AlpinismoAlta quota

Maltempo interrompe le ricerche, ma la volontà dei famigliari è continuare – Alpinisti dispersi sul K2

09/02/2021 – Le ricerche non si interrompono

Le ricerche di John Snorri, Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr continuano, è questa la decisione dei famigliari dei tre alpinisti dispersi dalla mattina del 5 febbraio sul K2 a una quota di oltre 8000m. La speranza di vederli vivi è oramai assente, la volontà è quella di recuperare i corpi e forse, in questo modo, ottenere un po’ conforto in questa tragedia.

Ieri i due scalatori pakistani Imtiaz e Akbar, cugino e nipote di Ali Sadpara, sono saliti a piedi sulla montagna arrivando sotto campo 2, all’inizio del Camino Bill, per poi scendere al CB. Nessuna traccia da questa ricognizione, come del resto ci si aspettava: se verranno trovati sarà sopra C3.

Oggi le operazioni di ricerca sono momentaneamente interrotte a causa del maltempo, che ha portato la neve al K2. Al momento gli sforzi sono concentrati sulle immagini satellitari ad alta risoluzione ottenute grazie all’intervento dell’Agenzia Spaziale Islandese. Queste, insieme ai dati dei dispositivi tecnologici che avevano gli scalatoti (gps e satellitari), consentiranno di guardare dove gli elicotteri non arrivano e ricostruire il percorso di Snorri, Sadpara e Mohr durante il tentativo di vetta. Informazioni utili per capire dove cercare.


08/02/2021 – Ancora nulla dai sorvoli con gli elicotteri. Due scalatori pakistani partono via terra

5 febbraio, le 11 pakistane (le 8.00 italiane). Oltre il traverso. John Snorri, Ali Sadpara, Sajid Sadpara e Juan Pablo Mohr stanno scalando dalla mezzanotte, l’obiettivo è la vetta del K2 in inverno. I due pakistani e il cileno non stanno usando ossigeno supplementare. Sajid Sadpara non si sente bene per la quota, Ali gli consiglia di usare la bombola che ha con lui in caso d’emergenza: questo è un caso di emergenza! Il ragazzo ascolta il padre e indossa la maschera, ma non funziona, se ne accorge subito: l’ossigeno non arriva, qualcosa è rotto, probabilmente a causa del freddo estremo. Cosa fare? Ali Sadpara non ha dubbi: il figlio deve scendere di quota. E così Sajid fa, probabilmente rabbioso per quella sfortuna che gli stava impedendo la gloria della vetta del K2 in inverno, senza sapere che quello scherzo era il destino che lo stava salvando. Il ragazzo prende l’unica radio che il gruppo ha (i gps sono scarichi da ore) con la promessa di ritrovarsi tutti a C3, 7300m, per le 22.00, massimo le 23.00, e scende. Questi sono gli ultimi momenti che conosciamo di John Snorri, Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr. Sono riusciti ad andare in vetta? cosa è successo loro? non lo sappiamo, possiamo solo fare delle ipotesi: forse un crollo del seracco, forse la stanchezza e lo sfinimento. Certezze per ora non se ne hanno.

Sono passate più di 72 ore. Tre giorni in cui la macchina dei soccorsi si è messa in moto per fare tutto quello che era possibile: due sorvoli sabato, altri due domenica 7 febbraio spingendo gli elicotteri alla quota massima con l’obiettivo di scorgere un qualsiasi segno dei tre alpinisti dispersi oltre gli 8000m. Nulla, di loro non c’è alcuna traccia. Oggi, lunedì 8 febbraio, altre due ricognizioni aeree, ancora una volta senza risultati: il K2 si sta celando dietro le nubi. Le speranze che siano vivi sono oramai inesistenti, lo stesso Sajid ne è consapevole: “Dopo più di due o tre giorni, le possibilità di sopravvivenza a oltre 8000m sono scarse, soprattutto con il freddo intenso“. Parole lucide e che nascondono l’esperienza, nonostante la giovane età, di ciò che accade nell’aria sottile.

La speranza è però l’ultima a morire, così si dice. E oggi, dopo le ricognizioni aeree andate a vuoto, i due alpinisti pakistani del villaggio di Sadpara, Imtiaz e Akbar, arrivati per dare una mano sabato 6 febbraio e far scendere dalla montagna Sajid, hanno deciso di salire a piedi. “Ali è un fratello per noi, un eroe per il Pakistan. Scaleremo cercando di arrivare alla quota più alta possibile per i nostri limiti. C’è speranza, ma conosciamo la realtà della montagna, soprattutto in inverno“, ha detto Imtiaz. A raccontarlo stamattina Elia Saikaly, al K2 per seguire la salita di John e Sadpara e realizzare un film. Sarebbe dovuto essere con i due alpinisti, insieme all’alpinista pakistano Fazal, ma il 4 febbraio all’arrivo a campo 3 ci si accorge che per un problema di comunicazioni non c’è l’extra ossigeno per loro, non possono quindi proseguire, non sono acclimatati, devono abbassarsi di quota. Il 4 sera scendono a campo 3 basso, la mattina con gli altri alpinisti tornano al campo base. Anche loro probabilmente sono stati salvati da quella che al momento sembrava essere solo sfortuna.

