Ambiente

In primavera sempre meno neve sulle Alpi

Stagione della neve ridotta di 22-34 giorni in 50 anni

Negli ultimi 50 anni la neve presente sulle Alpi in primavera è diminuita, a tutte le quote e in tutte le regioni. Sotto i 2000 metri la stagione della neve si è ridotta in media di 22-34 giorni. Questi i dati di sintesi che emergono da uno studio di recente pubblicazione sulla rivista scientifica The Cryosphere, condotto dall’Eurac Research di Bolzano, dal titolo “Observed snow depth trends in the European Alps: 1971 to 2019”. 

Uno studio che rappresenta un unicum nella storia delle ricerche sull’andamento delle nevi sulle Alpi, in quanto esteso a tutto l’arco alpino.

“Nelle zone più densamente popolate delle Alpi è tradizione misurare la profondità della neve, in alcuni luoghi questa usanza risale alla fine del XIX secolo. Esistono anche molti studi che utilizzano questi dati per descrivere l’andamento della neve a lungo termine, ma finora sono stati limitati a singole regioni e si basavano sulle rilevazioni raccolte da poche decine, al massimo qualche centinaia, di stazioni di misurazione – si legge nel comunicato a firma di Barbara Baumgartner sul sito ufficiale del centro di ricerca – . Ad oggi mancava un quadro completo dell’intera regione alpina. L’idea di crearlo è venuta a Michael Matiu e Alice Crespi che svolgono il loro lavoro di ricerca all’Istituto per l’osservazione della Terra. Per il progetto, Matiu e Crespi hanno reclutato più di 30 scienziati da tutti i paesi alpini e hanno coordinato il loro lavoro per raccogliere tutti i dati disponibili e analizzarli in modo uniforme”.

2000 stazioni per 50 anni di storia della neve sulle Alpi

I dati sono stati raccolti sfruttando ben 2000 stazioni di rilevazione distribuite sull’arco alpino tra Italia, Austria, Slovenia, Germania, Svizzera e Francia, così da avere un quadro completo della distribuzione della neve.

800 tra le 2000 stazioni totali hanno consenito di recuperare dati fino a 50 anni fa. Un elemento di estrema importanza per poter ricostruire nel dettaglio l’andamento delle nevi, su scala temporale decennale, fino ai 2000 metri di quota. Purtroppo a quote superiori le stazioni presenti sono troppo poche per poter avere una mole significativa di dati da cui estrapolare informazioni affidabili.

I dati così raccolti hanno consentito di “descrivere quantitativamente in modo preciso la copertura nevosa sulle Alpi, la sua distribuzione, capire cosa é cambiato negli ultimi 50 anni”, come spiega Matiu.

Distribuzione disomogenea della neve

La neve non appare distribuita in maniera omogenea sull’arco alpino. A sud si rileva circa un 20/30% di neve in meno rispetto al nord. Nelle due aree, meridionale e settentrionale, anche l’andamento della neve varia in maniera differente con il variare della quota. A sud, sui rilievi di Italia e Slovenia, l’altezza della neve in 50 anni, a quote inferiori ai 2000 metri, ha mostrato un decremento più netto rispetto all’arco settentrionale.

Dai dati raccolti si possono anche desumere informazioni valide per tutto l’arco alpino: gli anni Settanta e Ottanta risultano essere stati ovunque particolarmente nevosi; a seguire, tra fine anni Ottanta e inizio Novanta, si è manifestata una fase di scarso innevamento. Successivamente l’altezza della neve ha ricominciato ad aumentare, senza mai eguagliare però i valori degli anni Settanta.

Lungo tutto l’arco alpino la neve in primavera risulta ridotta. “Mentre in inverno si nota un ampio ventaglio di variazioni a seconda del luogo e dell’altitudine, anche con isolati aumenti della neve soprattutto a quote più elevate, in primavera quasi tutte le stazioni hanno registrato diminuzioni”, sottolinea Alice Crespi.

Perché in primavera c’è meno neve?

Come spiega Michael Matiu, la riduzione della stagione della neve di 22-34 giorni, le nevicate sempre più tardive in inverno e la scomparsa anticipata del manto nevoso all’appropinquarsi della primavera sono da leggere come conseguenze dei cambiamenti climatici. “In questo studio non abbiamo esaminato esplicitamente le correlazioni, ma è chiaro che la neve si scioglie prima e più velocemente a causa delle temperature più alte e che le precipitazioni si manifestano sotto forma di pioggia anziché di neve”.

Per gli studi climatologici, questa raccolta di dati completa e unificata rappresenta per certo uno strumento prezioso. Lo studio è a disposizione di tutta la comunità di ricerca con la speranza, da parte degli autori stessi, che si possano chiarire tali correlazioni e incrementare le conoscenze sul tema attraverso nuovi studi.

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3 Commenti

  1. macchè ….
    ha nevicato più che mai…
    e l’inverno è stato freddo, freddissimo, vieni qua da me a vedere il conto del riscaldamento
    basta fake news

  2. State esagerando con queste notizie false.
    Non ha mai nevicato tanto come quest’anno.
    Siete diventati Greta Tumberg dipendenti.
    Certo, adesso in Italia va di moda scrivere e dire che qualsiasi cosa succede è colpa dei cambiamenti climatici.

  3. @ Lorenz certo che leggere il testo e capirne il contenuto sarebbe il minimo per poter commentare. I dati in questione sono su un periodo di 50 anni.Episodi nevosi estremi possono capitare (v. inverno appena trascorso) Chissa’ perché a partire dagli anni 80 le stazioni sciistiche si sono attrezzate di impianti per la neve programmata?!!..

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