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L’antico rituale dei fuochi antigelo per proteggere vigneti e frutteti

L’ondata di freddo che ha riportato un sentore d’inverno da Nord a Sud lungo la Penisola ha rappresentato un grave rischio per frutta e ortaggi. Nel tentativo di proteggere le coltivazioni, in molte aree dell’arco alpino ma anche in Appennino, ci si è avvalsi dell’antico rituale dei fuochi antigelo. L’accensione di innumerevoli fiaccole, candele e falò lungo i filari delle vigne e all’interno dei frutteti lascia sempre ammaliati. Uno spettacolo ordinato, di luci che danzano nel buio, che regala magia e speranza.

Ma la conta dei danni è amara

Una speranza che purtroppo vacilla negli animi dei coltivatori. Un monitoraggio effettuato da Coldiretti in Toscana ha portato alla stima di una perdita del 50% di prodotto nel settore ortofrutta e ingenti danni ai vigneti.  “Una situazione drammatica per molte imprese agricole che – precisa la Coldiretti regionale – hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno. Ortaggi compromessi, alberi di frutta in fiore gelati, ma anche le piante ornamentali hanno sofferto per le gelate notturne con photinie, evonimi, allori ed altre piante che in Toscana avevano già vegetato vedono compromessa la loro bellezza (e vendibilità) a causa delle basse temperature che danneggiano le loro foglie”.

“Dopo le alte temperature dei giorni scorsi – aggiunge Coldiretti – che hanno favorito il risveglio della vegetazione le piante sono state sottoposte ad un terribile shock termico con effetti sulle produzioni, dove oltre a frutta e verdura a rischio, fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, ci sono anche la vite e l’ulivo”.

Condizione estensibile alle altre regioni italiane. In Piemonte la stima sale anzi anche ben oltre il 50%, sfiorando il 100%. Situazione critica anche sul versante orientale delle Alpi. “Avanzare una stima dei danni a poche ore dalla gelata è difficile e poco realistico, pertanto è necessario fare le apposite verifiche nei prossimi giorni in cui sarà più evidente la situazione – evidenzia Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona – . Gli imprenditori agricoli si sono attrezzati per tempo con sistemi di protezione e impianti antibrina, ma l’eccezionalità della gelata con temperature così basse rende poco efficaci gli interventi”.

In difficoltà i sistemi antibrina

Il forte gelo ha infatti impedito in molti casi l’utilizzo dei più moderni sistemi antibrina, che hanno sostituito e/o affiancato la pratica dei falò antigelo. Si tratta di ingegnosi sistemi di irrigazione che portano alla formazione di un giubbino termico protettivo, di ghiaccio, attorno a gemme, foglie, frutti. In questo modo attorno agli organi vegetali si mantiene una temperatura prossima allo zero.

Laddove è stato possibile azionarli si è venuto a creare un ulteriore spettacolo. I frutti e le foglie, avvolte dal ghiaccio, sembrano opere d’arte uscite dal mondo di Frozen. Immagini suggestive giungono a riguardo dalle vicine Francia e Svizzera, dove coltivatori e produttori di vino, soprattutto nella regione della Borgogna, hanno adottato le medesime strategie utilizzate in Italia.

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