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La conquista dell’effimero

A partire dagli anni Ottanta le cascate di ghiaccio di Cogne hanno esercitato un irresistibile richiamo per locali e forestieri. Gian Carlo Grassi, Aldo Cambiolo, Ezio Marlier sono alcuni dei protagonisti di una storia scritta a colpi di picca. E che ha visto la sua naturale evoluzione nella tecnica del dry tooling.

Tratto dal numero di Meridiani Montagne "Grivola e Valle di Cogne".

Sono oltre 150 le cascate già salite a Cogne, e ogni tanto nasce ancora qualche nuovo percorso. Certo, i ritmi non sono più quelli degli anni dei pionieri, ma i locali sanno bene dove trovare qualche striscia bianca ancora vergine. Magari non è ghiaccio puro, ma un misto che grazie all’avvento del dry-tooling offre nuove interessanti opportunità di apertura su livelli tecnici impensabili solo trent’anni fa.

Cuore della disciplina è la Valnontey, che dal capoluogo si allunga verso l’imponente testata glaciale del Gran Paradiso. Le prime salite in valle risalgono al 1980, con le facili cascate di Chèvril (Aldo Cambiolo, Paolo Sartore) e Champlong (Hans Marguerettaz). Abbiamo iniziato a osservare queste strutture con l’avvento della piolet-traction racconta il cuneese Guido Ghigo, tra i primi esploratori. “Erano ovunque, ed era ancora tutto da creare”. Sue le prime salite di Touborg e di Il candelabro del Coyote (con Sergio Calvi nel 1986), entrambe nel Vallone di Valeille che si spinge a sud dalla frazione di Lillaz. Qui si trova il Cold Couloir, la cui salita nel febbraio del 1985 da parte di Gian Carlo Grassi, Nello Margaria e Mauro Rossi dà il la alla ricerca dei “couloir fantasma” sulle Alpi.

Ci siamo subito accorti che Cogne sarebbe potuta diventare uno straordinario polo del ghiaccio” racconta la guida alpina valdostana Aldo Cambiolo, uno dei più prolifici apritori della zona. Tra le sue prime realizzazioni figurano Il sentiero dei troll e Cascata del Lauson. “Battevamo a tappeto la bassa valle: oggi una, domani un’altra. Poi è arrivato Gian Carlo e le cose sono cambiate”. Grassi, valsusino, si lega raramente ai locali, anzi. Spesso e volentieri scala con il cuneese Piero Marchisio, altre volte insieme all’eporediese Fulvio Conta e ancora con il torinese Elio Bonfanti. In breve nella valle si crea una sorta di concorrenza tra locali e foresti. Per tutti il ritrovo è il bar della guida Albino Savin, vero e proprio punto di riferimento per avere informazioni serie sulle condizioni delle cascate. “Il cascatismo era in espansione e stava assumendo un valore alpinistico rilevante. Salire una cascata per primi era come raggiungere la vetta inviolata di una montagna” spiega il cognino Alessandro Crudo, insieme a suo fratello uno dei pochi valdostani a essersi legato con Grassi. È una vera e propria competizione a chi arriva per primo. “Venivamo da fuori e dovevamo fare tutto da carbonai” ricorda divertito Bonfanti.

In questo clima da gara si affaccia al mondo del cascatismo una nuova generazione di arrampicatori. Con l’arrivo di Ezio Marlier cambia qualcosa. Il giovane valdostano scopre la valle grazie ad Aldo Cambiolo e in breve riesce a portare sulle strutture dalla zona un nuovo livello tecnico e anche una buona dose di spavalderia. L’approdo a Cogne, come apritore, avviene nel novembre 1988 quando traccia Dedica per Sara (con Aldo Cambiolo), un percorso non estremo ma interessante per l’ambiente in cui si svolge. In meno di dieci anni Cogne si trasforma. In inverno le sue valli si popolano di scalatori appassionati, vogliosi di mettersi alla prova sul ghiaccio. Viene addirittura creato un meeting internazionale dove i cascatisti hanno occasione di confrontarsi sull’evoluzione della tecnica e della disciplina.

Nel frattempo i più ambiziosi continuano a cercare nuove colate. In molti corteggiano quella che poi viene battezzata Repentance Super. Risalendo la Valnontey la si incontra a sinistra, inconfondibile e imponente. La sua salita del 3 febbraio 1989, da parte di Gian Carlo Grassi, Fulvio Conta e François Damilano segna la svolta per l’universo alpino dell’arrampicata su ghiaccio portando la difficoltà al massimo livello. Dopo la salita di Repentance Super tutto cambia. In breve viene scalata ogni colata possibile e in valle si affacciano gli stranieri. Primo tra tutti Damilano che “sporca” il ghiaccio con la roccia, portando a Cogne il dry-tooling. Ma a dare un vero impulso in questo campo è l’arrivo di Stevie Haston. Londinese, fuori dagli schemi classici dell’alpinismo, Haston approda a Cogne verso la metà degli anni Novanta e si fa subito conoscere aprendo vie di inedita difficoltà. Nel 1998 segna una nuova era con X-Files, gradata M10, quattro anni dopo tocca a Empire Strikes Back, il primo M11. Gli italiani tornano a essere protagonisti con Mauro “Bubu” Bole, Massimo Farina e ancora Marlier. Oggi chi sale in valle per aprire conserva le stesse ambizioni pionieristiche, ma con una tecnica e un occhio completamente diversi rispetto ai giovani degli anni Ottanta. Guardano al nuovo misto moderno e tracciano itinerari riservati a pochi eletti. L’avventura del ghiaccio continua.

 

Articolo completo e le relazioni delle cascate più belle su Meridiani Montagne n.108

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Un commento

  1. Questi Ukappini ci hanno spesso spiazzato facendoci conoscere roba nuova con “veri impulsi” (ho copiato sopra) e obbligandoci ad uscire dai gusci nei quali eravamo rinchiusi soddisfatti.
    Non sapevo che fosse accaduto anche su ghiaccio, sapevo solo delle fessure ad incastro.
    Ora c’è un guscio più grande da rompere?
    L’impulso nuovo da poco c’è stato.
    Sempre interessante conoscere le storie dell’alpinismo, anche quelle tragiche.

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