. Dal Couloir Gervasutti al Tacul alla Nordovest del Pic d’Olan, dal Pilone del Frêney alla Nordovest dell’Ailefroide, viviamo un viaggio entusiasmante nell’alpinismo eroico degli anni Trenta. Che non si interrompe nemmeno con la guerra: è del 1942 la più spettacolare realizzazione di Gervasutti, sulla Est delle Jorasses.

Non mancano in questo Speciale le voci e i ritratti dei migliori compagni di corda dell’alpinista friulano, da Renato Chabod a Gabriele Boccalatte, al francese Lucien Devies, con il quale scambia lunghi carteggi sulla scala di difficoltà: infatti Gervasutti fu anche un teorico dell’alpinismo, oltre che appassionato docente presso la scuola Boccalatte di Torino. E non mancano i suoi luoghi: la Torino e la Courmayeur degli anni Trenta, raccontati da super-esperti del territorio come Leonardo Bizzaro e Ettore Pettinaroli.

Un racconto corredato da fotografie d’epoca, in un bellissimo bianco e nero a volte (necessariamente) un po’ sgranato, alternate da immagini moderne delle montagne di Gervasutti. Non abbiamo invece documentato le prime conquiste di quello che in vita fu soprannominato “il Fortissimo”: le stelle alpine. In metafora: la meraviglia e lo stupore che il primo contatto con la montagna suscita in noi, e che è la molla del nostro alpinismo. Stelle alpine, meraviglia e stupore le lasciamo all’immaginazione.

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