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“Death Zone – Nanga Parbat”. L’epica discesa sugli sci di Cala Cimenti, Vitaly Lazo e Anton Pugovkin

L’appuntamento con il cinema di questa settimana non potevamo che dedicarlo a Cala Cimenti. Regalandoci e regalandovi il ricordo dell’impresa realizzata dal Leopardo delle Nevi sul Nanga Parbat nell’estate del 2019, insieme ai russi Vitaly Lazo e Anton Pugovkin. Prima l’arrivo sulla vetta della nona montagna del Pianeta poi la discesa estrema sugli sci. Il racconto di quell’avventura a quota Ottomila è racchiuso in un’ora di documentario a firma di Vitaly Lazo, dal titolo “Death Zone – Nanga Parbat”. La pellicola, vincitrice della decima edizione del Sestriere Film Festival e dell’Orobie Film Festival 2020 (Sezione Terre Alte del Mondo e Premio UBI Banca), è disponibile in versione integrale sul canale Youtube di Vitaly Lazo.

I sottotitoli sono automaticamente disponibili solo in lingua russa ma è possibile seguire la narrazione attivando la traduzione automatica in italiano.

Di seguito vi forniamo qualche semplice istruzione per ottenerli in italiano. Procedete in primo luogo nell’attivazione dei sottotitoli cliccando su Impostazioni (in basso a destra), quindi Sottotitoli. A questo punto troverete la sola opzione “russo”. Cliccando nuovamente su russo vi apparirà l’opzione “traduzione automatica” da cui selezionare la lingua. Et voilà!

Nanga Parbat. La vetta e la discesa sugli sci

Il trio italo-russo raggiunge la vetta del Nanga Parbat senza ossigeno supplementare il 3 luglio 2019 alle ore 14:46, per poi iniziare la discesa con gli sci partendo da una piazzola allestita pochi metri sotto la cima. Pugovkin decide di scendere a piedi. Lazo toglie gli sci a 7.800 metri. Cala Cimenti decide di sciare fino al C4. Non basterà a fermarlo il formarsi di uno zoccolo di neve e ghiaccio sotto gli sci. Rimosso l’ostacolo ricomincerà a scendere lungo la montagna, impiegando 6 ore per aggiungere C4, quando ormai è mezzanotte.

Il giorno successivo riescono a sciare fino a C3. Rinunceranno agli sci per affrontare il ripido Muro Kinshofer, per poi riagganciarli e proseguire fino alla fine del ghiacciaio.

La sfida segnerà una pietra miliare delle reciproche esistenze. Non solo per le difficoltà affrontate, per l’alto rischio di valanghe, per la fatica di portare sulle spalle zaini pesanti e sci. Ma soprattutto per aver vissuto l’avventura del Nanga con un profondo spirito di squadra. Una esperienza a tre iniziata non certo in maniera facile a causa della barriera linguistica. Ostacolo ben presto superato con una grande capacità di unire le proprie competenze professionali per raggiungere un obiettivo comune.

Nel docufilm è presente anche una breve intervista video a Reinhold Messner, incontrato dal gruppo al campo base durante la spedizione.

Il progetto “Death Zone Freeride”

L’esperienza del Nanga rappresenta la terza tappa di un progetto più ampio, dal titolo “Death Zone Freeride”. L’idea, nata dalla collaborazione tra Lazo e Pugovkin, è di salire 5 tra le vette più alte della Terra senza ossigeno supplementare – Everest, K2, Manaslu, Annapurna e Nanga Parbat – e scendere con gli sci ai piedi.

I russi hanno realizzato l’impresa su Manaslu (8.163 m) nel 2017 e Annapurna (8.091 m) nel 2018 prima dell’entrata in squadra di Cala Cimenti nella spedizione diretta al Nanga Parbat. Il progetto è stato temporaneamente interrotto a causa della pandemia del Covid-19.

Ogni tappa è stata raccontata attraverso documentari video. Anche nel caso del Nanga Parbat, il docufilm, realizzato mediante montaggio di riprese video e con drone, è nato ancor prima della partenza. Come si legge sul sito del progetto www.deathzonefreeride.com, obiettivo era di raccontare “la lotta che ogni alpinista vive contro se stesso e la natura”.

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2 Commenti

  1. Foza e passione!

    La coppia di francesi poco prima di loro da che parte era salita e da dove era scesa?
    Dove trovo la loro storia?
    Come erano saliti, con campi o in stile alpino?
    Ricordo solo di aver letto, ma vagamente, di una tendina in alto e la vetta al secondo giorno, forse solo lui sceso dalla cima, lei poco sotto…..boh.

  2. Ti sia lieve la neve Cala.
    Grande Alpinista, ma sopratutto Alpinista leale, vero.
    I record sono nulla (e tu ne avevi parecchi) in confronto alla luce che emanavi; e allo splendore del ricordo.

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