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5 vette per tutti gli escursionisti in Dolomiti

L’escursionismo sulle Dolomiti è fatto di passeggiate su comodi sentieri-balcone, di sgambate verso confortevoli rifugi, di ferrate più o meno impegnative. Da molti anni, attraversano queste meravigliose montagne le Alte Vie, alle quali si sono affiancati recentemente il Sentiero Italia, la Via Alpina e altri percorsi. Come su molte altre catene, anche sulle Dolomiti, una delle motivazioni principali per chi cammina consiste nel raggiungere le vette. Molti dei “tremila” e dei più eleganti “duemila” dei Monti Pallidi si raggiungono lungo itinerari che includono tratti di arrampicata o passaggi attrezzati, altre vette sono il punto di arrivo di ferrate. 

Non mancano però, in quasi tutti i massicci dolomitici, vette panoramiche e di soddisfazione che possono essere raggiunte percorrendo dei sentieri elementari, una volta che la neve della primavera e delle prime settimane dell’estate si sia sciolta. Questo elenco, che include percorsi in Alto Adige, Trentino e Veneto, suggerisce delle avventure alla portata di tutti. Naturalmente occorrono un abbigliamento e delle calzature adeguati (scarponi o buone scarpe da trekking), un allenamento sufficiente, la giusta attenzione alle condizioni del tempo, perché un temporale pomeridiano su una cresta o su una vetta è molto più pericoloso che lungo un sentiero nel bosco. Ci vuole anche un pizzico di capacità di orientarsi, perché qua e là i segnavia possono sparire sotto all’erba alta o a un lembo di neve residua. Su queste, come su altre cime, si scopre anche l’importanza dei cari vecchi “ometti” di pietre, costruiti per indicare la via quando vernice e pennelli non venivano utilizzati in montagna.   

Monte Pez, 2567 metri

(dislivello da 840 a 970 metri, da 6 a 7 ore a/r, E)

La vetta più alta dello Sciliar si raggiunge dall’Alpe di Siusi per lo storico Sentiero dei Turisti. Prima della vetta accoglie gli escursionisti il rifugio Bolzano, inaugurato nel 1885 e più volte ampliato negli anni. Il panorama dalla cima include il Catinaccio, il Sassolungo, le Odle, le vette dell’Ortles-Cevedale e i prati dell’Alpe di Siusi. Si inizia salendo in seggiovia allo Spitzbichl (1935 m) o all’hotel Panorama (2009 m), i due tracciati si incontrano prima della Malga Saltner (1820 m). Oltre un ponte si raggiunge il Sentiero dei Turisti, e lo si segue con faticosi tornanti. Un tratto più comodo porta all’altopiano sommitale dello Sciliar e al rifugio Bolzano (Schlern Haus, 2457 m). Un sentiero ghiaioso porta alla vetta (2567 m). Si può prolungare l’escursione verso il Monte Castello (Burgstall, 2515 m) e il Pulpito Santner (2476 m), affacciato sulle Punte Santner ed Euringer. Si scende per la via di salita. 

Stevia, 2555 metri 

(dislivello 600 metri in salita e 1160 in discesa, 4.30 ore a/r, E)

La Stevia è una montagna a più facce. Erbosa intorno ai 2555 metri della vetta, precipita verso la Val de Cisles con una parete verticale salita nel 1933 dai gardenesi Hans Vinatzer e Vinzenz Peristi. Il rifugio Stevia offre una panoramica sosta. I sentieri sono elementari, ma traversano zone molto ripide. Da Santa Cristina in Val Gardena si sale in cabinovia all’Hotel Col Raiser (2107 m), da cui si scende a piedi al rifugio Firenze (Regensburger Hütte, 2037 m). Si continua a scendere sulla strada sterrata, a un bivio (1975 m) si piega a sinistra e si sale tra i larici, e poi in un canalone attrezzato con gradini e scalette di legno, fino alla Forcella dla Piza (2489 m) e alla vetta della Stevia (2555 m). Si scende per prati al rifugio Stevia (2312 m) e alla vicina malga, poi si continua sul sentiero che traversa due impressionanti valloni rocciosi, tocca la Forcella San Silvestro (2280 m) e scende a svolte fino al bosco e al rifugio Malga Juac (1903 m). La strada sterrata della Val de Cisles riporta alla base della cabinovia (1490 m).

