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Recovery Plan: le proposte dei territori montani, le critiche del CAI e dell’UNCEM

Nel futuro dell’Italia, e quindi delle nostre montagne, c’è un Everest di denaro. Dei 1824,3 miliardi di euro del Recovery Plan, o Next Generation EU, varato a dicembre dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dai leader dei 27 Paesi per ricostruire l’Europa dopo la pandemia di Covid-19, ben 191,5 miliardi sono destinati all’Italia. 

La nuova cifra (prima si era parlato di 209 miliardi) è stata comunicata l’8 marzo al Senato da Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo di Mario Draghi. Aprile, ha proseguito il Ministro, vedrà “una fase molto rapida e concitata”, perché i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovranno essere presentati a fine mese. Seguiranno le verifiche della Commissione Europea. I fondi, sempre secondo Franco, “saranno disponibili alla fine dell’estate”. 

Lo scopo di questo colossale intervento, secondo i documenti ufficiali, è “un’Europa più ecologica, digitale e resiliente”. Al centro dei progetti da finanziare sono la ricerca e l’innovazione, un nuovo programma per la salute, la modernizzazione della politica agricola comune. Il 30% dei fondi verrà riservato alla lotta ai cambiamenti climatici. Tutti i progetti dovranno essere realizzati entro il 2026.

Il dibattito su quali progetti inserire nel PPRR, e su chi dovrà valutarli e gestire i fondi a Roma, è molto aspro da mesi. Le critiche al sistema proposto da Giuseppe Conte, che puntava su una struttura indipendente, hanno avuto un ruolo decisivo nella caduta, del secondo Governo guidato dall’avvocato pugliese. Da più parti, anche a causa dei tempi molto stretti, si è notato che all’interno del PNRR sono (o sarebbero) stati inseriti dei progetti dannosi per l’ambiente.

Qualche settimana fa, in Abruzzo, il Club Alpino Italiano e altre associazioni ambientaliste hanno denunciato il tentativo della Provincia di Teramo di far finanziare dai nuovi fondi europei una cabinovia da Montorio al Vomano ai Prati di Tivo, lunga oltre 10 chilometri e dal costo di circa 25 milioni di euro. Il 16 marzo la sede centrale del CAI, per bocca del vicepresidente Erminio Quartiani, ha duramente criticato la proposta di Coldiretti, ENEL, ENI e Cassa Depositi e Prestiti di finanziare 1,8 miliardi di euro del PNRR per realizzare mille nuovi laghi artificiali, per fornire acqua all’agricoltura e alla produzione di energia green. Secondo Quartiani, invece, “mille nuovi invasi sono un fattore di desertificazione delle terre alte, e sottraggono loro risorse idriche a beneficio solo di chi sta a valle. Non producono migliorie al territorio e risorse idriche contro gli incendi, ma esattamente il contrario. Se il Governo accettasse questa proposta sarebbe un colpo alla permanenza dell’uomo in montagna”.

A fornire una proposta organica sui contributi che potrebbero aiutare davvero la montagna è l’UNCEM, l’Unione Nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti Montani. Il rapporto, che s’intitola Non è un elenco della spesa e può essere scaricato dal sito uncem.it, si articola su 180 pagine. E offre a tutti gli appassionati di montagna, e naturalmente a chi ci vive, un quadro preciso e informato delle terre alte italiane. Le nostre proposte vogliono rendere i territori e le montagne più green, sostenibili e intelligenti. Il nostro documento è in sintonia con i Piani già varati da Francia e Spagna, che dedicano rispettivamente 5 e 10 miliardi alle aree montane, per contrastare abbandono e spopolamento” spiegano Francesco Benedetti, Vincenzo Luciano e Flavio Cerea, vicepresidenti di UNCEM. “Alle polarizzazioni Nord-Sud, si unisce lo scarto tra aree urbane e montane, che le risorse europee dovranno colmare” aggiunge il presidente Marco Bussone. 

Tra i punti che UNCEM giudica necessari spicca l’Agenda digitale per la montagna, con migliori collegamenti per dati e telefonia cellulare, in grado di rendere possibili telemedicina, teleassistenza, teledidattica e telelavoro. Nei borghi appenninici e alpini, che non sono solo delle mete turistiche, occorre far incontrare domanda e offerta di nuova residenzialità. 

