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Un tavolo per la montagna da 800 milioni. “Un’opportunità per tutto il Paese”

È stato aperto dalla ministra degli Affari regionali Maristella Gelmini il Tavolo tecnico scientifico della montagna con l’obiettivo di giungere a una proposta di legge nazionale per il rilancio delle terre alte.

L’intenzione è quella di proseguire lungo il sentiero tracciato con gli Stati Generali della Montagna attraverso il coinvolgimento di ricercatori, giuristi e professionisti e associazioni di categoria che vi operano. Il Tavolo è coordinato dal Luca Masneri, Sindaco del Comune montano di Edolo (Brescia), e si compone di 40 membri che appartengono a AMSI (Associazione Maestri di Sci Italiani), Collegio Nazionale Maestri di Sci, Club Alpino Italiano, Collegio Nazionale Guide Alpine Italiane. Il confronto politico avverrà con la Conferenza delle Regioni, con UPI (Unione Province italiane), Anci, Uncem e Federbim.

Lo sviluppo della montagna è una opportunità per tutto il Paese. C’è bisogno di una consapevolezza nuova perché è chiaro che la vita, il lavoro, gli investimenti devono rispondere ad esigenze e caratteristiche evidentemente differenti da quelle che invece riguardano i gradi centri urbani” ha commentato Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, sottolineando come l’attenzione non dovrà essere rivolta solo al turismo, ma anche al settore agricolo e agroalimtare. Investimenti anche per rafforzare le infrastrutture digitali per incentivare e rendere attrattivi le attività dei giovani che decidono di restare o di andare a lavorare e vivere in montagna. “Sono montani oltre il 40% dei comuni italiani, lungo tutta la Penisola – spiegato la ministra Gelmini -. E hanno una loro specificità: che se ci limitiamo a guardarla con gli occhi ammirati del turista la vediamo nella sua bellezza, perché la montagna italiana non ha paragoni. Ma una cosa è visitare la montagna, altra cosa è viverla. E sono circa 8 milioni gli italiani che vivono stabilmente in montagna. Lo spopolamento – ha aggiunto la ministra – non è un processo inesorabile ed irreversibile, non dipende semplicemente dall’orografia, ma dalle politiche pubbliche che vengono in essa implementate”.

A disposizione del sistema montagna c’è, spiega Gelmini, “un fondo di complessivi 800 milioni di euro, risorse che si sommano al contributo a fondo perduto, previsto dai decreti Sostegni1 e 2, destinato proprio a quelle attività che hanno avuto maggiori danni per effetto dei lunghi periodi di stop, ed è quindi facile prevedere che una parte di queste risorse aggiuntive andranno ad attività economiche e turistiche che si collocano in comuni montani”. A disposizione altri 140 milioni all’interno del Pnrr destinati in modo specifico alla montagna, “oltre ai 40 milioni dei fondi per la montagna: circa 30 milioni di euro a valere sul Fondo Montagna di cui alla legge 31 gennaio 1994, n. 97 e altri 10 sul Fondo Integrativo per la Montagna”.

Un tesoretto che servirà anche a dare impulso alla sostenibilità ambientale nazionale, dove la montagna ne è ovviamente fattore chiave.

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3 Commenti

  1. 800 milioni su 240 miliardi di recovery plan che “dovrebbero” arrivare? Ma se appunto le terre alte e relativi comuni rappresentano il 40% del paese come si dice nell’articolo, quello stanziamento e’ RIDICOLO, alla stregua di pura ELEMOSINA!!! Non risolveranno mai i problemi della montagna ma continueranno ad ingrassare i soliti noti fino a che ci sara’ un superstite nelle montagne. VERGOGNA!!

  2. Ma quale decreto sostegni 1 e 2,che all’inizio di maggio aspettava ancora di essere emanato.Questo decreto doveva vedere la luce quando si sono installati i “migliori” e invece il drago ha trascinato i tempi,sorvolando sulla disperazione delle imprese…
    Infine il Pnnr é una grande occasione per il Paese,ma anche per chi lo gestisce.

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