Punta Vallaccia, 2637 metri

(dislivello 780 metri, 4 ore a/r, E)

L’atmosfera bucolica della Vallaccia non lascia immaginare che, dalla vetta più alta dei Monzoni, ci si possa affacciare dall’alto su gigantesche pareti verticali di roccia compatta. La solitaria ed erbosa Punta Vallaccia offre uno dei panorami più vasti della Val di Fassa. La zona, poco frequentata dagli escursionisti, consente di avvistare facilmente i camosci. Il rifugio Vallaccia è una buona meta per chi cerca una camminata più breve. Da Pozza di Fassa si utilizzano le navette fino alla Malga Monzoni (1862 m), con servizio di bar-ristorante. Si continua a piedi per la stradina che lascia a sinistra il sentiero per il rifugio Taramelli, e sale con tratti ripidi e faticosi fino al rifugio Vallaccia (2191 m), tra i pascoli di Gardecia. Ci si si alza sui prati fino alla base di una fascia rocciosa, si lascia a destra il sentiero per Forcella Vallaccia e si sale per ghiaie a Forcella Costella e alla Punta Vallaccia (2637 m, 0.45 ore). Si scende per la stessa via. 

Fradusta, 2939 metri

(dislivello 800 metri, 5.30 ore a/r, E)

L’Altopiano delle Pale di San Martino, “un immenso deserto di pietra” secondo l’alpinista ed esploratore britannico Douglas Freshfield, si raggiunge comodamente grazie alla funivia della Rosetta. Dal rifugio Pedrotti, della SAT, un sentiero conduce verso il Lago della Fradusta, ciò che resta dell’omonimo ghiacciaio e la facile vetta della Fradusta. Non ci sono difficoltà, ma attenti ai temporali pomeridiani! Da San Martino di Castrozza si sale con gli impianti al Col Verde alla Rosetta (2630 m), da cui si scende al rifugio Pedrotti (2581 m). Si riparte sul sentiero che taglia l’Altopiano, superando elementari roccette e traversando dei valloni spesso innevati. Aggirata la Cima Tomè si raggiunge il Passo Pradidali Basso (2658 m), e poi si sale nella conca un tempo occupata dal ghiacciaio fino al Lago della Fradusta (2650 m). Si riparte per un crinale morenico, poi si segue la facile cresta che conduce alla vetta (2939 m), magnifico belvedere. Si scende per la stessa via. 

Monte Serva, 2133 m

(dislivello 1100 metri, 5 ore a/r, E)

La Schiara, cantata da Dino Buzzati, è la montagna dei Bellunesi a causa della sua eleganza e della sua storia alpinistica. Per chi ama i sentieri, ha altrettanta importanza il Monte Serva, che può essere raggiunto facilmente per gran parte dell’anno, e offre uno straordinario panorama. D’inverno il pendio viene percorso da escursionisti con piccozza e ramponi e scialpinisti. La strada che sale a Soracroda e al Col de Roanza, dov’è un rifugio-ristorante, inizia da Belluno nei pressi del Ponte degli Alpini. Si posteggia alla fine dell’asfalto (1035 m), in località Cargador. A piedi si segue una strada sterrata, poi si piega a sinistra per un sentiero che si alza a tornanti nel bosco e poi sui prati, in vista del Burel, della Gusela del Vescovà e della Schiara. Dal panoramico cocuzzolo del Col Cavalìn (1394 m), belvedere su Belluno, si sale per un largo crinale, si lascia a destra un abbeveratoio e si raggiunge la Casera Pian dei Fioc (1739 m). Un’ultima, lunga serie di svolte sale alla vetta

(2133 m), sormontata da una croce metallica, oltre la quale (attenzione!) si aprono i ripidissimi pendii del versante Nord. Si scende per lo stesso itinerario. 

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