Nel frattempo, la grande spedizione di SST è chiusa, gli alpinisti percorreranno nuovamente il Baltoro per arrivare ad Askole e ripartire poi per Skardu e tornare a casa. Al campo base sta rimanendo il capospedizione Chhang Dawa Sherpa con alcuni altri sherpa e pakistani.

Oggi compleanno di Juan Pablo Mohr, le parola di Tamara Lunger

Ad accrescere il dolore, già profondo, di questi giorni il fatto che oggi è il compleanno di Juan Pablo Mohr. 34 anni. A ricordarlo Tamara Lunger, che si era legata in cordata con lui dopo che entrambi erano rimasti senza compagni di cordata. Il cileno a causa della morte dell’amico Sergi Mingote lo scorso 16 gennaio in discesa da C1; l’italiana dopo che Alex Gavan proprio per la tragedia aveva preferito tornare a casa.

“Manchi JP! Oggi è il tuo compleanno e il nostro piano era di festeggiare, ma invece sono qui senza parole, con le lacrime agli occhi e un sacco di domande. Sapendo che le possibilità di rivederti sono vicine allo 0.
Sono grata di aver avuto la fortuna di conoscerti con il tuo sorriso, la tua energia e tutta la passione e l’amore dentro di te. Che tutto questo era di cosi poca durata non mi aspettavo e mi spacca il cuore, tantissimo!!!
Che gli angeli ti portino dove stai bene, sei protetto e felice. Grazie mille per questo periodo intenso, era un enorme aiuto di averti vicino a me con tutte queste tragedie. Sto soffrendo anche per la tua famiglia e mando tutta la forza che posso!
Mi piange anche il cuore per Alì e John, la montagna questa volta mi ha tolto tanto, in questo momento mi pare anche la passione. Questa spedizione per me è stata la più brutale che ho vissuto. Un’esperienza che ho cominciato come un sogno ed é finito in un incubo che mi rincorrerà per tanto tempo! Guardare avanti adesso sarà la cosa da fare! Sarà difficile ma farò del mio meglio. Partirò da qui: proverò a girare le spalle al K2 per cercare un po’ di pace! JP, Alì, John, Sergi e Antanas vi porterò nel mio cuore per sempre”. 
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6 Commenti

    1. Ciao bogarto,
      sono foto di una tenda gialla, un sacco a pelo e un materassino rosso. Considerando che è da settimane che vola attrezzatura dai campi alti a causa del vento, non sono evidenze significative per la ricerca dei tre dispersi 🙂

  1. Commovente. Non avrei altre parole per descrivere lo sforzo che i Pakistani stanno mettendo in campo per dare tutto ciò che possono per provare a salvare la vita al loro eroe nazionale, quale Alì Sadpara è. Sappiamo tutti in realtà che due notti all’addiaccio, in inverno, sul K2, significano quella parola che non vorremmo mai pronunciare ma che è giusto non nascondere, cioè morte. Però sarebbe bellissimo se l’infausto destino volesse essere per una delle sue rare volte meno infausto del solito.. Decisamente, per tutta una serie di ragioni, stiamo al cospetto di uno dei più grandi drammi dell’alpinismo contemporaneo.

    Io continuo a sperare che per Alì, John e Juan il miracolo possa ancora accadere.

  2. Tristezza, non so scrivere altro. In occasioni come questa in primis penso sempre a Bonatti sullo stesso K2 o a Messner sul Nanga Parbat, certo la speranza è l’ultima a morire ma purtroppo a volte bisogna arrendersi all’evidenza.

  3. Purtroppo dopo le parole dei primi salitori invernali e dalle foto degli elicotteri , il ghiaccio vivo penso possa aver causato un grande problema, in salita con i piedi congelati facendo uno sforzo immane, forse, puoi anche gestirlo, ma in discesa la cosa diventa troppo difficile e dolorosa , impossibile da sopportare. Le cose dopo la prima salita erano sembrate troppo facili.
    Il K2 anche in questa occasione verrà ricordato come il sogno e il dolore.
    Il grande Alì anche in questo caso ha fatto un miracolo. invece di portare in vetta qualche cliente, è riuscito a salvare suo figlio.

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