UNCEM chiede alle aziende pubbliche come ENEL, ENI, ANAS e Ferrovie dello Stato di investire in montagna creando valore sociale e non solo finanziario. Lo Stato deve offrire alle imprese e alle comunità di montagna una fiscalità differenziata, per venire incontro ai 300 Comuni che non dispongono né di un negozio né di un bar. Secondo UNCEM devono diffondersi le “case della salute” e le “farmacie dei servizi”. Lo slogan “un’ambulanza e un medico di base in ogni Comune” è quantomai attuale. 

Oltre metà del documento diffuso da UNCEM descrive alcuni dei progetti che Comuni, Comunità Montane e altri enti hanno preparato per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

Nell’elenco sono piste ciclabili e altre iniziative legate alla bici (Val di Susa, Val Brembana, Appennino bolognese, Val Grana), interventi contro il rischio idrogeologico (in Alta Valtellina), rimboschimenti (Cadore), interventi sul digitale (Val Trompia, Comelico, Pasubio, Sannio), energie rinnovabili (Carnia), formazione professionale (Appennino reggiano), riqualificazione di ospedali di montagna. Emoziona il progetto Quakelab Vettore, dedicato allo studio dei terremoti e alla prevenzione dei loro danni ad Arquata del Tronto e nei centri vicini. 

Non mancano, però, due progetti dai costi e dagli impatti molto più elevati. La Comunità Montana Alta Valtellina, insieme a qualche decina di Comuni e con l’appoggio del Parco Nazionale dello Stelvio, chiede due miliardi di euro per una nuova ferrovia che colleghi la Valtellina e Milano con l’Alto Adige, i Grigioni e il Tirolo. Per raggiungere la Val Venosta da Bormio, si propone il tunnel di base dello Stelvio. A poca distanza da lì, la Comunità Montana Valtellina di Tirano chiede 500 milioni di euro per un traforo sotto al Mortirolo. Sono progetti suggestivi, di grande impatto sul turismo e il territorio. Ma che sembrano molto lontani dai piccoli interventi nelle valli più remote e nei borghi di cui parlano l’UNCEM e il suo documento. 

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7 Commenti

  1. Evvai !!!!! E’ partito il magna magna. Ne vedremo delle belle, anzi delle vere e proprie schifezze. La magistratura sta gia’ preparando la corazzata in previsione di qualche centinaio di indagini su sprechi malversazioni appropriazioni indebite ecc.ecc.ecc. Mettiamocelo in testa siamo fatti cosi’, o meglio, siamo in troppi ad essere cosi’ e quei troppi sono nei posti che contano.

  2. Perchè, c’erano dei dubbi che i soldi del Recovery sarebbero finiti nel pozzo nero degli interessi di pochi?

  3. Non credo assolutamente in queste costose organizzazioni.delle organizzazioni fatte da organizzazioni politiche.
    Sopra ho letto:
    La Comunità Montana Alta Valtellina, insieme a qualche decina di Comuni e con l’appoggio del Parco Nazionale dello Stelvio, chiede due miliardi di euro per una nuova ferrovia che colleghi la Valtellina e Milano con l’Alto Adige, i Grigioni e il Tirolo. Per raggiungere la Val Venosta da Bormio, si propone il tunnel di base dello Stelvio. A poca distanza da lì, la Comunità Montana Valtellina di Tirano chiede 500 milioni di euro per un traforo sotto al Mortirolo

    Io aumenterei di molto la tassazione dei politici, o diminuirei le loro retribuzioni….. a cominciare da quel politico che fa solo politica, non ha un lavoro, e dicono abbia presentato una denuncia dei redditi superiore al milione.

  4. Come al solito…ognuno tira l’acqua al suo Mulino. I grandi si prendono sempre tutto e le bricciole…se ci saranno andranno a chi ne ha più bisogno.

  5. Non occorre creare altri bacini per l’idroelettrico..basta riattivare e far funzionare quelli esistenti….

  6. Una parte delle risorse la destinerei alla demolizione raso suolo di tanti ruderi deturpanti e , giustamente, allo svuotamento di detriti dei bacini e laghi esistenti,e utilizzo dei medesimi materiali in pianura. Al posto di cave deturpanti e scavi e riempimenti di scarpate con rifiuti tossco nocivi sepolti di straforo.

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