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Maltempo in alta quota: servono testa ed esperienza

Anche il Monte Rosa, come ogni montagna, può diventare un inferno se il maltempo si abbassa fino a lambirne i versanti. La nebbia si fa sempre più fitta, la visibilità si azzera e il terreno glaciale si confonde con il cielo. Ti senti perso se non hai esperienza, se non sai gestire la situazione. Se poi il tempo peggiora con pioggia e vento allora davvero tutto sembra perduto. Non sai bene come muoverti, intorno è tutto bianco e le raffiche gelate quasi ti accecano. La testa è un’esplosione di pensieri, il cuore spinge all’impazzata, i polmoni si gonfiano a un ritmo incontrollato. Sei nel panico, ma cerchi di tenere la calma. Devi farlo. Prendi il telefono e chiami i soccorsi poi, aspetti. Attendi di sentire una voce rassicurante o il roboante suono di un elicottero in avvicinamento.

Aspetti, ma ti puoi davvero permettere di aspettare? Puoi smettere di lottare in attesa dell’elicottero? Ti puoi lasciar andare? E come si gestisce una situazione di emergenza in alta montagna? Ne abbiamo parlato Paolo Comune, direttore del Soccorso Alpino valdostano.

Paolo, come si gestiscono condizioni di questo tipo avendo esperienza?

“Se vengo sorpreso dal maltempo perché le previsioni meteo sono cambiate nel corso della gita, perché il maltempo è arrivato con qualche ora di anticipo o per mille altre ragioni, appena me ne accorgo devo scendere sfruttando il minimo orientamento ancora a disposizione. Anche solo 100 metri in meno fanno la differenza.

Se invece non riesco a scendere perché sono stremato o per difficoltà ambientali devo scavare un buco nella neve e infilarmici dentro. Se non riesco a farlo perché sono in una zona ghiacciata è imperativo cambiare posto, altrimenti non ho chance. Se poi ti bagni a causa della pioggia e arriva vento forte allora devi farlo per forza. Non puoi rimanere fermo.”

Il bollettino da maltempo in arrivo nel pomeriggio, parto o non parto?

“Dipende dalla meta e dalla propria preparazione. Ci sono cime più che fattibili nell’arco di qualche ora, anche alcuni Quattromila del Monte Rosa che ti consentono di rientrare con un margine sufficiente. Bisogna però sempre stare attenti e osservarsi intorno: se vedo che la perturbazione sta anticipando devo saperlo leggere, girarmi e tornare indietro.”

Quando decido ci chiamare il soccorso quali sono le informazioni essenziali da fornire?

“Anzitutto la Regione in cui ci si trova, poi il comune se lo si conosce. Già con questi dati accorcio di molto i tempi. Altre informazioni importanti sono: la montagna su cui ci si trova e la quota, numero di persone da cercare e recuperare, gravità della situazione che si sta vivendo. Nel fornire informazioni cambia tutto tra il dire di essere illesi nella nebbia e non sapere come orientarsi, e il comunicare di avere freddissimo.”

A proposito di orientamento, come faccio a orientarmi se la visibilità è nulla?

“Con carta, bussola e GPS. Ma se non dovessimo avere con noi strumentazione apposita possiamo utilizzare la bussola dello smartphone, che abbiamo tutti. Prima di finire completamente avvolti dalla nebbia ci può essere utile per capire la direzione. Per chi non l’ha mai fatto è difficile, serve esperienza.”

Come mi devo vestire per evitare di compromettere ulteriormente le mie condizioni in caso di maltempo?

“È proprio il maltempo a fare la differenza. Bisogna avere con se abiti adatti alle basse temperature. Se c’è il sole magari si sta in maniche corte, ma nello zaino è bene avere indumenti pesanti con cui ripararsi dal freddo e un guscio impermeabile. Poi gli scarponi, devono essere adatti a quel che si sta facendo. Per fare un esempio pratico, se la giornata è bellissima posso azzardare a fare una salita come quella alla Pyramide Vincent con dei buoni scarponi da trekking e ramponi a gabbietta ma, come già detto, è un azzardo. Tagliando corto il discorso: se vado su un ghiacciaio devo avere attrezzatura da ghiacciaio. Le scarpe sono fondamentali, sia per muoversi sul ghiaccio che per mantenere i piedi asciutti.

Più in generale si potrebbe dire che bisogna avere consapevolezza di dove si sta andando e di cosa si sta facendo. Può capitare di incontrare l’atleta che sale molto leggero e veloce. Molto probabilmente ha studiato il percorso, ha controllato più volte la meteo e conosce la montagna in modo approfondito.”

Quanto è importante saper gestire la paura perché questa non sfoci nel panico?

“Non bisogna mai mollare, la testa fa la differenza. Bisogna sempre cercare soluzioni. Se si è su neve con visibilità azzerata, tira vento e si è bagnati bisogna scendere, muoversi fino a trovare un punto in cui poter scavare. Se sono perso nella nebbia ma non ho problemi che mettano a repentaglio la mia vita allora meglio fermarsi e attendere, specialmente se su un ghiacciaio dove rischio di finire sui seracchi o dentro un crepaccio. Chiamo il soccorso, mi faccio geolocalizzare e attendo indicazioni. Se invece ho problemi, se noto che mi sto raffreddando, devo muovermi, devo andare avanti.”

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3 Commenti

  1. I Manuali del Cai contengono il paragrafo”abbigliamento”..poi .orientamento materiali, calzature..pero’ bisogna sempre valutare ed applicare alla propria situazione.L’esperienza bisogna costruirsela, magari in situazioni meno ardue…serve anche frequentare chi ha piu’esperienza pregressa e ce la trasmette.Una disavventura meteo in prossimita’ di rifugio , risolta con una sana inzuppata di pioggia o di neve ,raffreddatura, serve a farsi porre il problema e ad accettare zaino piu’ capiente in litri e piu’ allenamento per portare peso in più .Qualche bivaccata estrema , sempre con possibilita’ di arrendersi e tornare in ambiente accogliente, serve a rendersi conto.

  2. Ricordo i primi due anni che scalavo, 74-75.
    Alcune volte, quando facevo qualcosa che pensavo fosse difficile per la mia esperienza alpinistica, un giorno la Soldà in Penia, portavo nello zaino anche una corda più sottile di scorta….
    Forse ero troppo prudente ?
    Però ho sempre portato un sacco da bivacco di nylon rosso Cassin per la pioggia, la neve, il vento, i temporali, le bufere… per le emergenze, con un piccolo materassino per isolarmi dal terreno: 300 grammi di peso………. tutto è ancora nuovo dopo quasi 50 anni !
    A ognuno il suo futuro ?

  3. Zaino camp allungabile fino a ad arrivare al collo..e sacco da immondizia interno per tenere asciutte le dotazioni, altro saccone in caso di pericolo da estrarre e usare lo zainone come sacco da bivacco.Pero’ per arrivarci partendo da zainetto di tela ..e poca dotazione..ho dovuto sperimentare grandinata e corpo bagnato .Per fortuna un bivacco era raggiungibile e infilatomi sotto le calde coperte militari odorose di pecora, piedi e muffa, , programmai un immediato acquisto una volta ridisceso in citta’. Con aggiunta di sacco a pelo personale e materassino e telo alluminato..onde allontanare lo schifo oltre che a gelo ed umidita’.

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