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Neve rossa sulle Alpi. La magia delle polveri del Sahara

Nel corso del weekend, le nevi cadute sulle Alpi, in particolare sul settore occidentale, si sono magicamente tinte di una sfumatura rosso-dorata. Per una volta non tocca chiamare in causa le alghe verdi responsabili dell’affascinante fenomeno della watermelon snow, ma è merito delle polveri del Sahara.

Non chiamiamola sabbia!

Trattasi di significative quantità di granelli minuscoli trasportati dal vento di scirocco fino alle alte quote di Pirenei e Alpi, e tornati al suolo attraverso le precipitazioni nevose dello scorso sabato.

Particelle che, in virtù delle dimensioni minute, non è propriamente corretto definire sabbia. Piuttosto pulviscolo sahariano. Materiale derivante da millenni di erosione operata sulle rocce dal vento del deserto, sollevato poi da terra nel corso di tempeste di sabbia e trasportato lontano – parliamo di migliaia di chilometri – dalle correnti atmosferiche in direzione del Mediterraneo.

Controindicazioni della neve rossa

Nelle scorse ore sulle Alpi è caduta nuova neve bianca, rendendo effimero lo spettacolo vissuto nel weekend. Da un lato tali nuovi accumuli sono da considerarsi positivi. Ricordiamo infatti che l’assunzione di un colore più scuro da parte della neve comporti una diminuzione dell’effetto albedo, con incremento dell’assorbimento di raggi solari e aumento delle temperature del manto nevoso, con conseguente facilitazione del suo scioglimento.

Un problema secondario però alla deposizione di nuovi strati di neve “pulita” su neve “sporca” potrebbe essere una facilitazione dei distacchi, che andrebbe a incidere sul già elevato pericolo valanghe presente su tutto l’arco alpino.

Gli strati di neve sabbiosa tendono infatti a diventare nei giorni più duri e compatti rispetto alla neve bianca. Gli strati nuovi di neve pulita sono così facilitati a scivolare su quelli sottostanti. Come sempre, prudenza!

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