AlpinismoAlta quota

Il racconto della vetta di Vielmo e la rinuncia di Confortola

Tornato alla sicurezza del campo base dopo la vetta del Gasherbrum I, Mario Viemo ha avuto modo di raccontare il suo successo che lo ha portato a conquistare il dodicesimo 8000 in carriera.

Credo di non aver mai fatto tanta fatica su un ottomila – dice l’alpinista a Il Giornale di Vicenza -. La parte finale è stata durissima. C’era un pendio stracarico di neve e quindi pericolosissimo da superare, poi una parete di ghiaccio di 50 gradi di pendenza che in discesa abbiamo dovuto ripercorrere arrampicando in libera. Ho rischiato parecchio, lo ammetto. Ma era la terza volta che tentavo di salire questa montagna, non potevo tornarmene ancora a mani vuote”.

L’alpinista vicentino ha confermato le difficili condizioni della parete del Gasherbrum I, che hanno portato invece Marco Confortola a decidere di rinunciare. Una scelta sempre complicata quella di dare le spalle alla vetta, soprattutto se si è a poche centinaia di metri, e tornare indietro, ma che è del tutto personale e che nasce da fattori soggettivi (come le condizioni fisiche e psicologiche dell’alpinista in quel momento e anche il suo vissuto) e fattori oggettivi (come le condizioni della parete). Tutto ciò si intreccia e porta in quell’istante, nell’aria sottile avida di ossigeno, l’alpinista a valutare quali i rischi alla propria vita accettare o meno. Perché è di vita e morte che parliamo quando si scalano gli 8000, soprattutto senza uso di bombole. E proprio per questo motivo risultano davvero fuori luogo le critiche mosse negli ultimi giorni alla rinuncia (il cui valore riempie spesso la bocca di tutti quando succedono le tragedie) di Confortola dopo la cima di Vielmo. Ognuno ha scelto per se stesso sul Gasherbrum I, come deve essere a 8000 metri.

Eravamo partiti da un’ora appena ed eravamo a 7.700 metri. Marco si è fermato e mi ha detto che non se la sentiva di riprendere, aveva brutti presentimenti. Sono scelte che bisogna rispettare. Gli ho detto che io me la sentivo e che avrei proseguito – ha raccontato Mario Vielmo sempre al quotidiano vicentino -. Mi è spiaciuto moltissimo che abbia rinunciato e lo ringrazio tantissimo per quello che ha fatto su questa montagna, per il lavoro svolto assieme per posizionare le corde fisse su quasi tutto l’itinerario di salita. Il mio successo è anche merito suo”.

Il salvataggio in discesa

Vielmo ha anche riferito di un incidente in discesa quasi al campo base, a 5600m, che ha coinvolto un alpinista tedesco, che è finito in un crepaccio dopo il cedimento di un ponte di neve. Mario è intervenuto a dare una mano alla compagna di cordata del tedesco che non riusciva più a reggerlo. Fortunatamente, tutto si è concluso per il meglio.

Il ritorno a casa

 Ora per Mario Vielmo è tempo di tornare a casa, con un bel successo e un 8000 in meno per terminare la collezione, alla quale mancano solo Nanga Parbat e lo Shisha Pagma (già salito insieme a Cristina Castagna, ma arrivando alla vetta centrale, non la principale più alta).

Anche Marco Confortola è rientrato dal campo base e ora è in attesa di tornare in Italia.

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2 Commenti

  1. Ancora con “Mister Rinuncia” adesso? E di nuovo tanto di cappello a Mario Vielmo che si conferma un rispettabilissimo interprete di questa disciplina.

  2. questa è la “Scuola Moro”… buttarci sempre qualche tragedia in mezzo per di far parlare di sé… che tristezza

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