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Neve rossa sulle Alpi: escursionisti invitati a segnalare gli avvistamenti

La citizen science si sta rivelando sempre più un tool utile e a basso costo a sostegno delle ricerche scientifiche in quota. Di recente abbiamo affrontato l’argomento riportando i risultati del progetto triennale di monitoraggio dello stambecco orobico. Ulteriore conferma delle potenzialità del coinvolgimento attivo dei cittadini nella raccolta di dati di elevata rilevanza scientifica è fornita dal recente avvio di una campagna di citizen science a cura della Commissione Glaciologica della SAT (Società Alpinisti Tridentini). I cittadini sono invitati a collaborare alla realizzazione di una mappa di distribuzione della neve rossa sulle Alpi (vedremo a breve, nello specifico, in quali aree).

Il compito come sempre è facile e piuttosto divertente: scattare una foto in caso di avvistamento e inviarla alla Commissione, corredata di dettagli tecnici.

Cos’è la neve rossa?

La neve rossa, come spiega la Commissione Glaciologica, “è un fenomeno naturale in cui la colorazione della neve in tonalità dal rosa al rosso/magenta è causata dalla presenza di alghe unicellulari. La presenza di alghe accelera la fusione dei ghiacci e delle nevi in quanto contribuisce a un maggiore assorbimento della radiazione solare e, di conseguenza, a una maggiore perdita d’acqua da parte delle formazioni glaciali. Spesso confuso con i depositi di polvere sahariana, il fenomeno della “neve rossa” è ancora poco studiato nelle Alpi, e ancora non si conoscono a fondo le cause e le conseguenze.”

Fino a pochi anni fa, la neve rossa veniva studiata soltanto in Groenlandia. Il merito delle prime misurazioni in Europa va ai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca.

“La fusione dei ghiacciai e delle calotte glaciali è oggi considerato un simbolo del cambiamento climatico – evidenzia la Commissione Glaciologica – . Molti meccanismi complessi sono coinvolti nella fusione del ghiaccio e, tra questi processi, l’oscuramento superficiale dovuto al materiale organico sul ghiaccio nudo ha recentemente ricevuto attenzione dalla comunità scientifica. La presenza di microbi sui ghiacciai ha dimostrato di ridurre l’albedo del ghiaccio e favorirne lo scioglimento. E’ ciò che sta accadendo sul Presena e sul Gavia, sullo Stelvio, sui nevai del Brenta ed altrove dove la neve ha cominciato a tingersi di rosso porpora a causa di un’alga unicellulare, Ancylonema nordenskioeldii“.

Alga con una particolare peculiarità, come spiegava lo scorso anno, in occasione per l’appunto dei primi rilevamenti europei sul ghiacciaio del Morteratsch, in Engadina (Svizzera), il dottor Biagio Di Mauro. A differenza degli altri organismi, normalmente rilevabili in piccole cavità nel ghiaccio – le cosiddette cryoconite holes – la Ancylonema nordenskioeldii si ritrova dispersa sulla superficie dei ghiacciai. E così in stagioni calde dà luogo a esplosioni algali dai colori suggestivi. Il meccanismo è speculare a quello osservato per un altro microrganismo: la Chlamydomonas nivalis, alga verde responsabile del fenomeno della watermelon snow, osservata dall’Antartide a Yosemite, alle nostre montagne di casa.

Tale meccanismo consiste in una germinazione delle spore, in estate, con successiva produzione di pigmenti fotosintetici porpora. Modificando il colore della neve si innesca un “bio-albedo feedback”. Ovvero una diminuzione dell’albedo dei ghiacciai con contemporanea accelerazione della fusione di neve e ghiaccio. Tale scioglimento favorisce il permanere di un sottile strato di acqua che consente la sopravvivenza delle alghe in condizioni altrimenti per loro poco ospitali.

Cittadini che diventano scienziati

“In collaborazione con i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Università Bicocca di Milano, si vuole raccogliere il maggior numero di testimonianze del fenomeno tramite un progetto che possa condividere soprattutto gli alpinisti ed escursionisti che sono sul territorio – si legge in chiusura del post di annuncio del progetto, diffuso sulla Pagina Facebook “Commissione Glaciologica SAT, con preghiera di condivisione – . Inviateci nei commenti le foto che farete durante le vostre escursioni e il luogo dello scatto, questo ci permetterà di costruire una mappa degli “avvistamenti”.

Dove

Il progetto è finalizzato all’analisi della distribuzione della neve rossastra all’interno dei tre parchi trentini:
  • Parco Naturale Adamello Brenta Geopark
  • Parco Nazionale dello Stelvio – Trentino
  • Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.
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